ULTIMATUM VICE PRESIDENTE LOLLI RISPETTATO, EVITATA CRISI ISTITUZIONALE AMBIENTALISTI ANCORA ALL'OFFENSIVA, PRESENTATO ESPOSTO SU RISCHI FALDA

ACQUA GRAN SASSO: LABORATORI E STRADA PARCHI CONSEGNANO PIANO SICUREZZA

di Filippo Tronca

20 Giugno 2018 09:24

Regione - Politica

L'AQUILA – Ultimatum del vice presidente della Regione Giovanni Lolli rispettato e crisi diplomatica evitata, intorno alla sicurezza delle falde acquifere del Gran Sasso.

La società Strada dei Parchi ha consegnato la documentazione relativa ai progetti di messa in sicurezza del tratto autostradale A24, di cui è concessionaria, e che corre sopra le falde. Lo stesso  hanno fatto oggi i Laboratori nazionali di fisica nucleare (Infn), la cui importante attività di ricerca e sperimentazione viene effettuata anche in questo caso a poca distanza dalla preziosa risorsa idrica.

A confermarlo ad Abruzzoweb lo stesso vicepresidente, che l’ultimatum lo aveva fissato in una lettera dai toni duri inviata il 6 giugno scorso. Aggiungendo minaccioso che se le due società l’avessero rispettato, sarebbero state,“messe in mora con conseguente piano alternativo”.
 
Lolli ora smorza però i toni.

“Nelle prossime ore avremo tutta la documentazione richiesta – spiega Lolli – avremo poi tempo di valutarla con attenzione. Il problema della sicurezza dell’acquifero ce lo trasciniamo da anni, e con spirito di collaborazione va assolutamente risolto una volta per tutte”.

Confermata anche la riunione del 25 giugno prossimo all’Aquila del tavolo istituto dalla Regione, intorno a cui siederanno tutti gli attori parte in causa.

Nel frattempo però non si placa l’offensiva degli ambientalisti, in particolare dell'agguerritissima Mobilitazione per l'acqua del Gran Sasso, che ha annunciato di aver presentato un esposto alla Procura di Teramo, su presunte omissioni da parte dei Laboratori e di Strada Parchi, relative alla “sicurezza sismica, all’applicazione della valutazione di Incidenza Ambientale, dal tema del rispetto della direttiva Seveso sugli incidenti rilevanti alle questioni attinenti i permessi edilizi e altro ancora”.

L’ultimatum di Lolli aveva fatto del resto seguito all’ennesima denuncia della stessa Mobilitazione per l’acqua del Gran Sasso, che aveva ha reso pubblica una relazione a firma del professore Guercio, esperto incaricato dall’Istituto di fisica nucleare, loro consegnata da un anonimo, nella quale si sostiene che “non ci sono tutele sulla sicurezza dell’acquifero.

A  replicare ai comitati è arrviata però la replica dell'Infn, in cui si precisa che “la relazione del prof. Guercio consiste in una relazione generale corredata da alcune tavole tecniche con una serie di proposte di interventi per la messa in sicurezza del sistema Gran Sasso. La relazione generale è stata trasmessa ufficialmente dalla presidenza Infn alla Regione Abruzzo a mezzo Pec in data 22 marzo. Gli allegati tecnici, consegnati all’Infn in una seconda fase, sono stati trasmessi alla Regione Abruzzo in data 07 giugno 2018”.

Una stringata nota che rappresenta un'eccezione alla linea del silenzio sinora adottata dai laboratori.

Ancor prima i comitati avevano denunciato che nei laboratori si sarebbero verificati nel corso degli anni quattro incidenti, non noti al pubblico. Poi il 15 giugno scorso, sempre la Mobilitazione per l’acqua del Gran Sasso, ha denunciato che in un verbale, datato 13 ottobre 2014, di una riunione a cui anche Lolli aveva partecipato, e “rimasto per anni nei cassetti della Regione”, l’Infn “ammetteva candidamente di non essere a norma rispetto agli obblighi di distanza dei Laboratori dai punti di captazione dell'acqua potabile, usata da 700 mila persone”, e soprattutto che “l'esecuzione di eventuali lavori di impermeabilizzazione non consentirebbero di essere a norma ai sensi del decreto legge 152 del 2006, in quanto non vi è una distanza sufficiente tra le attività del laboratorio rispetto al punto di prelievo delle acque per il consumo umano”.

Lolli tiene però a marcare le distanze dalle posizioni ambientaliste.

“Non sto certo inseguendo i comitati – afferma infatti Lolli – la mia linea è sempre la stessa: contribuire a trovare una soluzione a un problema che ci trasciniamo da decenni, e che salvaguardi da una parte la falda acquifera, ma dall’altra, sottolineo, anche la piena funzionalità di due infrastrutture di vitale importanza, l’autostrada e i laboratori di fisica”.

