BALLOTTAGGI: DI STEFANO (FI) GONGOLA, ”BOCCIATO SISTEMA PD”, ”ORA LA REGIONE…”

di Marco Signori

26 Giugno 2017 08:41

Regione - Politica

L'AQUILA – Gongola il deputato di Forza Italia Fabrizio Di Stefano, dopo che il centrodestra ha conquistato tre dei quattro Comuni abruzzesi che andavano al ballottaggio – “ma Castiglione è sempre stato con il centrodestra, quindi è come se fosse un 4 a 0”, puntualizza – e conferma la disponibilità a correre come governatore alle elezioni regionali del 2019.

È lei il candidato presidente del centrodestra?

Nel 2008 fui candidato perché fu Berlusconi stesso a chiamarmi per chiedermi di essere in lista al Senato per conquistare il premio regionale. Ovviamente con grande sorpresa ma anche con grande gioia, ma non ne feci un motivo di vita o di morte. Oggi c'è un passaggio politico importante ormai alle porte, questo risultato tra le altre cose sancisce il voto politico a scadenza naturale della legislatura. Alla luce di questo risultato mi pare che il centrodestra se riesce a trovare unità regionale ha le carte in regola per vincere.

È difficile pensare di arrivare alle regionali dopo essere stati un anno a casa…





Tutto è possibile, ma deve essere fatto con un progetto politico. Io non necessariamente avere una collocazione, però deve esserci un progetto già chiaro e definito. Innanzitutto vediamo queste elezioni politiche, perché a mio avviso il centrodestra deve cominciare a lavorare per un progetto politico di governo nazionale. Partendo dal trovare intese con le altre forze. E poi guardiamo con ottimismo ma sicuramente non con rilassatezza. Anche quando abbiamo vinto, è stato solo per pochi punti percentuali, quindi la partita è tutt'altro che semplice o vinta. Il centrosinistra governa oltre i due terzi dei comuni abruzzesi, la partita non è affatto scontata. La macchina del governo in mano al centrosinistra diventa uno strumento molto forte.

Per ora, comunque, vi godete il risultato dei Comuni…

Felici è dire poco, è una grande gioia. Il rapporto con Pierluigi (Biondi, ndr) poi è lungo, ha lavorato in Regione con me. È un risultato straordinario, la rimonta ha dell'epico. Che poi il protagonista sia Pierluigi mi rende felicissimo. La lettura politica di questo dato va calata in un contesto nazionale, c'è un dato nazionale da valutare e uno locale. In un contesto elettorale dove bisogna avere la metà più uno dei consensi, le scelte di Renzi dal 4 dicembre in poi hanno penalizzato fortemente il Pd, che non ha capito che il suo agire deve essere finalizzato a conquistare la maggioranza, la metà più uno degli italiani, invece al referendum il 60 per cento ha inteso bocciare Renzi. E così ancora oggi gli italiani hanno scelto di bocciare Renzi. Calata nel contesto territoriale abruzzese, laddove il centrodestra mette in campo un candidato credibile e capace di parlare anche oltre lo schema classico, siamo vincenti. Laddove non siamo capaci di questo, perdiamo.

Ma non ha delle lacune il sistema elettorale delle comunali, che consente questi clamorosi ribaltoni?

Il sistema delle comunali presenta delle peculiarità che sono positive e delle anomalie negative. La peculiarità è che c'è il rapporto diretto tra elettore ed eletto, la negatività è che prevedendo il ballottaggio, si può vincere o perdere a prescindere dal risultato ottenuto al primo turno. È un sistema che premia, da una parte, la capacità di aggregare e fare più liste, dall'altra la credibilità dei candidati sindaci e della proposta che si presenta agli elettori. Nella scorsa legislatura sottoscrissi una proposta di legge di colleghi del centrodestra che poneva un limite alle liste a sostegno del candidato sindaco, poi non andò avanti perché cadde il governo Berlusconi e gli equilibri di maggioranza cambiarono. Proprio per trovare un argine a questo problema quella sarebbe una risposta. Il giochino di fare tante liste per avere tanto consenso è un escamotage conclamato. Porre un limite al numero di liste, nel caso di quella proposta di legge era di 4 o 5, pone un paletto a questo metodo di raccolta del consenso che poi comporta una frammentazione anche in Consiglio. La divisione dei Consigli comunali, tuttavia, non si risolve limitando il numero delle liste, perché spesso si verifica che gli eletti si dividono nel corso della consiliatura. La tendenza dell'italiano a dividersi è storica. In questo caso però hanno vinto candidati che erano appoggiati da meno liste, come appunto L'Aquila e Avezzano.





A parte il risultato generale, per la maggioranza in Regione si apre una crepa importante dopo il risultato di Avezzano, dove un assessore regionale ha sostenuto un candidato sindaco contro l'uscente di centrosinistra, che è anche il fratello del presidente del Consiglio regionale…

Avezzano ha due chiavi di lettura, fino a quando il candidato è rimasto edulcorato ha avuto una grande forza, ma non sufficiente a primeggiare. Nell'ultima settimana c'è stata una chiara caratterizzazione di centrodestra di De Angelis, con l'intervento di Berlusconi e la presenza della Carfagna. Questo significa che la popolazione ha inteso riconoscersi in uno schieramento piuttosto che in un altro. I problemi di D'Alfonso sono molteplici, ha nascosto un po' la testa sotto la sabbia, già con Sulmona si era vista la divaricazione tra un suo assessore e il Pd. La sconfitta dell'Aquila dimostra invece che si è bocciato un sistema di gestione della cosa pubblica. La gestione del terremoto da parte dei governi di centrosinistra e della Regione Abruzzo. Non è un caso che Renzi non ci ha messo la faccia, nonostante ci fosse un renziano doc.

Ha sentito Biondi?

Via sms ieri mentre stava in una diretta tv.

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