DURO ATTACCO DEL PRESIDENTE CNA L'AQUILA: ''NON VOGLIAMO SVENDERE IL TERRITORIO''

CAMERE COMMERCIO: DEL RE CONTRO SANTILLI, ”SU FUSIONE CON TERAMO SCARSA CAPACITA”’

16 Ottobre 2019 18:28

Regione - Cronaca

L'AQUILA – “Siamo d’accordo con la fusione, ma non sulla svendita del nostro territorio”.  

E’ un duro atto d’accusa quello formulato dal presidente aquilano della Cna, Agostino Del Re, che in conferenza stampa ha attaccato la Camera di Commercio sul tema della fusione con Teramo.

Del Re ha citato la lettera inviata dall’attuale presidente, Lorenzo Santilli, lo scorso 3 ottobre, al Ministro dello Sviluppo economico, alla Regione e a Unioncamere, con la quale, in sostanza, “si ammette che la Camera è ferma da due anni, in attesa della fusione. È la dimostrazione di un punto di debolezza e della non capacità di condurre una fusione. La lettera di Santilli ha generato allarme”.  

“La Camera di commercio dell'Aquila, invece di operare per la promozione del territorio e il sostegno al sistema produttivo locale, ha rimandato indietro circa 26mila euro di fondi di Unioncamere, destinati alle imprese colpite dal sisma del 2009. Pur non trattandosi di una somma ingente, nella situazione attuale è assurdo rinunciare anche ad un solo euro. Non è questo il modo di condurre una fusione – ha incalzato Del Re – Noi difenderemo il territorio a oltranza. La Camera di Commercio deve dare un segnale importante. Deve dire che è disponibile non per salvare qualcosa a tutti i costi, ma per promuovere un territorio che rappresenta oltre 80 mila imprese”.





Del Re ha quindi mostrato due documenti: il primo, sottoscritto dalla Camera di commercio teramana, insieme ad altre 17 Camere di commercio italiane, indirizzato al ministero dello Sviluppo economico, in cui si chiedono chiarimenti in merito ai processi di fusione. Il secondo, relativo ai 26mila euro la Camera aquilana ha rimandato indietro. “Soldi destinati ai territori compiti dal sisma 2016 – ha evidenziato il direttore della Cna – per promozione e marketing territoriale. A Teramo Unioncamere ha assegnato 280 mila, ne hanno spesi 305mila. La Camera di commercio dell'Aquila dovrebbe essere in grado di attrarre risorse, non perderle. Se, invece, rappresenta solo i contributi che si riscuotono dal versamento delle imprese c'è qualcosa che non va”. 

“La riforma, a nostro avviso – recita la nota firmata anche da Teramo – presenta molti punti di criticità, il più evidente dei quali è la previsione di obbligatorietà degli accorpamenti che non tiene in debito conto le specifiche esigenze dei territori. È evidente che per uscire da tale empasse sarebbe necessaria una soluzione politica e normativa che consentisse il superamento del vincolo numerico delle 60 Camere e che stabilisse la volontarietà degli accorpamenti”.

Del Re ha chiarito di non voler “fare un processo” alla camera aquilana, ma ha comunque sottolineato la perdita di 26 mila euro di fondi per iniziative legate al terremoto.

“C’è una lettera che dice chiaramente che la Camera di Commercio è in difficoltà – ha aggiunto Del Re – Il fatto di andare a trattare solo la fusione ha creato uno stallo sullo sviluppo e sull’iniziative. Nel Decennale non si è vista alcuna presenza della Camera di Commercio aquilana. L’ancora di salvezza non è la fusione, che va vista al contrario come elemento di sviluppo. Se poi l’operazione dovesse saltare, bisognerà capire come andare avanti. Tra l’altro Teramo ha dalla sua parte le istituzioni, tutte, all’Aquila questo manca. C’è qualcosa che non torna. Oggi non siamo in grado di condurre in porto una fusione. L’atteggiamento di Teramo è frutto della scarsa determinazione dell’Aquila”.  

Del Re ha mosso dure critiche all'attuale gestione camerale, evidenziando “un lungo elenco di strorture che hanno accompagnato la gestione dell'ente nell'ultimo mandato”. Dall'immobilismo ammesso pubblicamente dal presidente Santilli, nella lettera inviata a tutti gli organi competenti, ai fondi per il sisma rimandati indietro, dall'assenza pressocché totale di iniative a sostegno dell'economia del territorio, alla mancata ristrutturazione delle due sedi camerali in centro storico, per arrivare alla Rassegna ovini, fortemente ridimensionata, al mancato pagamento dei pastori e all'utilizzo dei fondi Lab per semplici corsi di lingua inglese e francese – fondi stanziati inizialmente per il marketing territoriale – fino alle dimissioni di Santilli dalla Confcommercio, Del Re ha messo giù un corposo elenco di “atteggiamenti che richiedono chiarezza”, distribuendo alla stampa la documentazione che attesta quanto affermato. 





Del Re ha posto l'accento anche sul futuro del Cresa e dell'Agenzia per lo sviluppo. 

“In due anni, da parte della governance camerale ci sono stati una forte disattenzione e un disimpegno totale rispetto al territorio – ha sottolineato – nel decennale del sisma, l'unico ente di cui non si è vista la presenza è stato proprio la Camera di commercio. Tutti hanno messo in atto inziative per dare un contributo alla rinascita del territorio. Sarebbe stato auspicabile, ad esempio, portare all'Aquila i presidenti delle Camere di commercio italiane per ragionare sul futuro della città e del comprensorio. Ma c'è altro: entrambe le sedi in centro non sono state ristrutturate. Perché la Camera di commercio non procede all'appalto almeno della seconda sede, che insiste in un aggreggato completamente ristrutturato?”. 

Del Re, che ha rivestito il ruolo di vice presidente dell'ente camerale sia sotto il mandato di Giorgio Rainaldi, che nei primi cinque anni di gestione Santilli, ha ricordato alcune iniziative fatte in passato: gli Stati generali dell'economia, la raccolta, subito dopo il terremoto, di 8 milioni di euro per la nuova sede, i progetti di valorizzazione dello Zafferano dop. 

“Se la Camera di commercio di Teramo è in grado di far arrivare 2 milioni di euro e L'Aquila no, c'è qualcosa che non torna. Esiste un presidente, ci sono dirigenti e quadri pagati profumatamente, che per altre questioni si sono assunti delle responsabilità, anche pesanti, ma non lo fanno per portare avanti l'attività della Camera. Ad ammetterlo è lo stesso Santilli nella lettera a sua firma”. 

L'ultima bacchetta, riguarda l'attuale assetto politico. “Su cinque membri della giunta camerale, nessuno è più rappresentativo dell'associazione di categoria di provenienza, a partire da Santilli, che si è addirittura cancellato dalla Confcommercio. Se fossi stato al loro posto, per correttezza, avrei messo a disposizione le mie dimissioni. Un tempo – la chiosa di Del Re -il presidente della Camera di commercio veniva nominato direttamente dal Governo, oggi è frutto di una designazione democratica. E questi sono i risultati. Come territorio, stiamo facendo pena”.

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