Ad ogni buon conto, al Caffè letterario di Pescara  gli attivisti della Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso,  hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare l'esposto depositato la scorsa settimana presso la Procura di Teramo sulla questione della sicurezza del “sistema” Gran Sasso, dai laboratori alle captazioni passando per i tunnel.

La Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso ha organizzato per sabato 23 giugno alle ore 10:30 davanti agli uffici della Regione Abruzzo in viale Bovio un sit-in di protesta per chiedere l'immediata approvazione della perimetrazione delle aree di salvaguardia per l'acqua potabile e l'allontanamento delle sostanze pericolose dall'acquifero del Gran Sasso. A seguire la nota integrale.

LA NOTA DEL MOVIMENTO PER L'ACQUA E I MOTIVI DELLA QUERELA

Un nuovo esposto è stato depositato la scorsa settimana presso la Procura di Teramo sulla questione della sicurezza del “sistema” Gran Sasso, dai laboratori alle captazioni passando per i tunnel. Si tratta dell'ennesima corposa segnalazione alle autorità inquirenti sulla vicenda, a partire da quella depositata nell'aprile 2017 che ha portato all'apertura di una prima inchiesta da parte della Procura di Teramo. Questa volta in 15 pagine sono state affrontate numerose tematiche sulla base della grande mole di documentazione – migliaia di pagine – visionata presso una decina di enti in un enorme lavoro di accesso agli atti.

Rischio sismico. Nei Laboratori vi è una faglia attiva addirittura passante, di un sistema di faglie che in pochi millenni è stato responsabile di diversi terremoti di Magnitudo 7-7,5 e dislocazioni del terreno di diversi metri. Gli apparati e le strutture sono progettate tenendo però conto del solo scuotimento ma non della dislocazione e non risulta neanche svolta la microzonazione sismica di terzo livello con apposizione di fasce di rispetto;

2)Titoli edilizi, permessi e valutazione di incidenza. Abbiamo chiesto ai comuni di Isola del Gran Sasso e di L'Aquila e all'ente parco del Gran Sasso; per diversi grandi esperimenti non risultano titoli edilizi, permessi dell'ente parco e valutazioni di incidenza ambientali, obbligatorie per legge.

3) Progetto Luna Mv. Nei Laboratori vogliono realizzare un bunker con pareti di cemento armato di 80 cm che serve per schermare le radiazioni del nuovo acceleratore di particelle Luna MV. È una macchina radiogena la cui installazione cozza con l'attuale normativa in materia di acque potabili, come evidenziato anche da una nota dell'Istituto Superiore di Sanità del 2013.

Oltre a queste novità per il pubblico, nell'esposto sono entrate alcune questioni emerse e divulgate dalla Mobilitazione negli ultimi mesi che non erano state trattate nei precedenti esposti. In particolare abbiamo scritto su:





a) irregolarità dello stoccaggio e mancato allontanamento di sostanze pericolose: si tratta di 1.000 tonnellate di acqua ragia per l'esperimento LVD e 1.292 tonnellate di trimetilbenzene di Borexino, il cui divieto di stoccaggio e obbligo di allontanamento sono previsti dalle norme a partire dal D.P.R.236/1988, del D.lgs.152/1999 e del D.lgs.152/2006;

b) gravissime omissioni ed inadempienze sulla Direttiva Seveso per la prevenzione e gestione degli incidenti rilevanti: per quanto riguarda Rapporto di Sicurezza, mai approvato in 12 anni tra il 2006 e il gennaio 2018, Piano di Emergenza Esterno, approvato come provvisorio nel 2008 e scaduto nel 2011, e Piano di Emergenza Interno, trovato scaduto in un'ispezione di fine 2017;

c) mancata perimetrazione delle aree di salvaguardia da parte della Regione Abruzzo nonostante gli obblighi di legge derivanti dal D.lgs.152/2006 e mancata approvazione dello studio ormai disponibile da ottobre 2017 che allarga di molto le fasce di incompatibilità, anche sulla base dello “studio Marrone” che nel 2003 con la fluoresceina dimostrò il collegamento tra eventuali sversamenti nei laboratori e rischi di contaminazione degli acquedotti di Teramo, L'Aquila e addirittura delle sorgenti in versante;  

d) mancata chiusura della captazione: la ASL di Teramo aveva disposto la temporanea chiusura della captazione nei laboratori ad aprile 2017; sarebbe stata invece attuata solo a dicembre 2017;

e) incidenti avvenuti negli anni nei Laboratori, compreso l'incendio dell'1 giugno 2016 addirittura non segnalato ai Vigili del Fuoco.

La Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso ha organizzato per sabato 23 giugno alle ore 10:30 davanti agli uffici della Regione Abruzzo in viale Bovio un sit-in di protesta per chiedere l'immediata approvazione della perimetrazione delle aree di salvaguardia per l'acqua potabile e l'allontanamento delle sostanze pericolose dall'acquifero del Gran Sasso.

RISCHIO SISMICO

I Laboratori del Gran Sasso e le gallerie autostradali insistono in un’area a fortissimo rischio sismico. Dalla documentazione consultata, sia quella fornita dai Laboratori relativa alla stima del terremoto di progetto sia quella pubblicata su riviste, risulta:

a) che i laboratori del Gran Sasso sono sostanzialmente attraversati da una faglia attiva e capace (in basso a destra nello schema seguente);

b) che il sistema di faglie del Gran Sasso che interessa anche l’area dei Laboratori (sistema di Assergi-Campo Imperatore) può essere responsabile di eventi sismici anche di Magnitudo 7-7,5;

c) che le faglie in questione possono addirittura dislocare per metri il terreno (15 metri in 18.000 anni in 4 eventi), come si evince chiaramente dal seguente estratto di una delle relazioni consegnate dai Laboratori.

Dalle relazioni che abbiamo potuto consultare sono stati esaminati e modellati gli effetti, esclusivamente per quanto riguarda quelli di scuotimento, di un terremoto di magnitudo 7 con sorgente localizzata in maniera arbitraria a 5 km. Non entriamo nel merito di questa scelta, anche se evidenziamo che:

a) tra M7 e 7,5 vi è una sostanziale differenza;

b) in alcune elaborazioni la localizzazione della sorgente non solo è stata posta arbitrariamente a 5 km ma doveva essere, a nostro avviso, di tipo areale e non puntiforme.

Negli studi comunque il problema dell’azione del terremoto dal punto di vista dello scuotimento viene affrontato e sono stati anche depositati al Genio Civile Regionale i relativi elaborati. Su questo versante forse sarebbe da approfondire il tipo di normativa rispettato fino al 2008, data di entrata in vigore delle nuove norme tecniche dell’edilizia, tenendo conto che L’Aquila era classificata solo in fascia 2 all’epoca della progettazione di alcuni degli apparati sperimentali. Invece, nei documenti consultati, in sostanza non si tiene in alcun conto (se non con una breve e generica disamina bibliografica degli effetti dei sismi sulle gallerie) degli eventuali effetti di dislocazioni determinati dalle faglie attive e capaci presenti sulle infrastrutture stesse (sale; gallerie) e, di conseguenza, sugli apparati sperimentali e su tutte le questioni relative alla sicurezza (vie di fuga ecc.).

Come abbiamo già avuto modo di evidenziare in una precedente nota facciamo notare che recentemente nel terremoto del Vettore del 2016 lunga la faglia principale si è registrata una dislocazione con punte di 2 metri e movimenti di 30-40 cm su piani secondari distanti anche km. Impressionanti gli effetti di questo sisma proprio su una galleria che è stata letteralmente devastata e resa inagibile.

Gli effetti delle dislocazioni devono essere considerati.
Il Dipartimento della Protezione Civile ha elaborato delle Linee guida sulla Microzonazione Sismica con particolare riferimento al problema delle Faglie Attive e Capaci. In tale documento, tra l’altro, si evidenzia la necessità di prestare più attenzione (analizzando periodi di tempo più lunghi, 50.000 anni) ai siti in cui siano presenti proprio Impianti a Rischio di Incidente Rilevante!

Nel caso di presenza di faglie attive e capaci dovrebbe essere redatto uno Studio di Microzonazione Sismica di Livello 3 in cui siano evidenziate Zone di Rispetto e Zone di Suscettibilità la cui ampiezza è funzione delle caratteristiche locali della faglia e in cui devono essere imposti limiti stringenti per la realizzazione di manufatti.

TITOLI EDILIZI, VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE E NULLA OSTA DEL PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO





Gli esperimenti più consistenti realizzati all'interno delle tre sale dei laboratori negli ultimi anni sono costituiti dagli apparati sperimentali propriamente detti e da control rooms situate di solito nelle immediate vicinanze.
Ricordiamo che i laboratori sono situati all'interno del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga istituito negli anni '90 del secolo scorso e, quindi, sono sottoposti alla sua disciplina (D.P.R.5/06/1995 e Legge 394/1991).

Sono, inoltre, situati all'interno della Zona di Protezione Speciale istituita sulla base della Direttiva 409/79 (ora  147/2009/CE) e del Sito di Interesse Comunitario individuato nel 1995 sulla base della Direttiva 43/92/CE.
Tutti gli interventi che direttamente o indirettamente possono avere incidenza su specie e habitat di SIC e ZPS devono obbligatoriamente essere assoggettati a Valutazione di Incidenza Ambientale (Art.6 del D.P.R.357/19997).

In Abruzzo per gli interventi concernenti un unico comune è competente il Comune, sentito l'Ente Parco.

Si evidenzia che si parla di potenziale incidenza; basti pensare allo sversamento del 2002 avvenuto nel Torrente Mavone (oppure alle conclusioni dello Studio Marrone del 2003 già citato) per comprendere che vi possono essere effetti anche a grande distanza sui SIC e ZPS a causa di eventuali malfunzionamenti o incidenti presso gli apparati sperimentali. Inoltre basti pensare ai momenti in cui vi è lo scarico delle captazioni, ad esempio quando vi è stata la contaminazione da Diclorometano che, quindi, ha raggiunto l'ambiente esterno alle gallerie.

Abbiamo preso ad esempio tre grandi esperimenti installati tra il 2000 e il 2010, uno per ciascuna sala (Gerda, Xenon, Borexino), e chiesto a Comune di Isola del Gran Sasso, Comune di L'Aquila ed Ente Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
– se vi erano le relative Valutazioni di Incidenza Ambientale;
– se avevano rilasciato eventuali titoli edilizi, tenendo conto che non sono edifici interrati secondo le definizioni edilizie.

Le risposte dei tre enti sono state inequivocabili:

1) non sono rintracciabili richieste e/o rilasci di titoli edilizi di alcun genere in questi anni relativamente agli apparati sperimentali;

2) non sono rintracciabili richieste e/o rilasci della Valutazione di Incidenza Ambientale;

3) non esistono nulla osta o autorizzazioni da parte dell’Ente Parco del Gran Sasso e Monti della Laga.

IL PROGETTO LUNA MV

Nei laboratori sono è stata già autorizzata nel passato l’installazione di due piccoli acceleratori di particelle nell’ambito del progetto Luna. Questi apparati sono classificati ufficialmente come macchine radiogene e sono quindi sottoposti alla relativa procedura autorizzativa per quanto riguarda le norme sulla radioprotezione.

A gennaio 2018, periodo degli accessi agli atti, era in fase autorizzativa presso la Prefettura di L’Aquila il progetto per l’installazione di un terzo acceleratore di maggiore potenza, LUNA MV.

Dobbiamo fin da ora stigmatizzare come, nonostante l’iter ancora aperto per l’autorizzazione all’installazione, i Laboratori avessero già proceduto ad espletare le gare relative alla costruzione del “bunker” di cemento armato con pareti spesse 80 cm per schermare le radiazioni nella sala che dovrebbe ospitare l’esperimento, come se fosse scontato il rilascio dell’autorizzazione all’installazione.

Tra l’altro facciamo notare che l’esperimento in questione è quello oggetto di una ormai famosa nota dell’Istituto Superiore di Sanità del 2013 in cui si chiarisce che, pur posti in essere accorgimenti progettuali di mitigazione dei rischi, in ogni caso sarebbe rimasta una sostanziale irregolarità per quanto riguarda l’Art.94 del Testo Unico dell’Ambiente D.lgs.152/2006. Infatti, l’ISS evidenzia che il proprio intervento non poteva certo sollevare dalla responsabilità, in capo ad altri enti, di far osservare le norme di legge.

Ovviamente non entriamo nel merito dei calcoli e delle simulazioni contenute nelle relazioni.
Da un punto di vista procedurale facciamo però notare che:

a) non viene citata la Relazione per la Valutazione di Incidenza Ambientale di cui al DPR.357/1997. Questa procedura è stata fatta?;

b) è stato chiesto il Nulla Osta dell’Ente Parco? Sono state rilasciate le autorizzazioni edilizie?

c) in ogni caso, questa macchina produce radiazioni sia nella fase di funzionamento (schermate quasi totalmente dalle pareti del bunker, se le simulazioni sono adeguate) sia come produzione di una limitata quantità di rifiuti radioattivi. Come già rilevato dall’ISS, a nostro avviso è evidente il contrasto in radice con l’Art.94 del Testo Unico dell’Ambiente.

Evidenziamo, inoltre, che anche queste macchine sono soggette a incidenti. Ovviamente con le dovute differenze (potenza; modello di macchina; tipologia degli esperimenti) vogliamo ricordare che nel 2013 al J-PARC, uno dei maggiori centri di ricerca fisica in Giappone, si verificò un incidente con rilascio di radioattività proprio a causa di un malfunzionamento di un acceleratore (il problema si verificò a partire dalla macchina) e di una serie di errori e sottovalutazioni nelle procedure di emergenza che determinarono la chiusura del centro per 3 anni.

 

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