CHIETI – Il prossimo 27 maggio i detenuti della casa circondariale di Chieti debutteranno nel teatro dell’istituto con Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello.
La difficile commedia dello scrittore agrigentino, insignito del Nobel nel 1934, è stata affrontata in un intenso percorso artistico ed emotivo dalla regista Paola Capone e dai 18 detenuti ristretti nella casa circondariale di Chieti, in un lavoro articolato e complesso che è durato quasi un anno, 12 mesi durante i quali tutti, regista, operatori, detenuti hanno messo in gioco loro stessi accettando una sfida che, in qualche momento, è sembrata più grande di sé e delle proprie risorse.
La preparazione allo spettacolo ha coinvolto non solo i detenuti e la regista Capone, appassionata ed esperta di teatro e il personale dell’Istituto penitenziario, a partire dal direttore Giuseppina Ruggero.
Sono ormai 5 anni che il laboratorio teatrale del carcere di Chieti si chiude con una rappresentazione finale, “sempre applaudita, sempre emozionante, sempre faticosa ( e speriamo che sia così applaudita e così mirabile anche quest’anno – afferma Stefania Basilisco, responsabile area educativa della casa circondariale – Eppure ogni anno sembra la prima volta e ci si ritrova a combattere con le stesse paure, pensando fino alla fine “quest’anno è più dura degli altri anni; quest’anno i detenuti sono meno attori e più detenuti, quest’anno non ci presteranno i mobili, quest’anno la polizia penitenziaria è meno flessibile, quest’anno il parrucchiere gratis non viene, quest’anno con l’aumento del costo della vita, i costumi al mercato costano di più”.
“Alla fine se c’è una cosa che possiamo dire con certezza è che per il teatro, l’esperienza accumulata non serve, si soffre sempre, ogni anno in un modo diverso, ogni anno un pochino di più”, aggiunge.
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