ASL CHIETI: ANTAS VINCE COMMESSA CONSIP, MA SUBAPPALTA 30 PER CENTO A COLASANTE

di Filippo Tronca

21 Giugno 2017 07:00

Regione - Cronaca

CHIETI – L’appalto Consip per la gestione energetica e manutenzione delle strutture ambulatoriali della Asl provinciale numero 2 Lanciano Vasto Chieti, vinto dal colosso Antas di Piacenza, è stato dato in subappalto per il 30%, dalla stessa Consip, alla Coop for service di Lanciano (Chieti).

Si tratta della società della Holding di Antonio Colasante, arrestato ai domiciliari il 6 marzo scorso, ora tornato in libertà, con l’accusa di aver ottenuto indebitamente oltre 2 milioni di euro dalla stessa Asl per il lavaggio di lenzuola e divise del personale ospedaliero. La Coop for service subappaltante dovrà, però, svolgere buona parte del lavoro richiesto.

Uno spaccato di come funzionano le cose nella Consip, la centrale unica degli acquisti del ministero dell’Economia di recente finita in una bufera giudiziaria e politica, come anticipato da AbruzzoWeb, su basi documentali e confermato da fonti interne alla Asl.

Questo giornale ha provato a contattare senza successo anche i referenti delle aziende protagoniste dell’appalto. Ha risposto solo Antas, via email, comunicando che a breve la redazione “sarà contattata da un nostro referente per fornire tutte le informazioni richieste”.

In questa partita la Asl ha avuto, comunque, un ruolo secondario e subordinato: a decidere è stata la stessa Consip.

Con una delibera del 30 marzo 2016 a firma del direttore generale, Pasquale Flacco, come già raccontato, la Asl provinciale chietina ha assegnato all’Antas la manutenzione e gestione degli impianti di riscaldamento di oltre 70 strutture tra ambulatori, uffici, consultori e magazzini, esclusi dunque gli ospedali. E non poteva fare altrimenti, visto che per l’Abruzzo, come per altre regioni, l’Antas aveva vinto l’appalto nazionale Consip.

Per quanto riguarda la Asl teatina l’appalto ha un costo di 4 milioni 356 mila euro più Iva all’anno che, per 6 anni, la durata della convenzione, arriverà alla cifra di 26 milioni 136 mila euro, sempre esclusa l’Iva.

Poi, però, con nota del 30 giugno 2016, la Consip ha autorizzato, come consente la legge, il subappalto tra Antas e Consorzio Italia servizi (Cis), che a sua volta ha designato quale esecutore il proprio consorziato Coop for Service, di cui è presidente Enio Colasante, fratello di Antonio, e che fa parte come detto della holding Colasante, al pari della Omnia Servitia, che aveva partecipato al bando nazionale, ma senza riuscire a vincerlo.

Coop for service e Holding Colasante, oltre al legame familiare ai vertici delle rispettive compagini societarie, condividono anche la stessa sede, quella di Mozzagrogna (Chieti), all’indirizzo “Zona industriale snc”.

Il valore complessivo del subappalto autorizzato è di 7 milioni 200 mila euro, dal giugno 2016 fino alla scadenza della convenzione Consip del gennaio 2022.

A conti fatti il 30 per cento dell’appalto complessivo, il limite massimo previsto dall’articolo 118 del Codice degli appalti vigente all’epoca per quanto riguarda i subappalti.

La Asl, va anche precisato ha un rapporto diretto con la sola Antas, che poi provvede a pagare il subappaltatore.





Va poi sottolineato che oggetto del subappalto è la “manutenzione ordinaria, straordinaria, opere di efficientamento energetico, servizi di reperibilità e reporting attività, il tutto sugli immobili non sanitari della Asl Lanciano Vasto Chieti”.

Tali attività subappaltate coincidono, in buona sostanza, con la quasi totalità di quelle oggetto del contratto principale.

Un esempio di quello che viene stigmatizzato del sistema Consip.

Se da una parte è innegabile che in molti casi le pubbliche amministrazioni abbiano ottenuto, grazie alla centralizzazione degli appalti e delle forniture, ingenti risparmi in pochi anni, è vero anche che, spesso e volentieri, la commessa vinta a livello nazionale dai colossi dei vari settori, venga poi di fatto svolta nei territori da società subappaltatrici, spesso collegate a quelle che avevano partecipato alle gare nazionali.

E in taluni casi devono accettare condizioni penalizzanti, senz’altro peggiori di quelle che avrebbero potuto ottenere con il vecchio sistema delle gare fatte direttamente dagli enti locali.

Tra gli indizi dell’avvenuto subappalto, per nulla pubblicizzato da Consip, questa testata aveva evidenziato che, a rappresentare Antas in una riunione operativa dell’aprile 2016 con la Asl, c’era anche Gianluca Di Loreto, responsabile tecnico della Omnia Servitia.

Di Loreto, si scopre ora, svolge legittimamente il ruolo di consulente sia per la holding Colasante sia per Antas.

Non si può poi non ricordare, nulla togliendo alla competenza delle aziende citate, e tenendo fede al principio di presunzione di innocenza, che Antonio Colasante è stato arrestato il 6 marzo scorso con l’accusa di aver ottenuto indebitamente oltre 2 milioni di euro dalla stessa Asl teatina, per il lavaggio di lenzuola e divise del personale ospedaliero.

Per contratto all’azienda, evidenziano gli inquirenti, spettavano invece zero euro perché, a fronte del pagamento per la biancheria dei letti, si era impegnata a garantire due cambi di divise settimanali gratuitamente. Sotto inchiesta anche Enio Colasante.

Dalle carte Consip emerge poi che la famiglia Colasante aveva partecipato al bando di gara milionario vinto da Antas con un’altra società della holding, la Omnia servitia, di cui è presidente Camillo Desiderio Scioli, coinvolta anch’essa nell’inchiesta dei pm lancianesi nell’ambito della quale sono finiti sotto indagine anche funzionari della Asl e lo stesso direttore generale Flacco.

Del resto ormai da mesi sinistre ombre si allungano anche sul funzionamento della Consip.

In particolare, a seguito della clamorosa inchiesta riguarda la commessa centralizzata della manutenzione e la pulizia degli uffici pubblici italiani, dal valore di 2,7 miliardi di euro, risalente al 2014, che ha portato all’arresto per corruzione dell’imprenditore campano Alfredo Romeo, e ha messo sotto indagine, tra gli altri Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo Renzi.

A seguito dell’inchiesta Consip è stata investita dalla bufera politica.





Poco tempo fa due consiglieri di amministrazione si sono dimessi, facendo così decadere l’intero cda.

Uno dei due consiglieri dimissionari è il presidente, Luigi Ferrara, che si è dimesso dopo aver appreso di essere indagato dai magistrati della procura di Roma. Ferrara, che è stato interrogato a Roma è accusato di aver mentito ai magistrati in un precedente interrogatorio.

L’amministratore delegato della società, Luigi Marroni, rimarrà invece in carica fino al prossimo 27 giugno, quando è stata convocata un’assemblea degli azionisti. Il ministero dell’Economia, che è l’unico azionista della società, dovrebbe a quel punto formalizzare la sostituzione di Marroni con un nuovo ad.

Marroni aveva raccontato ai magistrati che nell’estate del 2016 venne avvertito da cinque persone dell’esistenza dell’inchiesta, che avrebbe dovuto essere segreta.

Tra le persone che ha indicato come fonte della fuga di notizie ci sono due alti ufficiali dei carabinieri: il generale Emanuele Saltalamacchia, all’epoca comandante regionale dei carabinieri toscani, amico di famiglia e conoscente di Renzi, e il comandante in capo dei carabinieri Tullio Del Sette.

Tra gli altri, Marroni ha indicato anche Luca Lotti, stretto collaboratore di Renzi, all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio e oggi ministro dello Sport. Lotti ha negato ogni accusa.

Saltalamacchia, Del Sette e Lotti sono tutti indagati per rivelazione di segreti d’ufficio.

Marroni ha detto che fu avvertito dell’inchiesta anche dal presidente di Consip, Ferrara, il quale aveva ammesso di aver parlato dell’indagine in un primo interrogatorio.

Quando è stato ascoltato per la seconda volta dai magistrati, ha cambiato la sua versione e per questa ragione è stato indagato.

Conseguenza positiva della torbida vicenda è quella che Consip ha avviato una riorganizzazione della società, con un maggior numero di unità operative specializzate per ridurre la catena di comando.

Un cambio di passo riguarda anche la trasparenza: ne è testimonianza il nuovo sito Consip che contiene maggiori informazioni ma anche la possibilità di avere il ‘‘tracking’’ delle gare che potranno essere seguite nei diversi step.

La società di Romeo, al centro dell’inchiesta, è stata poi esclusa dalla maxi gara Facility Management 4, ed è stato imposto uno stop anche alla partecipazione delle società Cooperativa nazionale servizi di Bologna (Cns) e Manutencoop Facility Management dai bandi relativi a servizi di pulizia.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: