CASE POPOLARI, LA LEGGE AI RAGGI X: PER BLASIOLI (PD) ”E’ SOLO PROPAGANDA”

13 Ottobre 2019 17:53

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Martedì approderà in Consiglio Regionale la proposta di modifica della legge regionale n.96/1996 che regola la gestione e l’assegnazione delle case popolari in Abruzzo.

“Il centrodestra punta a fare solo propaganda spingendo solo le modifiche in chiave securitaristica nel nuovo testo – così il consigliere Pd Antonio Blasioli – Le novità ignorano o non risolvono i veri problemi delle case popolari, né riportano l’ordine e la legalità sbandierati dai proponenti, snaturando la vera ratio della legge che è quella di garantire una casa a famiglie meno abbienti. La più efficace innovazione del disegno di legge è invece quella a cui abbiamo lavorato noi e riguarda la modifica dell’art. 2, relativa ai requisiti per l’eccesso all’edilizia residenziale pubblica. Il nuovo testo esclude i soggetti che nei 10 anni precedenti al bando abbiano riportato una condanna con sentenza passata in giudicato per un reato che preveda una pena massimo di 3 anni. E’ un cambiamento importante che abbiamo voluto perché colma lacune che la precedente legge regionale, pur con le modifiche del 2018, non copriva: la pena edittale massima passa da 5 a 3 anni, parliamo di pena edittale massima, l’accesso al diritto diventa così molto più severo e la pena viene inoltre svincolata dall’effettiva condanna e dalle misure premiali. Nessuna delle modifiche proposte dalla maggioranza punta a obiettivi concreti, rispondono solo alle logiche propagandistiche di chi le ha presentate, ignorando gli effetti molto negativi a carico di alcune tipologie di famiglie assegnatarie, nonché il rischio di incostituzionalità delle norme stesse”.

“Non una parola nel testo che rafforzi il diritto alla casa, a un alloggio che sia vivibile, sano e dignitoso – denuncia il consigliere – non una parola sulle condizioni igienico-sanitarie in cui versano le case popolari da molti anni, né sulla sicurezza statica degli edifici, malgrado a Pescara abbiamo avuto l’esperienza di via Lago di Borgiano, con lo sgombero di ben 3 palazzine”.





Ecco le criticità  settore per settore evidenziate:

Messa a norma e mobilità non pervenute. La legge regionale 96/96 può essere definita il testo unico regionale in materia di edilizia residenziale pubblica, mi sarei aspettato che il centrodestra ci mettesse le mani per fornire stanziamenti e norme in grado di garantire la messa a norma di alcuni edifici, magari con previsioni pluriennali. Invece no: molte abitazioni sono e resteranno fatiscenti; alcuni palazzi sono e resteranno senza ascensore, in barba ai residenti disabili, anziani e malati che ci vivono senza poterne uscire, né poter ricorrere a bandi per la mobilità volontaria tra alloggi per poter cambiare in meglio la propria situazione. Non c’è nulla di tutto questo nella modifica dell’art. 17 del centrodestra che sì affianca alla mobilità volontaria anche un meccanismo di mobilità obbligatoria, ma non lo specifica nel dettaglio: in pratica introduce un meccanismo di mobilità obbligatoria contro il sottoutilizzo o il sovraffollamento, ma scardina le persone senza prevedere una mobilità riservata a famiglie con persone non deambulanti, così destinate a restare prigioniere fino alla fine dei propri giorni.

Staticità, sicurezza e danni, nessuna norma. Non si prevede alcuna misura per garantire la sicurezza statica degli edifici, nonostante lo sgombero delle tre palazzine di via Lago di Borgiano. Gli immobili sono vetusti e costruiti con norme diverse da quelle attuali. Si sta continuando con gli esami strutturali? Vengono stanziate risorse per farlo? Ho portato in commissione un emendamento per istituzionalizzare le verifiche con il fascicolo fabbricato, uno strumento per razionalizzare e formalizzare il processo conoscitivo e manutentivo dell’edificio, con layer tecnici, strutturali, architettonici, geologici e impiantistici pronti alla visione dei tecnici e degli amministratori, ma anche alle imprese e agli amministratori dei condomini. L’emendamento però è stato bocciato perché la Lega chiede almeno 5 anni per dotare le palazzine di questo importante documento, di cui peraltro l’Ater di Pescara aveva già iniziato a dotarsi. E’ possibile rinviare la sicurezza di 5 anni? O si sta solo mettendo il cerino in mano a chi governerà dopo questa Consiliatura? E’ prioritario invece iniziare a intervenire e per questo ho ripresentato un emendamento: se ci fosse stato in via Lago di Borgiano, avremmo potuto documentare la situazione statica prima e dopo il sisma del 2016/17. Nessuna misura nemmeno per tamponare l’emergenza post grandinata del 10 luglio scorso sugli immobili di Pescara: l’Ater ci ha comunicato che servono circa 1.300.000 euro per intervenire sulle infiltrazioni più pesanti, così ho presentato un emendamento perché si prevedesse uno stanziamento adeguato, ma la modifica ad oggi non contiene nulla.





Accesso e decadenza, nuove regole a rischio incostituzionalità. L’esigenza di ripristinare le regole rischia di promuovere un sistema in cui la casa popolare può diventare un diritto “momentaneo”. Un dibattito confuso e senza senso quello che ha accompagnato il disegno di legge in Commissione. L’idea della Lega sarebbe quella di presentare un emendamento che allontanerebbe l’intero nucleo famigliare dall’alloggio in caso di condanna di uno solo degli occupanti, questo senza che la sentenza sia passata in giudicato e salvo far rientrare tutti in caso di successiva assoluzione. Un’aberrazione totale del diritto e della garanzia che l’articolo 27 della nostra Costituzione riconosce, che mina di incostituzionalità il testo prima ancora dell’approvazione.

Si allarga inoltre a dismisura l’applicazione dell’articolo 34 sulla decadenza, che già nel 2018 era stato modificato prevedendo la perdita del diritto per l’intero nucleo familiare nel caso di sentenza passata in giudicato per uno dei reati con particolare disvalore (associazione a delinquere o lo spaccio). Oggi si punta a ricomprendere anche altre ipotesi di reato, alcune punite solo con una multa, come il vilipendio della bandiera italiana. Se quindi un coabitante dell’assegnatario vendesse il tricolore allo stadio (ipotesi di vilipendio punito con la multa) tutta la sua famiglia perderebbe la casa popolare.

Stretta sulle regole, ma nulla sui controlli. Non è prevista alcuna modifica sostanziale all’art. 6, che disciplina gli accertamenti da parte degli organi preposti alle assegnazioni. Era questo lo snodo centrale a garanzia del rispetto delle regole ed è anche ciò che oggi rende difficili i controlli, perché manca personale negli enti e permangono difficoltà di interazione fra addetti e le Procure. Tutto resta invariato, viene solo introdotto un intervallo biennale per le verifiche, assolutamente non tassativo e nulla si fa per accorciare i tempi di comunicazione fra Procure, Prefetture e i Comuni su riscontri istantanei di sentenze di condanna o patteggiamenti nel frattempo intervenuti. L’idea di un’anagrafica dei nuclei famigliari residenti negli alloggi su cui compiere verifiche ispettive non è stata nemmeno contemplata, né lo scambio trimestrale di dati sulle sentenze di condanna”.

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