COMMERCIO AMBULANTE: OLTRE 4 MILA MICROIMPRESE IN ABRUZZO, MILLE A PESCARA

26 Agosto 2019 07:30

Regione -

L'AQUILA – Con oltre 183mila operatori, il 22% delle imprese commerciali del Paese, al 30 giugno scorso il commercio ambulante si conferma come un canale di vendita sempre più complementare sia al dettaglio in sede fissa che alla grande distribuzione.

A disegnare la mappa del fenomeno sono i dati elaborati da Unioncamere-InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio.

In Abruzzo, in particolare, sono 4.424 le microimprese ambulanti e tra i comuni italiani con oltre 500 imprese c'è anche Pescara che ne conta 942. Tra le città e le province abruzzesi è quella in cui si registra una netta prevalenza di titolari provenienti dal Senegal che con 298 attività, rappresentano il 31,6 per cento del totale degli ambulanti della città.





Per quanto riguarda il territorio provinciale, Chieti può contare su un numero importante di imprese ambulanti, in questo caso però prevalentemente a gestione italiana. Ne sono 541 e rappresentano il 73 per cento del totale. Anche all'Aquila prevalgono le microimprese ambulanti con titolare italiano: sono 310, il 74,8 per cento del totale.

La fotografia scattata sul mondo dell’ambulantato mette in evidenza 6.500 comuni della Penisola con almeno un’impresa ambulante, ma poco meno di 40 quelli che possono contare almeno su 500 attività economiche: poco più di 58mila operatori che rappresentano il 32% di tutto l’universo delle aziende del commercio “itinerante”.

Il Registro delle imprese mostra che tra i 37 Comuni con più di 500 imprese di commercio ambulante, la graduatoria per peso percentuale pone sul podio più alto Castel Volturno (in provincia di Caserta), dove 2 imprese su 3 sul totale delle imprese commerciali del territorio è ambulante.

A seguire, troviamo San Giuseppe Vesuviano (Napoli) con il 58,5% e Quartu Sant’Elena (Cagliari) dove si sfiora il rapporto uno a due (49,2%). Subito dopo, con percentuali superiori al 40% di rappresentatività dell’imprenditoria del commercio “itinerante” rispetto a quello totale, seguono i Comuni di Lamezia Terme (Catanzaro) con il 49%, Lecce (47,4%) e Agrigento con il 47,2%.





Se a trainare il settore è la forte presenza di operatori stranieri tra gli imprenditori (di poco inferiore alle 100mila unità, il 56% del totale), l’analisi territoriale svela però un’Italia dai profili variegati, con realtà in cui la quota di ambulanti italiani è schiacciante rispetto a quella dei colleghi stranieri. Ad Andria, il 95,3% dei titolari di impresa del commercio ambulante è italiano, ad Enna l’82,1% e anche in grandi città si assiste allo stesso fenomeno: a Bari (oltre il 78,7%) e Brindisi (con il 70,6%) ma anche a Torino, dove gli ambulanti italiani sono il 66,6% dei titolari di esercizi mobili.

All’altro estremo, i territori con minore presenza di imprenditori ambulanti nati in Italia sono le province di Catanzaro (solo il 20,5% rispetto al totale), Reggio Calabria (21,3%) e Caserta (23,1%).

Tra i paesi di provenienza degli ambulanti stranieri, quello che presenta di gran lunga il maggior numero di imprenditori è il Marocco (36mila) che concentra quasi il 40% degli ambulanti stranieri a livello nazionale. Seguono a distanza Senegal e Bangladesh, con consistenze analoghe (circa 15mila imprese).

Sotto il profilo settoriale si rileva un peso significativo dell’ambulantato non alimentare ed in particolare il comparto abbigliamento che, nelle sue diverse suddivisioni, rappresenta il 38% del comparto. Al secondo posto, staccata di alcuni decimi di punto, viene la categoria “altri prodotti” (tra cui fiori, cosmetici, detersivi, chincaglieria) con il 37,3% delle attività, e solo al terzo posto il settore alimentare, il cui contributo si ferma al 18,5% di tutti gli esercizi ambulanti (con prevalenza della componente legata ai prodotti ortofrutticoli).

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