CONCORSO ASL L’AQUILA: UNA PRECARIA, ”PROVA SVOLTA PER FAVORIRE ‘ELETTI”’

di Marco Signori

10 Febbraio 2016 08:00

L'Aquila - Cronaca

L'AQUILA – “Al concorso ho assistito ad una situazione di irregolarità inaccettabili e il mio stato d'animo ne continua a risentire in quanto credevo che almeno in questi casi le istituzioni garantissero una maggiore serietà. So che ai concorsi purtroppo non è sempre tutto 'trasparente', ma un conto è saperlo un conto è viverlo. È vergognoso!”.

È lo sfogo di una delle precarie della Asl Avezzano-Sulmona-L'Aquila che ha partecipato, senza superarlo, al discusso concorso per 4 posti a tempo indeterminato, poi diventati 105, di operatore socio sanitario, che denuncia come la prova scritta sia stata svolta “palesemente per far passare 'gli eletti'”.

La donna è una dei circa cento concorrenti che tramite gli avvocati Mario Angelo Candido e Francesco Di Genova, hanno denunciato irregolarità nello svolgimento della prima prova scritta, il 28 luglio scorso al palaghiaccio di Roccaraso, e presentato ricorso al Tar, che si esprime proprio oggi.





“Per una madre con 3 figli piccoli, con un mutuo con rata di 700 euro al mese ed un marito disoccupato da ben 3 anni, la situazione è gravosa – dice ad AbruzzoWeb – Sono una mamma di tre bambini piccoli. Sono occupata da 2 anni e mezzo presso la Asl, in situazione di precaricato con contratto rinnovato con cadenza bi-trimestrale. Il mio nome è tra i non ammessi, questo significa che tra qualche mese al massimo sarò senza lavoro. Verrò licenziata”.

“Al giorno d'oggi – dice la donna – la speranza di una stabilizzazione è incerta, molto incerta. Dovrei rassegnarmi e pensare che evidentemente io non sono stata abbastanza 'brava', che tutte le le persone che invece sono state ammesse sanno fare il mio lavoro, il lavoro al quale sono totalmente dedita da molti anni ormai, meglio di me? Mi dispiace ma no! Non posso!”.

“Dovevo 'parlare prima'? Dopo mesi di studio, nottate passate sui libri, quella mattina dovevo far saltare tutto? Non ce l'ho fatta – si sfoga – Ho sperato, mi sono illusa evidentemente, che nonostante tutto sarebbero stati onesti dopo. Non potevo rischiare di rendere vani tutti i sacrifici fatti durante i mesi di preparazione. Discorso che valeva per me e per tutti i colleghi partecipanti al concorso in questione”.

“Ora mi ritrovo esclusa ed il modo in cui è stata svolta la prova scritta, palesemente per far passare 'gli eletti', insieme al fatto che rischio l'unico mezzo di sostentamento della mia famiglia mi danno la forza di lottare. Cosa mangeranno i miei figli? Sono una donna di fede, ma la preghiera basterà questa volta a risolvere la mia situazione? È giusto impegnare le misere risorse economiche per pagare la parcella di un avvocato per risolvere questa situazione?”.





“Non credo sia giusto, ma devo farlo”, conclude, facendo appello all'azienda sanitaria e alle istituzioni.

L'avvocato Candido, intanto, dalle pagine di questo giornale ha messo in dubbio anche la legittimità dell'ampliamento del numero delle persone da assumere. “Ritengo che l'azienda avrebbe dovuto dare avviso che il concorso avrebbe dato utile esito non per 4 ma per un numero maggiore di concorrenti – ha detto – in secondo luogo bisognerà che questa soluzione faccia i conti con le procedure di mobilità obbligatoria che hanno la precedenza sui concorsi”.

Tra le irregolarità denunciate al concorso, la possibilità di entrare e uscire dall'aula durante lo svolgimento della prova, la possibilità di utilizzare i telefoni cellulari e di cambiare la risposta alle domande del questionario prima della consegna.

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