CINECRITICA: ”IMMATURI” FA DISCUTERE, UNA REPLICA ALLA RECENSIONE

2 Febbraio 2011 12:13

L'Aquila -

L’AQUILA – La mordace “Cinecritica” proposta ieri da AbruzzoWeb sul film “Immaturi” di Paolo Genovese ha interessato i lettori, che l’hanno letta in massa e commentata sulla nostra vetrina nella rete sociale di Facebook.

Pareri favorevoli, ma anche pareri contrari, come per ogni buona critica, che deve dividere. E un parere moderatamente contrario alle stilettate dell’autore del pezzo, Luca Fabbri, è quello del cronista del quotidiano Il Messaggero ed esperto di cinema, Antonio Di Muzio, che ha voluto scrivere alla redazione, alimentando un dibattito interessante sulla qualità e sulla redditività del cinema italiano, sull’importanza del timoniere, il regista, e degli indirizzi che un critico deve saper dispensare, oltre alle bocciature.

Ospitiamo volentieri il suo intervento. (red)

di Antonio Di Muzio

“Immaturi”. Immaturi come certi… giudizi su un brutto cinema italiano che tranne in rare occasioni rispolvera i vecchi fasti dei grandi autori.

Il cinema italiano da un lato è in crisi gravissima, dall’altro lato incassa sempre di più ai botteghini.

Ma come si sa “audience” non è solitamente sinonimo di qualità. Anzi.

In tv impazzano Grandi fratelli, Isole, Amici, Uomini e donne, Poste per te, ma anche Vieni via con me oppure un monologo strepitoso di Marco Paolini o una garbata fiction con la Littizzetto hanno il loro grande successo.

Quindi bisogna saper scegliere e cercare di indirizzare l’utente su un prodotto giusto.





La conclusione su Immaturi è giusta: è un film da evitare come la peste.

Quali sono le motivazioni e quali sono le cose da vedere allora? E qui casca l’asino.

Il critico, l’informatore o chi fa una semplice recensione deve anche cercare di indirizzare sulla retta.

Far capire cosa è bello e cosa non lo è. Altrimenti siamo al punto di partenza.

L’estetica a qualche cosa servirà. Altrimenti è… qualunquemente qualunquismo (per parlare con il linguaggio di Albanese). È come rispondere alla domanda. “Perché l’Italia è un paese dove va tutto a rotoli?. Perché l’80 per cento non si lava le mani prima di pranzare”.

Passando al cinema. Non si può dire che Immaturi è un filmaccio perché ci sono Littizzetto, Bova, Bobulova, Scamarcio e compagnia bella e negli States ci sono Damon, Law, Cruz. Oppure Bisio è il miglior attore d’Italia.

Fermo restando che Damon, Cruz e Law non sono grandi interpreti, ma risultano grandi interpreti quando dietro alla macchina da presa c’è un autore con la a maiuscola.

Sono gli autori o i grandi registi che fanno i grandi attori. Si chiama la Politica degli autori, la Politique des auteurs, la corrente di pensiero forgiata dagli esponenti della Nouvelle Vague negli anni ’50.

La messa in scena è la qualità sostanziale del cinema. E quindi l’autore è il plasmatore di attori. Clint Eastwood non era una grande attore. Lo è diventato con Sergio Leone. Grace Kelly non era una grande attrice è diventata una grande interprete con Hitchcock.

Tornando terra terra, Immaturi non è un film perché non c’è l’opera del regista.





Paolo Genovese l’ho conosciuto qualche anno fa. Era il partner artistico di Luca Miniero (il regista di Benvenuti al Sud) e sono stati grandi autori di pubblicità e cortometraggi pluripremiati in Italia e all’estero.

Genovese, cosi come Miniero, sono due buoni registi. E allora perché il film di Genovese non è riuscito? Perché la produzione così vuole. Le produzioni impongono ai registi un’accozzaglia di attori in voga per fare incasso.

E quindi il regista più che il regista deve fare il… domatore per mettere d’accordo tante… stelle.

E poi escono al cinema, Immaturi, manuali d’amore, maschi e femmine e viceversa, etc.

I grandissimi registi italiani (ora si possono contare sulle dita di una mano: tra gli altri spiccano Sorrentino, Garrone, Moretti, Bellocchio, Martone, Amelio) impongono gli attori. Dirigono gli attori.

Il tanto disprezzato Scamarcio è “diretto” in mine vaganti di Ozpetek (che non è un grandissimo, ma è un buon regista), è invece “subìto” in Manuale d’amore.

Ecco perché Immaturi è un film da evitare come la peste. Non certo perché non c’è Bisio o Matt Damon.

Ma perché c’è la produzione Medusa che vuole così: Incassi record, qualità infima. Sarebbe bello aprire un dibattito su questo tema.

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