AGENDA DIGITALE: ITALIA IN AFFANNO E FONDI NON SPESI, L’ ABRUZZO TRA LUCI E OMBRE

di Filippo Tronca

16 Giugno 2017 06:38

Regione - Cronaca

L'AQUILA – L’Abruzzo primo in Italia per le azioni miglioramento delle prestazioni della pubblica amministrazione, per l’aumento della trasparenza e interoperabilità e dell’accesso ai dati pubblici. Al palo, invece, per le azioni di digitalizzazione dei processi amministrativi in sanità, i servizi di e-government come PagoPA, con cui i cittadini potranno pagare le amministrazioni in modo elettronico, e nell’attivazione dello Sportello unico delle attività produttive.

È quanto emerge dal primo rapporto di monitoraggio sull’utilizzo di circa 2 miliardi di euro in fondi europei previsti per innovare la pubblica amministrazione, pubblicato dal dipartimento della Funzione pubblica della presidenza del Consiglio.

Un rapporto che, nel complesso, lancia l’allarme sui “ritardi generalizzati” e sui rischi concreti di sprecare risorse preziose per tradurre in realtà l’agenda digitale, per rendere l'Italia un Paese più avanzato in ambiti come la sanità, la scuola, gli strumenti di cittadinanza digitale, ovvero l’informatizzazione dei processi, l’abbandono della carta a favore di informazioni condivise e digitalizzate, che possono determinare gradi risparmi in termini economici e di efficienza.

Due, in particolare, gli obiettivi tematici monitorati nel rapporto. Il primo, l’OT11: progetti di natura prevalentemente formativa, volti a migliorare le prestazioni della pubblica amministrazione, e la dimestichezza con le nuove tecnologia. E ancora azioni volte a aumentare la trasparenza e interoperabilità e dell’accesso ai dati pubblici, nonché al miglioramento della governance multilivello e della capacità amministrativa e tecnica delle pubbliche amministrazioni nei programmi d’investimento pubblico.





“Pur con situazioni differenziate a livello territoriale si evidenzia un ritardo generalizzato nello stato di avanzamento finanziario dell’Asse dedicato alla capacità istituzionale e amministrativa – si legge nel rapporto – Al 31 dicembre 2016, gli impegni giuridicamente vincolanti sono risultati pari a poco meno di 27 milioni di euro, rispetto ai 287 milioni di euro programmati, mentre i pagamenti non hanno superato il milione”.

Si scopre, insomma, che, in questa situazione differenziata, l’Abruzzo tra le regioni in transizione, ossia nel limbo tra le Regioni più e meno sviluppate, è primo in assoluto per capacità di impegno di spesa, oltre il 35 per cento dei fondi a disposizione. La Basilicata è al 26,9 per cento, le Marche al 24,2, la Sardegna al 20,7, la Sicilia al 19,6 e la Campania al 16, 4 per cento.

Al contrario, Liguria, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna sono ancora a quota zero. E sono tutte regioni appartenenti al gruppo di quelle più sviluppate.

“Alle difficoltà attuative – si precisa, però, nel rapporto – spesso si sono aggiunte precise scelte da parte di amministrazioni che hanno stabilito di avviare gli interventi di rafforzamento di capacità amministrativa a partire dagli anni successivi a quello dell’avvio dei Programmi”.

Problematico, constata il report, anche l’avvio delle previste dall’Obiettivo tematico 2 (Ot2), che prevede la digitalizzazione dei processi amministrativi e diffusione dei servizi digitali pienamente interoperabili, nel settore in primis della la Sanità, volti a sviluppare data center regionali e i servizi di e-government interoperabili (primi tra tutti lo Sportello unico delle attività produttive, e il sistema Pago PA, che consentirebbe ai cittadini di effettuare pagamenti online a favore dell’amministrazione pubblica, con risparmio di tempo e anche denaro.





Nel complesso, a fronte degli 862 milioni di euro programmati, gli impegni giuridicamente vincolanti risultano pari a 87 milioni e i pagamenti sono stati di 15,7. Insomma, si è ancora lontanissimi.

E qui, al contrario di quanto avvenuto nell’Obiettivo tematico 11, l’Abruzzo è tra le regioni fanalino di coda, con nessun impegno giuridicamente vincolante nel carniere, assieme a Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Molise, Marche e Sicilia. Tutte regioni che, pure si sottolinea, “hanno previsto interventi nell’Agenda Digitale”.

Scenario ben diverso a quello della Liguria, con ben il 64 per cento di capacità di impegno delle risorse, seguito da Calabria 52,6 per cento, Sardegna, 38,6 per cento, e provincia autonoma di Bolzano, 36,4 per cento, e Puglia, 10,5 per cento.

Interessante, infine, l’ultima parte del rapporto dove, nell’analizzare le cause dei ritardi nella programmazione e nell’utilizzo dei fondi, si evidenziano come cause, nelle varie regioni e in base ai questionari, la “debolezza della programmazione che rischia di produrre una sorta di “improvvisazione attuativa”, le problematiche “causate dal passaggio di consegne di molte competenze dalle Province alle Regioni”, “la capacità degli uffici di coordinarsi e di integrarsi” e in alcuni casi, la Sicilia segnatamente, l’avere a disposizione ’“un’amministrazione con un’età media del personale molto elevata si rende necessario un supporto specifico e un forte investimento in affiancamento e formazione”.

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