BANCA DELLA TERRA: IL NODO COPERTURE NON LA FERMA, ”FACCIAMO I CENSIMENTI”

di Filippo Tronca

8 Aprile 2017 08:00

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Potrà comunque diventare operativa, la legge sulla Banca della terra, cominciando dai censimenti, e magari si provvederà a reperire le risorse necessarie con una variazione di bilancio.

Lo assicurano ad AbruzzoWeb i firmatari del provvedimento, il consigliere regionale di Regione facile Lorenzo Berardinetti, che è anche sindaco di Sante Marie (L’Aquila), e il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Pietro Smargiassi, in risposta ai rilievi della Corte dei conti che, per questa come per altre norme regionali, ha ribadito un principio molto semplice: senza denari non si canta messa, ovvero servono coperture economiche.

La legge sulla Banca della terra ha l’obiettivo di assegnare a chi ne faccia richiesta terreni incolti o abbandonati e fabbricati rurali inutilizzati. Con un anno di ritardo, pochi giorni fa ne è stato approvato il regolamento attuativo, ma la norma non prevede ancora la copertura economica che, invece, per i giudici contabili servirebbe eccome, visto che comporta a carico di piccoli e piccolissimi comuni, con organici ridotti all’osso, notevoli incombenze burocratiche per censire i terreni, destinarli, stipulare patti con gli assegnatari, gratis o con un piccolo canone, vigilare sull'effettiva coltivazione.

“È vero, a oggi non è prevista nessuna copertura economica – esordisce Berardinetti, che è anche presidente della terza commissione consiliare sull'Agricoltura – ma nulla impedisce che essa possa essere prevista in bilancio in un secondo tempo. Credo, infatti, che per ora si possa procedere senza problemi al censimento dei terreni, come sto facendo io nel mio Comune. In questo modo, sarà anche possibile quantificare il fabbisogno economico necessario, in particolare agli enti molto piccoli, per svolgere al meglio i compiti burocratici che la legge assegna loro”.

Sulla stessa linea Smargiassi: “Se ci sono voluti 15 mesi per approvare il regolamento era proprio per superare le perplessità della Corte dei conti, ma secondo me non servono risorse economiche, i Comuni più piccoli, per esempio, senza personale, possono unire le forze, affidarsi ai tecnici di quelli più grandi”.

È vero, insomma, che, come dice la legge, “agli adempimenti disposti dalla norma si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie già previste a legislazione vigente, assicurando l'invarianza della spesa per il bilancio della Regione Abruzzo e delle altre amministrazioni pubbliche interessate”.

Ma è anche vero che questo non impedisce di introdurre dei “correttivi alla legge”, prevedendo incentivi mirati per quei territori che, oggettivamente, sono in difficoltà.





Del resto, la legge prevede che la Regione, nell’ipotesi che i Comuni non effettuino il censimento, si occupi di attuarlo in sostituzione.

E prevede anche una “clausola valutativa” secondo cui “la Giunta regionale rende conto al Consiglio regionale sull’attuazione della presente legge e sui risultati da essa ottenuti, presentando alla commissione consiliare competente (quella di Berardinetti, ndr) una relazione che contenga dati e informazioni in particolare sullo stato di avanzamento del censimento dei terreni, sullo stato dell'implementazione della Banca della terra, sul processo di svolgimento delle procedure a evidenza pubblica per l'assegnazione dei terreni, sul numero delle domande presentate”.

In base al regolamento approvato, nella Banca possono essere iscritti terreni agricoli abbandonati, incolti o insufficientemente coltivati e anche fabbricati rurali inutilizzati, a eccezione dei terreni o fabbricati “la cui messa a coltura agraria pregiudichi la stabilità del suolo o comprometta la conservazione dell'ambiente, le dipendenze e pertinenze di case effettivamente adibite ad abitazione rurale o civile, i terreni destinati a rimboschimento da piani, programmi e progetti di intervento già approvati dagli enti e organi pubblici competenti, i terreni necessari per attività industriali, commerciali, turistiche e ricreative”.

Il punto delicato, evidenziato dalla Corte dei conti, è la mole di lavoro assegnata ai Comuni, che devono fare il censimento, da aggiornare ogni anno entro il 30 ottobre, tenendo conto dei dati catastali identificativi, del proprietario o dei comproprietari e usufruttuari, della superficie complessiva, dello stato attuale dei terreni, ovvero la disponibilità di fonti di approvvigionamento idrico, presenza di strade di accesso, stato di abbandono.

