BUSSI: I NUOVI ”NO” DELLE DIFESE ALLE ACCUSE E GLI AVVOCATI BATTIBECCANO CON I GIORNALISTI

31 Gennaio 2017 12:16

Regione - Cronaca

L’AQUILA – “Non c’è mai stato avvelenamento perché l’acqua è sempre stata potabile. E questo è né più né meno di quello che dice la sentenza di primo grado. La discarica Tremonti è stata chiusa nel 1972, per cui quello che è successo dopo non è attribuibile agli imputati”.

Per la prima volta nel processo in Corte d’Assise d’Appello in corso all’Aquila, un avvocato difensore, Carlo Sassi del foro di Milano, legale di 4 dei 18 imputati, si è concesso ai giornalisti, parlando a margine dell’udienza sulla cosiddetta mega discarica dei veleni di Bussi (Pescara) della Montedison.

Fino a oggi, la nutrita pattuglia di legali, alcuni dei quali molto noti, aveva declinato ogni invito, sottolineando che una sorta di “ordine di scuderia” fosse quello di non parlare con i media.

Ma nonostante l’apertura di Sassi, il principio è stato ribadito anche con uscite poco cordiali da alcuni avvocati, ai giornalisti che sono riusciti a seguire qualche fase dell’udienza di ieri.





In particolare, a ricordare che il processo si svolge a porte chiuse è stato un legale di grido, il professore Riccardo Villata, che si è fermato di fronte alla secca replica dei rappresentanti dell’informazione che lo hanno invitato a denunciare al collegio quella che riteneva essere una violazione.

Ma l’episodio più particolare ha visto protagonista la componente dell’ufficio della Montedison Lorita Guarino, che ha avvicinato due cronisti all’interno dell’aula, ai quali, senza presentarsi, ha chiesto se fossero giornalisti.

Davanti alla riposta affermativa, ha ricordato che non si poteva stare in quel luogo, per poi allontanarsi senza aver risposta alla domanda su quale fosse il suo ruolo e la sua professione.

Sono tre i legali intervenuti ieri, con arringhe molte decise. Oltre a Sassi, Francesco Centonze, del foro di Milano, difensore di Mauro Molinari, all’epoca consulente esterno della Montedison e autore della relazione sullo stato dell’inquinamento.

“La relazione di Molinari del ‘98 è relativa allo stabilimento che è fuori dal processo eziologico che avrebbe portato all’avvelenamento. Perché la relazione dovrebbe essere causale rispetto al disastro?”, ha spiegato Centonze secondo quanto trapelato dall’udienza.





Seccondo Tommaso Marchese del foro di Pescara, difensore di Giuseppe Quaglia, responsabile laboratorio controlli e analisi della Montedison, “il mio assistito ha avuto un ruolo esclusivamente consulenziale. Nel processo c’è stato un rastrellamento: è bastato scrivere il proprio nome negli annali dell’azienda per essere coinvolti penalmente”.

LA SENTENZA POTREBBE SLITTARE A METÀ FEBBRAIO

Potrebbe slittare a metà febbraio la sentenza del processo in Corte d’Assise d’Appello all’Aquila sulla cosiddetta mega discarica dei veleni di Bussi (Pescara) della Montedison.

Il presidente del collegio, Luigi Catelli, ha fatto intendere che le udienze per le repliche potrebbero essere fissate per il 14 e il 15, poi la corte si riunirebbe in camera di Consiglio il giorno seguente, il 16, per emettere la sentenza.

Inizialmente il verdetto era previsto per fine gennaio, slittato poi al 3 febbraio, ora il rinvio a metà mese, il tutto causato dalla necessità di recuperare le date saltate per il maltempo e la chiusura degli uffici pubblici.

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