CINEMA: BELLOCCHIO, DAI PUGNI IN TASCA AI BEI SOGNI ”IL ’68, LA RIVOLUZIONE E IL RAPPORTO CON MIA MADRE”

di Loredana Lombardo

16 Novembre 2016 09:30

L'Aquila - Cultura

L’AQUILA –  Un grande del cinema italiano, un regista dalle mille sfaccettature. 

Marco Bellocchio è fresco reduce dall’appuntamento ''Dialoghi con il cinema'', eventi legati al L’Aquila film festivall, all'auditorium del Parco, in un appuntamento all'interno delle attività culturali dell'Università dell'Aquila, con referente il professor Massimo Fusillo.

Ad essere proiettati, i film I pugni in tasca e Nel nome del padre, entrambi della fase giovane del regista, poi Buongiorno, notte, sul rapimento di Aldo Moro, e La bella addormentata, incentrato sulla triste vicenda che vide protagonista la giovane Eluana Englaro.

“I pugni in tasca – racconta Bellocchio ad AbruzzoWeb – è un film di denuncia, allineato completamente al periodo storico in cui l’ho girato, intriso di ribellione nichilista, in piena rivoluzione del ‘68”.





“Da ragazzo – aggiunge – avevo i miei idoli, tra questi c’era Lenin, ero un rivoluzionario ma senza aver mai scelto la strada della violenza, semmai con prudenza e una buona dose di ironia”.

Un film sulla rivoluzione, insomma, che ha cambiato la mentalità di molti coetanei del regista e ha ribaltato tanti concetti tipici della società borghese del dopoguerra ma, come ci tiene a precisare ancora, “anche un film che presentava una classica famiglia, piena di difficoltà, ancorata però al concetto di nucleo tipicamente borghese e le cui maledizioni poi sfociano in tragedia”.

“Un concetto che rifiuto – prosegue – quello della famiglia, insieme alla religione, perché lo reputo assolutamente superato”.

Per Bellocchio, dunque, non esiste la famiglia tradizionale oggi, così come la si possa immaginare, eppure le sue origini affondano proprio lì: sette fratelli, la casa di famiglia a Bobbio, nel Piacentino, l’autografo di Benito Mussolini incorniciato in sala, che si complimenta per la numerosa prole.

La stessa Bobbio che sarà presente in molti lavori di Bellocchio, utilizzando proprio la casa di famiglia come set.





“Sono molto legato alla mia terra, anche se i legami cambiano con il tempo, maturano, si evolvono, crescono, restano in ogni caso dentro di noi”, spiega in merito il regista.

“Proprio questo – continua – i fratelli, il padre avvocato e una  madre molto religiosa, la mia per esempio, forse a causa di questi grandi numeri non è stata in grado di darci affetto, amore, e questo io l’ho sentito molto ne I pugni in tasca e cinquant'anni dopo con la trasposizione cinematografica del libro di Massimo Gramellini ,Fai bei sogni“, che poi è il suo ultimo film, uscito nelle sale italiane il 10 novembre, ben accolto dalla critica, una sorta di punto di rottura con l’altra pellicola di fine anni '60, come se il regista avesse voluto recidere il cordone ombelicale con la madre.

“Il protagonista di Fai bei sogni – spiega – perde la madre da bambino e questo dolore terribile lo dilania, ma lo fa crescere e lo fa diventare uomo. Io ho perso la mia in età adulta, ma ci sono situazioni che le porti dentro comunque, anche alla fine di una vita stessa”.

“In ogni caso – conclude – con quest’ultimo lavoro ho pareggiato un conto, la figura materna de I pugni in tasca muore tragicamente, proprio per mano di un figlio, la mamma di questo film è invece scomparsa in circostanze naturali ma il figlio la porta con sé. Mi rendo conto adesso che ho avuto bisogno per anni di riportare anche solo un cenno di qualcosa che fosse legato al personale. Ora la mia fantasia è libera e può lavorare e applicarsi su storie lontane”.

 

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI:


    Abruzzo Web