ASSENTEISMO NEL COMUNE DI SULMONA: IRA CONFINDUSTRIA ‘PUGNO DURO E SOSPENSIONE’

26 Ottobre 2016 17:48

L'Aquila -

L'AQUILA – Pugno duro, anzi durissimo contro i 50 “furbetti” assenteisti del Comune di Sulmona (L’Aquila), che timbravano il cartellino e uscivano dall'ufficio invece di lavorare, denunciati dalla Guardia di Finanza. A chiederlo è anche Confindustria l’Aquila Abruzzo interno, per voce del vice presidente Fabio Spinosa Pingue, che invita per prima cosa il sindaco di Sulmona Annamaria Casini, a sospendere immediatamente i 50 “furbetti”, la metà dei 103 dipendenti del Comune, immortalati a timbrare il cartellino, anche a “mazzetti” anche dei colleghi, per poi tornarsene a casa, o andare a passeggiare, a bivaccare al bar, a fare la spesa. Uno spettacolo impeitoso immortalato dalle telecamere nascoste dei finanzieri, che hanno creato indignazione e anche preoccupazione, visto che ora il Comune rischia la paralisi.

“Un caso gravissimo – tuona Pingue – che riguarda la metà dei dipendenti del Comune, e che purtroppo, è soltanto la punta di un iceberg. Troppo spesso e da lungo tempo, le imprese registrano e denunciano infatti anche atteggiamenti e fenomeni di lassismo, di scarsa preparazione e incompetenza, di lungaggini eccessive nel disbrigo delle pratiche ed anche di menefreghismo. L’inefficienza della Pubblica Amministrazione si traduce in maggiori costi per tutti, ma soprattutto per le imprese e gli operatori economici, chiamati a competere in un contesto di mercato difficile, che richiede sempre di più tempi certi e rapidissimi”.





Da qui la richiesta al sindaco di “adottare provvedimenti esemplari, compresa la sospensione, nei confronti dei dipendenti comunali coinvolti. Ciò anche al fine di evitare il rischio concreto che tali comportamenti, perpetrati da pochi privilegiati e viziati, possano minimamente compromettere l’immagine di grande abnegazione e dedizione al lavoro delle forze produttive – lavoratori e imprese –  e dei diligenti dipendenti della Pubblica Amministrazione di questa comunità”.

Come previsto dal decreto Madia entrato in vigore a luglio, “la falsa attestazione della presenza in servizio, accertata in fragranza, ovvero mediante strumenti di sorveglianza o di registrazione degli accessi o delle presenze, determina l’immediata sospensione cautelare, senza stipendio del dipendente”.

Dunque la Casini, si presume, dovrà procedere senza indugio alla sospensione nelle prossime ore, ovvero lasciarli a casa, questa volta senza stipendio, al di là degli inviti di Confindustria.





Ha fatto scalpore, meritandosi la ribalta nazionale, l’immagine di una dipendente che timbrava il cartellino di arrivo al lavoro coprendosi con l’ombrello aperto per nascondere, sospettano gli investigatori, il numero delle timbrature. E ancora un altro comunale che “striscia” frettolosamente il cartellino indossando un casco per bici, per poi tornare indietro e andare via.

“L’agognata inchiesta – conclude Spinosa Pingue – che si è abbattuta sulla comunità peligna come un vero e proprio tsunami, su un comprensorio già duramente colpito da una persistente crisi economica che sembra non avere mai fine, deve costituire l’occasione per riprogettare in modo etico e resiliente l’assetto dell’apparato pubblico, attraverso il coinvolgimento di tutti gli amministratori e di tutti gli schieramenti politici, comprese le associazioni di categoria e le forze sindacali, al fine di  condividere un progetto organico che possa finalmente portare la macchina amministrativa ad essere di autentico supporto alle iniziative imprenditoriali”.

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