ACQUA GRAN SASSO: LOLLI, ”RISCHI POTENZIALI, RISOLVEREMO DEFINITIVAMENTE IL PROBLEMA”

di Alessia Centi Pizzutilli

9 Febbraio 2018 13:04

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “Il problema c’è non possiamo continuare a far finta di niente, sono 40 anni che nascondono la polvere sotto il tappeto: il sistema idrico del Gran Sasso è potenzialmente a rischio e per questo abbiamo previsto una serie di azioni volte a tutelare la qualità della nostra acqua, dei laboratori dell’istituto nazionale di fisica nucleare, che si trovano sotto la nostra Montagna e la sicurezza dell’autostrada; una volta a norma la distribuzione dell’acqua verrà data in concessione a privati, come previsto dalla legge”.

Lo ha annunciato il vicepresidente della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, in una conferenza stampa, che si è tenuta questa mattina nella sede regionale di palazzo Silone, per rispondere ai tanti dubbi sollevati in questi ultimi mesi sul sistema idrico del Gran Sasso, che coinvolge oltre 700 mila abruzzesi, divisi tra il versante aquilano è quello teramano.

“Bisogna necessariamente mettere a riparo la nostra acqua, ma allo stesso tempo difendere un’eccellenza come i Laboratori, il più importante istituto di ricerca italiano e anche l’autostrada, che è un vettore fondamentale nella viabilità nazionale. Far convivere tutto questo è difficile – ha spiegato Lolli – ma l’acqua che beviamo non è captata in modo sicuro, perché quel sistema è vecchio e non è stato progettato per la potabilità”.

Per risolvere il problema la Regione Abruzzo ha istituto un tavolo, presieduto proprio da Lolli, con gli altri addetti ai lavori: l’ente regionale del servizio idrico (Ersi), l’agenzia regionale per la tutela dell’ambiente (Arta), il Parco, le due prefetture e le due Province interessate, quella dell’Aquila e quella di Teramo, l’autostrada, rappresentata dal concedente e quindi dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Comune Isola del Gran Sasso (Teramo) e i Laboratori.





“Quel sistema è a rischio e sono sopraggiunte una serie di norme: per esempio è stato fatto un Parco con l’istituzione della zona sic, che prevede nuove limitazioni – ha sottolineato il vicepresidente – per questo il tavolo regionale ha deciso di avviare uno studio di tutela integrale delle acque, ricevuto dall’Ersi e inviato al Ministero, per delimitare le aree di salvaguardia e mettere in campo tutte le azioni necessarie alla tutela dell’acqua e quindi dei cittadini, che quotidianamente la bevono”.

“Abbiamo chiesto al laboratorio e ai due gestori di dotarsi di spettrometri di massa, a loro spese, per intensificare i controlli, passando così dai 700 dello scorso anno, a oltre 4 mila negli ultimi sei mesi – ha aggiunto Lolli – l’esito è stato sempre positivo, abbiamo l’acqua migliore al mondo, ma il problema potenzialmente resta, per questo, una volta approvato lo studio, daremo il via a questo progetto con la collaborazione di tutti gli Enti interessati”.

In concreto: “Nei tubi il Pvc verrà sostituito con il materiale Inox flessibile,  il manto autostradale verrà totalmente impermeabilizzato, non con la classica guaina, ma con nuove tecnologie, come anche nei Laboratori – ha dichiarato – Parliamo di lavori molto costosi, decine di migliaia di euro, anche se finché non viene approvato definitivamente il progetto non possiamo dare una cifra precisa”.

Chi paga? “Il costo non può essere e non sarà a carico degli abruzzesi – rassicura Lolli – Siamo di fronte a un problema comune con altre zone d’Italia, verrà pagato dalla collettività tutta. Poi per la distribuzione dell’acqua, quando ci saranno tutti i presupposti e i problemi saranno risolti, prevederemo una concessione a una società privata, è una norma dello Stato che per 40 anni è stata disattesa”.





Oltre alla grande somma di denaro, per attuare questo disegno ci sarà bisogno di molto tempo e “ovviamente l’acqua sarà intorpidita, per questo abbiamo individuato un sistema di potabilizzazione nelle vasche già esistenti, per una qualità certa di quello che beviamo”, ha assicurato il vicepresidente.

In base a quanto esposto dal vicepresidente della Regione, non c’è una sorgente alla quale si collega la vasca da dove proviene l’acqua, ma dei tubicini di plastica che convogliano in “una sorta di tubo che corre sotto l’autostrada e sotto i Lngs, quindi, inevitabilmente c’è  un’interferenza – ha precisato – per evitare ogni tipo di danno, abbiamo firmato un protocollo d’intesa con l’autostrada e con i Laboratori, dove questi due enti si impegnano a rispettare ulteriori norme, ancor più restrittive di quelle utilizzate finora, si pensi ad alcuni esperimenti che non verranno più effettuati, come quello Sox, grazie anche alla nuova direttiva Seveso, oppure al materiale utilizzato per rifare la segnaletica orizzontale autostradale, per la quale abbiamo richiesto, non solo controlli continui, ma anche l’utilizzo di tecniche innovative e meno impattanti”.

Tutte le iniziative che verranno messe in campo saranno volte, dunque, all’eliminazione del problema che “non è solo abruzzese, siamo di fronte a un’emergenza nazionale – ha detto Lolli – Per la nostra Regione ci sono criticità accentuate dalla presenza dei Lngs, ma anche della galleria: mancava anche un sistema di sicurezza esterno del Laboratorio, le prefetture dell’Aquila e di Teramo, insieme ai Vigili del Fuoco e avvalendosi della collaborazione della protezione civile, si stanno aggiornando anche su questo punto”.

In prima ipotesi si era pensato ad un’altra perforazione, fino a 200 metri, per trovare l’acqua in una zona più lontana, ma con la creazione del Parco e le nuove leggi del caso non è stato possibile, inoltre “il professore Roberto Guercio ha testimoniato che con il Traforo del Gran Sasso, la montagna è stata fortemente alterata e un’altra perforazione avrebbe creato ulteriori danni, invece di risolverli”, ha concluso.

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