CENTRI DI RICERCA DA 2 ANNI SENZA STIPENDI, I SINDACATI CONTRO PEPE, ”RESTA DISTANTE”

3 Maggio 2017 19:33

Regione -

L’AQUILA – “I lavoratori dei centri di ricerca regionali del settore agro alimentare sono allo stremo, hanno perso il conto delle retribuzioni arretrate che superano i 24 mesi al Cotir di Vasto e i 10 mesi al Crab di Avezzano”.

Così in una nota Cgil, Cisl e Uil, sulla situazione dei centri di ricerca Cotir e Crab che vedono una cinquantina di lavoratori ormai allo stremo.





I rappresentanti della Fai Cisl, Feliciantonio Maurizi, della Flai Cgil, Ada Sinimberghie, e della Uila Uil, Moreno D’Anastasio, attaccano la Regione e l’assessore al ramo Dino Pepe minacciando azioni di protesta clamorose.

“Il tanto decantato progetto di riordino che, secondo la Regione, doveva portare, entro sei mesi dalla nomina dei commissari liquidatori, alla razionalizzazione e all’istituzione del centro unico, a distanza di quasi 3 anni non ha prodotto nulla se non il peggioramento delle situazioni debitorie degli enti e l’aggravarsi delle condizioni, già disperate, dei dipendenti”, spiegano i tre esponenti.

“Le organizzazioni sindacali, in questi giorni, stanno invano cercando di interloquire con l’assessore Dino Pepe, chiedendo di essere convocate, senza alcun esito – sbottano – Sembra quasi che il problema della sopravvivenza dei centri di ricerca e della tutela dei lavoratori che vi svolgono la propria opera sia una questione irrilevante agli occhi del governo regionale, una seccatura dalla quale è preferibile tenersi a debita distanza”.





Secondo i tre, “eppure i ragionamenti e i percorsi a fatica portati avanti con grande senso di responsabilità dal sindacato, nel confronto con la Regione e gli impegni presi, potevano e dovevano condurre a un risultato che si riteneva condiviso, cioè dar vita a un unico centro finalmente in grado di garantire quel lavoro di ricerca ed innovazione tanto necessario alle imprese agro alimentari abruzzesi, in una logica di crescita e sviluppo di un settore strategico per l’economia regionale, salvaguardando i livelli occupazionali”.

“Lo scenario più probabile all’orizzonte è quello della chiusura dei centri con conseguente perdita di posti di lavoro con dispersione di alte professionalità, smantellamento della ricerca applicata in agricoltura e depauperamento del patrimonio pubblico”, concludono.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: