CEMENTIFICIO CAGNANO: DI STEFANO, ”CSS? RIFIUTI SOTTO MENTITE SPOGLIE”

17 Ottobre 2017 12:07

L'Aquila - Politica

CAGNANO AMITERNO – Il cementificio di Cagnano Amiterno si appresta all’uso del Css (combustibile solido secondario) e si alternano preoccupazioni (tra gli abitanti e lavoratori) e rassicurazioni (istituzioni e proprietà). La cosa non è nuova e non è neppure la prima volta che ciò accade poiché l’allora Sacci (oggi Cementir sacci per via dell’attuale e nuova proprietà) provò a usare il Cdr (combustibile derivato dai rifiuti): tentativo fallito per l’opposizione del sottoscritto che all’epoca era sindaco di Cagnano nonostante la compiacenza della Provincia a cui erano delegate le materie ambientali da parte della Regione. Oggi non si tratta del Cdr ma del Css; una delle tante mirabolanti evoluzioni delle leggi italiane giacché la preoccupazione maggiore è come aggirare l’effetto Nimby facendo scomparire la parola 'rifiuti' da nome e dall’acronimo che ne deriva. Ci ha pensato il decreto Clini (n. 22 del 14/03/2013) che considera il Css un prodotto e non un rifiuto ma da lì viene perché il Css è ottenuto dalla componente secca dei rifiuti urbani non pericolosi e speciali non pericolosi (plastica, carta, fibre tessili ecc.)”.

Così in una nota Pietro Di Stefano, ex assessore alla Ricostruzione del Comune dell'Aquila che ha aderito all'associazione Globuli Rossi, fondata dall'ex presidente del Consiglio comunale, Carlo Benedetti.

“Perché questo? Perché come dice l’Istat nel suo rapporto 2014 su 'Popolazione e ambiente: comportamenti, valutazioni ed opinioni' c’è un abisso di consenso e di agibilità politica tra l’idea di avere vicino alla propria casa un termovalorizzatore (dove si bruciano i rifiuti) e quella di un impianto storico come un cementificio o una centrale termoelettrica che oggi potrebbero accogliere il Css”, spiega Di Stefano.





“Al tempo del Cdr ebbi un fronte contro che tentava di rassicurarmi sulla sua assoluta non pericolosità, oggi gli esperti dicono che il Css è sicuro e migliore rispetto al Cdr: ne deduco che allora avevo ragione da vendere a non fidarmi”.

“E non mi fido neppure oggi”, continua Di Stefano, “perché, da quello che si legge, a parte le rituali rassicurazioni da parte degli stessi attori del 2013 (il tempo della delibera del Giunta regionale n. 923 del 9.12.2013) più altri naturalmente cambiati, nulla di nuovo emerge”.

“Il Css è migliore del carbon coke, questo significa che a Cagnano non sarà più utilizzato il carbone? Ci sarà un sistema di monitoraggio costante della qualità dell’aria con i dati che vengono certificati dall’Arta? (Lo chiedevo sin dagli anni ’90 ma l’allora Sacci si è ben guardata dal metterlo in pratica nonostante le intese sottoscritte e le rassicurazioni verbali)”.

“Ci sarà un investimento in loco da parte della proprietà che rafforzi il lavoro diretto e indotto? Il sottosegretario Mario Mazzocca nei primi tempi del suo insediamento aveva dato rassicurazioni che avrebbe revocato la delibera della Regione che dava il via all’incenerimento del Css a Cagnano. Quella revoca non è mai arrivata, un motivo in più per non fidarsi affatto”.





“'Scendo a petto nudo a dire quello che pensa il territorio. Diciamo no alla riattivazione industriale del cementificio. Diciamo no anche ai morsi urbanistici per quanto riguarda quell'area perché Pescara ha già dato' sono le parole del presidente della Regione Luciano D’Alfonso pronunciate il 6 ottobre scorso a proposito del cementificio di Pescara. Anche Cagnano ha già dato e non si provi a barattare la salute con i posti di lavoro perché torneremo alle barricate di sessantottina memoria”.

“Siamo aperti alla discussione e le persone si rassicurano con strumenti seri, non si ricattano e neppure ci si approfitta delle strutturali debolezze inferte dal tempo”, conclude Di Stefano.

 

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