Lavoro analogo va fatto per i fabbricati rurali, di cui è necessario sapere anno di costruzione, numero di vani e superficie complessiva, certificazioni varie, proprietario eventuali comproprietari e usufruttuari. Per i beni privati serve chiaramente l’assenso del proprietario.

I Comuni devono, poi, trasmettere l’elenco dei beni censiti al dipartimento Politiche dello Sviluppo Rurale e della Pesca della Regione Abruzzo, a cui andrà fatta domanda corredata da un piano di coltivazione del terreno. E ancora i Comuni dovranno curare la pubblicità dei beni censiti.

Per tanti terreni e abitati rurali pubblici, l'ente locale potrà decidere di assegnarli gratis. Per quelli privati, il regolamento stabilisce che “ai proprietari deve essere corrisposto un canone annuo oggetto di libera contrattazione tra le parti. Il privato proprietario e l’assegnatario possono concordare l’importo del canone dei terreni e dei fabbricati rurali, avvalendosi anche dell’assistenza delle organizzazioni professionali agricole”.

I Comuni, comunque, non devono censire i terreni privati, il cui inserimento nella banca dati è facoltà del proprietario. Tuttavia, se questi terreni comportano pericoli, come il rischio incendi, o l’essere ricettacolo di fauna selvatica, il Comune ha l’obbligo di provvedere in caso di inerzia del proprietario.





E in questo caso, un altro dei possibili problemi che si dovranno affrontare sarà quello dei terreni frazionati tra tanti proprietari, magari emigrati da tempo, o passati a miglior vita, senza notizia degli eredi. Un problema tutto sommato marginale, visto che sui terreni privati volontariamente messi in iscrizione alla banca dati, che si suppone saranno la maggioranza, il proprietario che non solo esiste, ma si prevede abbia tutte le carte necessarie per la registrazione del contratto.

La durata non potrà essere in ogni caso essere superiore ai 15 anni. Nelle assegnazioni avranno priorità i lavoratori svantaggiati, compresi i disoccupati. Andrà infine verificato che si dia seguito al piano di coltivazione entro 180 giorni dall’assegnazione.

“Certo, è una mole di lavoro non indifferente per i Comuni – ammette il grillino Smargiassi – ma lo stesso regolamento prevede che i Comuni potranno avvalersi delle loro unioni, con il supporto dei Centri di assistenza agricola, o dell'Agenzia per l’erogazione in agricoltura. Potranno coinvolgere i proprietari dei terreni e dei fabbricati se identificabili e reperibili, collaborare con le organizzazioni professionali agricole e le associazioni cooperative maggiormente rappresentative”.

Berardinetti fa poi osservare che questa legge consentirà anche risparmi per le casse comunali. “Le amministrazioni hanno l’obbligo per prevenire gli incendi o anche per ragioni igieniche prescritte dalle Asl di prendersi cura dei tantissimi terreni abbandonati – ricorda – Assegnando questi lotti, e saranno i Comuni a stabilire se gratuitamente o in cambio di un canone, si assolverà senza oneri al medesimo obbligo”.

La legge ha, insomma, l’obiettivo di una generale “manutenzione del territorio” e cioè quello di contenere il degrado ambientale, salvaguardare il suolo e gli equilibri idrogeologici, limitare gli incendi boschivi, favorire l'ottimale assetto del territorio attraverso lo svolgimento delle attività agro-forestali, tutelare l'ambiente e il paesaggio e conservare le biodiversità.

“Sto facendo molte riunioni con i sindaci, e tutti mi dicono che la Banca della terra sarà uno strumento importantissimo, ma dipenderà da loro rendere questa misura efficace, non perdere un’occasione – evidenzia ancora Berardinetti – Serve entusiasmo perché questa legge può creare davvero posti di lavoro, far rifiorire l’agricoltura in zone dove è stata abbandonata. È un’opportunità per la creazione di nuove imprese, formate in particolare dai giovani e per l’ampliamento di imprese agricole già esistenti, che potranno dedicarsi tra l’altro alla produzione di prodotti autoctoni”.

“In questo modo – conclude il consigliere – si aprono nuove prospettive lavorative, attraverso la valorizzazione e il recupero delle risorse a disposizione che sono state abbandonate per periodi più o meno lunghi, si argina lo spopolamento delle aree interne e si rafforza la tutela del patrimonio”.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: