”IL GANCIO CIELO FU LA SOLUZIONE A UN PROBLEMA”, JABBAR A PESCARA, ”AMERICA GREAT? LO E’ SEMPRE STATA”

di Alberto Orsini

11 Marzo 2017 19:02

Pescara - Cronaca

PESCARA – “Il gancio cielo ha rappresentato per me la soluzione a un problema”.

Così Kareem Abdul-Jabbar, ex stella dei Los Angeles Lakers e maggior realizzatore di sempre nella Nba del basket americano, incontrando i cronisti a margine della sua partecipazione all'Oscar Pomilio Blumm Forum a Pescara, ha definito il suo gesto tecnico più famoso sul parquet, che lo aiutò a raggiungere la cifra monstre di 38 mila punti.

Un'invenzione che fu “il risultato della mia volontà di crescere dopo aver appreso gli aspetti fondamentali del gioco”.

“Mi resi conto che serviva un tiro potente e difficile da difendere – ha spiegato Jabbar – così l'ho usato per tutta la mia carriera e ho realizzato un record nei tiri realizzati”.





Sulle differenze tra lo sport di oggi e dei suoi tempi, lo storico numero 33 gialloviola ha detto: “Di sicuro c'è stata un'evoluzione nella pallacanestro, il cambiamento sostanziale lo abbiamo visto nell'utilizzo del tiro da tre punti con un incremento dal 1985 in poi”.

In relazione al suo ruolo di Ambasciatore culturale globale degli Stati Uniti, ha poi rimarcato: “Sicuramente possiamo dire che lo sport rappresenta una certa parte della cultura, in particolare direi che rappresenta l'aspetto e lo stile competitivo di ciascuna nazione, laddove ovviamente ci sia un Paese che esprima degli atleti che gareggiano al top”.

Quanto al presente, “la sfida che affronto ora è fare qualcosa per me essenziale e sostanziale, qualcosa che abbia un senso, così quando mi sono iscritto all'università ho deciso di laurearmi in inglese e storia”.

Prima di arrivare a Pescara, Jabbar si era fermato a Roma dove aveva incontrato a Trigoria la squadra di Luciano Spalletti, facendosi fotografare con Francesco Totti e gli altri giocatori, entusiasti della presenza di uno degli uomini che ha fatto la storia del basket, anche quando era ancora universitario e si chiamava Lew Alcindor.

“Il presidente Trump ha più volte affermato il suo slogan 'Make America Great again', ma l'America non ha mai cessato di essere grande. Io continuo a guardare avanti perché voglio che l'America sia grande”, ha detto l'ex stella dei Los Angeles Lakers a Pescara.





Jabbar, quasi coetaneo del presidente in carica, ha negato un suo possibile ingresso nella vita politica. “È un compito troppo gravoso – ha risposto – preferisco continuare a fare quello che faccio”.

Temi, la religione come la politica, che “mi appassionano, ma sono molto volatili, soprattutto nel mio Paese, e perciò vanno trattati con cautela”.

Rispondendo a un'altra domanda sulla politica, lo storico numero 33 gialloviola ha affermato che negli anni di Barack Obama sul tema dell'uguaglianza c'è stato un “netto miglioramento, sono stati compiuti tanti passi avanti. Poi, si sa, gli americani sono come tutti gli altri: alcuni sono buoni, altri meno buoni e altri indifferenti. Obama, comunque, è stato un grande leader”.

A proposito della situazione dell'Italia, infine, “non ci vengo spesso, tanti anni fa fui a Rimini – ha detto – perciò non mi permetto di commentare una situazione che non conosco”.

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