VIAGGIO NEL CRATERE/19. IL SINDACO DI CESARE: ''TUTTO TORNERA' COM'ERA''

CARAPELLE CALVISIO: COMUNE PIU’ PICCOLO, GRAN VOGLIA DI RISORGERE

di Elisa Marulli

31 Marzo 2011 08:33

Regione -

L’AQUILA  – Con i suoi 96 abitanti è il comune più piccolo del ‘cratere’.

Carapelle Calvisio, piccolo borgo immerso nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, ha però dimostrato di saper compensare l’esiguità  numerica con un grande coraggio.

Tutti e 96 gli abitanti sono infatti rimasti nel paese sebbene il devastante terremoto del 6 aprile 2009 lo abbia reso inagibile al 70 per cento.

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Tanto c’è ancora da fare, soprattutto per far ripartire le attività economiche.  Ma il primo cittadino Domenico Di Cesare è ottimista: ci vuole tempo ma tutto tornerà come prima, o quasi.

Quali danni ha fatto il terremoto?

Ci sono stati molti crolli, soprattutto nella parte più vecchia del paese, quella più bassa. In percentuale, il terremoto ha reso inagibile circa il 70 per cento delle case.





Fortunatamente solo 4 famiglie vivevano nel centro storico, le altre abitavano in edifici leggermente fuori dal centro.

Com’è stata risolta l’emergenza abitativa?

Nelle prime fasi del post-sisma è stata allestita una tendopoli che abbiamo gestito da soli senza ausilio della protezione civile. In seguito sono stati costruiti 12 Map, consegnati  a febbraio 2010. Una quindicina di case classificate “A” e cinque “B” già sono state riconsegnate. Le altre sono inserite negli aggregati quindi bisogna aspettare il piano di ricostruzione.

Quali sono le condizioni della zona rossa? Potrà essere ristretta a breve?

Il paese è ancora chiuso e il perimetro della zona rossa è lo stesso del dopo terremoto. Verrà ristretta solo quando avrà inizio il piano di ricostruzione.

Questo perché ho preferito non fare puntellamenti, la maggior parte della abitazioni del centro storico erano infatti disabitate prima del sisma e puntellarle sarebbe stato solo uno spreco di soldi.

Il piano di ricostruzione è ormai uno strumento obbligatorio. A che punto è nel suo Comune?

Abbiamo deciso di fare un bando. Affidarci alle università insieme a tutti gli altri Comuni dell’area omogenea non ci è sembrata una buona idea. Non avremmo avuto nessun risparmio in termini economici.





A oggi qual è il problema più urgente da affrontare?

Sicuramente bisogna arginare lo spopolamento del paese, che già di per sé ha pochi abitanti. C’è carenza di attività commerciali e economiche.

I nostri paesi dovrebbero avere una vocazione turistica, ma se mancano le attività primarie è difficile.

Intanto ci stiamo concentrando sul progetto per ristrutturare il centro per minori, che verrà finanziato grazie ai 35 mila euro che il comune  milanese di Buccinasco ci ha donato.

Cosa vorrebbe dire al commissario per la ricostruzione?

Più attenzione per i piccoli comuni. Abbiamo molti problemi e poco personale. Basti pensare che c’è un solo ufficio tecnico comprensoriale, dove lavorano solamente tre tecnici per ben otto comuni.

Quanto ci vorrà per ricostruire il suo paese?

Sono ottimista e dico dieci anni. Conto di riportare il paese non dico alla normalità, ma quasi. Ci vuole tempo,  anche perché i cantieri non si possono aprire tutti insieme.

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