ABUSI SU UN RAGAZZINO: EX PARROCO DI SPOLTORE CONDANNATO DAL TRIBUNALE ECCLESIASTICO

15 Marzo 2016 19:00

Pescara - Cronaca

PESCARA – Il tribunale ecclesiastico ha condannato alla sospensione per 3 anni dal ministero sacerdotale e all'obbligo di dimora per 5 anni all'interno dell'Oasi di Elim di Roma, un monastero destinato alla riabilitazione dei clerici in crisi, don Vito Cantò, il parroco di 43 anni accusato di abusi sessuali su un ragazzo di 15 anni.

Il prete per tutta la vita non può più svolgere alcuna attività parrocchiale con i minorenni. La sentenza è stata emessa l'8 giugno scorso ma l'atto fino ad oggi non è stato svelato.

La sentenza, svelata da Il Centro è arrivata al termine del processo canonico, iniziato nel 2013 quando alla curia di Pescara arrivarono voci di presunti abusi sessuali su un ragazzino da parte del parroco originario di Cepagatti, che all’epoca guidava la parrocchia di San Camillo de Lellis a Villa Raspa di Spoltore.





Nell’estate del 2013 l’arcivescovo Tommaso Valentinetti sospese don Vito “ad cautelam” ma senza informare le forze dell’ordine dei presunti abusi sessuali. Fu così che il parroco lasciò la parrocchia di Villa Raspa e si dimise dal suo ruolo di educatore negli scout dell’Agesci.

Dopo l’inizio del processo canonico, i genitori del ragazzo si rivolsero alla squadra mobile rivelando che, tra il 2011 e il 2012, ci sarebbero stati incontri sessuali tra il prete e il minorenne nell’alloggio canonico di don Vito facendo scattare anche l'inchiesta penale, coordinata dal pm Salvatore Campochiaro, dalla quale sarebbe emerso che i rapporti sarebbero avvenuti senza costrizione fisica ma, a distanza di mesi, avrebbero provocato una crisi di identità sessuale al ragazzo e lui si sarebbe confidato con i genitori.

Il parroco è assistito dall’avvocato Giuliano Milia, la famiglia del ragazzo da Vincenzo Di Girolamo.

OGGI NUOVA UDIENZA DEL PROCEDIMENTO PENALE

Ha presentato una memoria difensiva don Vito Cantò, chiamato a rispondere di violenza sessuale anche dalla giustizia ordinaria. Il gip del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ha quindi rinviato l'udienza al prossimo 31 maggio, per dare tempo alle parti di esaminare il contenuto della memoria. In quell'occasione, probabilmente, sarà formalizzata anche la richiesta di rito abbreviato da parte del sacerdote.





Stando all'accusa, rappresentata dal pm Campochiaro, i rapporti sessuali sarebbero stati consumati nell'alloggio canonico del prete, in un periodo compreso tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012. A denunciare i fatti, prima alla Curia e poi alla squadra mobile di Pescara, sono stati i genitori del ragazzo, che frequentava la parrocchia di Villa Raspa di Spoltore e che si sarebbe confidato con i genitori solo a distanza di tempo.

In base agli atti dell'indagine, i rapporti sarebbero avvenuti senza costrizione fisica ma, a distanza di mesi, avrebbero provocato una crisi di identità sessuale al ragazzino. Nei mesi scorsi il giovane, che ha accusato il prete di abusi sessuali, é stato ritenuto attendibile dai periti Catapane e Cupillari, nominati dal gip Sarandrea.

I due consulenti, durante l'incidente probatorio del 21 aprile scorso, hanno infatti sostenuto che il ragazzo non è affetto da malattie psichiatriche in grado di inficiare i profili dell'attendibilità e della credibililità e che il giovane possiede un buon indice della realtà.

L'avvocato della famiglia del ragazzo, Vincenzo Di Girolamo, ha voluto che la sentenza del processo canonico fosse inserita agli atti, ritenendola un documento fondamentale nell'ambito del procedimento penale.

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