”NEVE E SISMA, IL TERAMANO PUO’ FARCELA” DI SABATINO, ”MONTAGNA E’ BRAND ABRUZZO”

di Marco Signori

13 Agosto 2017 10:00

Teramo - Cronaca

TERAMO – “Le condizioni per ripartire ci sono, la ricostruzione deve essere intelligente e contemplare un progetto complessivo di rilancio. In Abruzzo ci sono tante belle teste, ma troppe pensano e poche fanno”.

Il presidente Renzo Di Sabatino, vede la luce in fondo al tunnel nel quale le eccezionali ondate di maltempo degli ultimi anni più i terremoti hanno condotto la provincia di Teramo, che guida dall'ottobre 2014, quando era ancora sindaco di Bellante.

“C'è una fragilità del territorio che è stato colpito, al di là delle omesse manutenzioni per mancanza di risorse nel suo complesso, abbiamo subito l'alluvione nel 2011 con la dichiarazione di stato di calamità, un'altra nel 2013 e un'altra ancora nel 2015, nel 2017 una straordinaria ondata di maltempo e il terremoto – ricorda ad AbruzzoWeb – il territorio già fragile ha ceduto, spesso le nostre strade cedono perché cedono le colline”.

“La situazione è difficile ma le risorse ci sono, la normativa è completa per cui adesso si tratta di lavorare, abbiamo aperto 80 cantieri, abbiamo fatto la scelta di concentrarci su tutte le infrastrutture che avevano subito danni e abbiamo deciso di procedere con la somma urgenza. Inoltre, abbiamo speso 20 milioni di euro per le strade tra dentro e fuori il cratere, fondi che in parte saranno coperti dalle risorse della ricostruzione e in parte da quelle per il maltempo”, dice, spiegando come “alcuni soldi sono già arrivati altri devono arrivare”.

L'emergenza maggiore è in Val Fino, dove la viabilità è in ginocchio: “In quell'area soffriamo di più – ammette Di Sabatino – ma ci sono 8,5 milioni di euro del masterplan destinati alla viabilità. Ci sono linee di finanziamento diverse, ma il ponte di Bisenti rimesso in piedi in tre mesi spendendo 1,2 milioni di euro è un vanto, la struttura funziona e funziona bene. È stato il simbolo del crollo ed ho voluto che fosse il simbolo della ripresa”





“L'Abruzzo essenzialmente il terremoto lo ha subìto a gennaio di quest'anno, i grossi danni non ci sono stati ad ottobre 2016. Parlo con i sindaci cercando di spronarli – dice – penso che ci sia bisogno di tanto lavoro ma anche di tanto studio, spesso ci si incarta su questioni che non si conoscono, credo ci siano le condizioni per ripartire ma deve essere una ricostruzione intelligente perché aggiustare le case senza pensare all'economia sarebbe inutile”.

La parola d'ordine, per Di Sabatino, è il turismo, e il brand dell'Abruzzo è la montagna: “Mi sto battendo per rilanciare la stazione di Prati di Tivo, che secondo me dal punto di vista naturalistico è la più bella d'Abruzzo, soprattutto d'estate, ma se hai la sensazione di insicurezza non solo non riesci a far turismo, ma in questi luoghi non ci riporti neanche la gente”.

“Nel masterplan ci sono 70 milioni di euro per le piste cicloturistiche – ragiona – in una provincia in cui stai dal mare alla montagna in 40 minuti hai un valore che altri non hanno, siamo piuttosto avanti sul progetto della ciclovia Giulianova-Teramo-Montorio, ma poi come la gestiamo? Occorre un momento di coinvolgimento di tutti gli operatori per la gestione dei punti di ritrovo e informativi e, a proposito dei barbecue da circoscrivere, le aree attrezzate”.

Resta caldo, ma appare sotto controllo, il fronte scuole.

“Abbiamo venduto la caserma dei carabinieri di Teramo a 5,7 milioni di euro e li abbiamo destinati all'edilizia scolastica, adeguando gli istituti anche alle normative di prevenzione incendi, 600 mila euro sono serviti solo per verificare lo stato di vulnerabilità degli edifici, ora stiamo iniziando a mettere in sicurezza – dice il presidente – abbiamo venduto l'ex caserma dei vigili del fuoco e attraverso una permuta, l'impresa acquirente farà interventi di manutenzione sulle scuole per 2 milioni di euro in 7 anni, in base ai progetti che le daremo noi. Le gare andavano deserte perché nessuno ci avrebbe dato due milioni, invece così l'abbiamo resa più appetibile”.

“Cinque milioni del terremoto del 2009 per quattro scuole sono arrivati nel 2013 – ricorda – ora abbiamo 3 istituti per i quali è in corso la gara d'appalto, il quarto in attesa dell'ok dell'Ufficio della ricostruzione. Dei fondi del 2016, sono stati autorizzati 5,4 milioni per il 'Pascal' e 2 milioni per il 'Delfico'”.





In ritardo, invece, i fondi per i danni del maltempo del gennaio scorso, che Di Sabatino spera si sblocchino a breve visto che, ricorda, “c'è un'ordinanza del commissario Luciano D'Alfonso, ma prima è servita una ricognizione del fabbisogno”.

Sulla poltrona più alta della Provincia a costo zero, Di Sabatino si sente di affermare che “la riforma Delrio aveva un senso, purtroppo poi si passa da un eccesso ad un altro, il problema è che finanziariamente le Province le hanno uccise. Una decina sono già in predissesto, molte altre chiudono il bilancio solo coprendo le spese del personale e per il funzionamento. Quindi il cittadino può non capire perché compiamo alcune scelte, noi ad esempio abbiamo sistemato una strada sì ed altre no ma solo grazie a dei fondi Cipe, perché altrimenti non avremmo avuto soldi”.

“Io sono avvocato e ho uno studio avviato a cento metri dall'ufficio, ma a tanti consiglieri che devono venire gratuitamente ho anche difficoltà a chiedere di aiutarmi”, ammette scoraggiato.

“Quando sono arrivato la Provincia aveva circa 320 dipendenti, 200 amministrativi e 100 ai servizi tecnici, oggi ne ha circa 180, 100 tecnici e 80 amministrativi; alcuni sono andati in Regione altri sono rimasti ma pagati dalla Regione – spiega – La riforma nella sua attuazione non è stata granché, ma perché le finanziarie hanno tolto sempre soldi: è un licenziamento al contrario, lo Stato non dà più soldi ma preleva sulle nostre risorse i soldi delle Rc auto. Chiuderemo il bilancio con sacrifici enormi”.

Di Sabatino, infine, non nasconde di coltivare anche ambizioni personali: “Mi lamento molto poco, anzi quasi per niente – scherza – fare il presidente della Provincia, seppur in questa situazione a volte non solo difficile ma vergognosa, è comunque una bella esperienza; se ci saranno le condizioni la mia aspirazione è sicuramente quella di fare altro. Nel 2013 mi sono candidato al Senato ed ero al quarto posto della lista – ricorda – dopo aver fatto le primarie ed essermi visto messo davanti due catapultati da Roma. Il Pd deve smetterla di guardare poco al territorio e alle figure che emergono, il lavoro fatto in un ente liquidatorio è sotto gli occhi di tutti”.

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