APITURISMO: SMIELATURA E COLTIVAZIONE DI PATATE, IL DOLCE ANTIDOTO ANTICRISI DI FRANCESCA LARCINESE

di Loredana Lombardo

6 Marzo 2018 07:00

L'Aquila -

L'AQUILA – Francesca Larcinese è una giovane donna e mamma con alle spalle un diploma di Liceo classico preso all’Aquila, una laurea in Beni culturali a Viterbo e annesso Erasmus in Spagna e un presente come apicoltrice, con la sua azienda, ancora in fase embrionale a Palena (Chieti) dove è tornata con tutta la famiglia per cercare di inventarsi un lavoro, per rispondere positivamente ad un momento di crisi come quello attuale, ma soprattutto portand avanti quello che era un passatempo dell’infanzia.

Un'azienda che non si occuperà solo di miele, ma introdurrà anche il concetto innovativo di “apiturismo”, in cui gli ospiti verranno invitati a conoscere il territorio con tutte le sue pecualiarità enogastronomiche e a vivere, letteralmente, il mestiere dell’apicultore.

“L’apiturismo è nato dalla mia formazione come operatore culturale e storica dell’arte. Sono nata all’Aquila, dove si respirano da sempre tanta storia e tanta cultura – ricorda Francesca ad AbruzzoWeb – dove i miei si erano trasferiti da Gessopalena, in provincia di Chieti, per lavoro”.

“Mio padre, oggi in pensione – aggiunge – era un maresciallo dell’esercito e aveva messo su un apiario nella frazione aquilana di San Vittorino. Io e mia sorella abbiamo seguito questo suo hobby che lo impegnava con costanza e dedizione come se fosse un gioco, imparando comunque ad apprezzare i benefici di una vita all’aria aperta e a contatto con la natura”.

Quindi, nei fine settimana, Francesca e Valentina assistevano a smielature, cicli di riproduzione e sopravvivenza e gestione dell’alveare..

“Dopo tutto il percorso scolastico e universitario – racconta – mi sono trasferita a Roma per cercare, tra le mille difficoltà dovute anche al  periodo che stiamo vivendo, un lavoro che fosse incline al mio percorso. Ho fatto tantissime cose, facendo la spola tra L’Aquila e Pescara. Proprio a Pescara, tra un lavoro e un altro, ho conosciuto anche mio marito, Massimo, operaio metalmeccanico e studente di sociologia nativo di Palena, che è stato e sarà sempre il mio punto fermo, la persona che ha creduto e crede nei miei progetti e che li ha condivisi con me”.





Poi, terremoto dell’Aquila nel 2009 che ha costretto i genitori di Francesca a fare “api e bagagli” e ritornare a Palena.

“Subito dopo quel terribile 6 aprile le api erano pronte per la smielatura, non lo dimenticherò mai, all’abbondanza di quel nettare, così dolce, si sovrapponevano dei ricordi così amari e difficili da digerire!”.

Nel 2010 Francesca si è sposata e nel giro di tre anni ha messo al mondo anche due figli, Margherita e Tommaso.

E intanto, nella sua mente si faceva strada, sempre più prepotentemente, il bisogno e il desiderio di ritrovare le sue radici, di vivere all’aria aperta e quanto più possibile a contatto con la natura.

“Abitavamo in un appartamento di 60 metri quadrati a Porta Nuova. Parlando, confrontandomi con mio marito, alla fine è uscita l’idea: tornare a vivere a Palena e inventarci un mestiere, partendo proprio dalle mie amiche d’infanzia: le api!”

E così e stato: un altro trasloco e la speranza di accedere al bando per il primo insediamento del 2016.

“Siamo stati silurati – svela Francesca – Una doccia fredda, ma mio marito, che nel frattempo si era appassionato al progetto, mi ha spronata a non mollare, ad andare avanti e così, eccoci qui! Abbiamo comprato un piccolo rudere che diventerà a breve laboratorio e un punto vendita del nostro apiario che conta dieci famiglie”.





Con Massimo e Francesca, complici in questa avventura, ancora una volta il padre e la sorella che nel frattempo avevano ampliato “i loro orizzonti apiari”.

“Mia sorella Valentina – spiega la giovane imprenditrice – prima di me aveva già raccolto il testimone di mio padre, ora tiene dei corsi ed è una divulgatrice di tecniche apistiche ed una apicoltrice molto apprezzata, con tre  figlie. Anche lei è tornata a vivere a Gessopalena e svolge con tanta passione un lavoro che davvero per lungo tempo è stato considerato 'maschile'”.

“Mio padre ha realizzato proprio di recente un bellissimo laboratorio moderno ed attrezzato che è per noi una importante base.. Insomma mio padre ha quasi 70 anni e si prepara a lasciarci una grande eredità non solo a livello di competenze ma anche materiale”, racconta ancora.

Non solo api ma anche agricoltura.

“Ci siamo messi a seminare anche patate, portiamo i bambini a dissodare la terra e poi finalmente anche a raccogliere. Un raccolto stupendo, davvero, perché c’è l’amore a fare da contorno a tutto questo e soprattutto la voglia di recuperare un rapporto vero e concreto con la nostra terra”.

“Tutto questo – conclude Francesca – sperando che il secondo tentativo di approdare ai fondi europei vada a buon fine, altrimenti sarà tutto più difficile e faticoso”.

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