PRIMO VERDETTO DI SECONDO GRADO SUI 20 PROCESSI DELLA MAXI INCHIESTA

CROLLO CONVITTO: STANGATA IN APPELLO, 2 ANNI DI CARCERE A DIRIGENTE ASSOLTO

16 Giugno 2014 17:34

L'Aquila - Cronaca

L'AQUILA – La Corte d'Appello dell'Aquila stanga i due imputati per il crollo del Convitto nazionale nella notte del terremoto del 6 aprile 2009, annullando un'assoluzione e confermando una condanna in primo grado nell'ambito del processo per il crollo della scuola in cui persero la vita 3 minorenni.

Si tratta del primo pronunciamento dei giudici di secondo grado sui 20 processi scaturiti dalla maxi inchiesta sui crolli della procura della Repubblica che aveva aperto oltre 200 filoni di indagine.

Il collegio presieduto da Luigi Catelli, giudice Flavia Grilli, relatore Aldo Manfredi, ha infatti confermato la condanna a 4 anni di reclusione nei confronti dell'ex preside del Convitto, Livio Bearzi, e, riformando la sentenza di primo grado, ha condannato anche il dirigente della Provincia dell'Aquila Vincenzo Mazzotta a 2 anni e 6 mesi di reclusione.

L'avvocato dell'ex dirigente scolastico, Paolo Guidobaldi, annuncia già ad AbruzzoWeb l'immediato ricorso in Cassazione, non appena verranno depositate le motivazioni, entro il prossimo 15 luglio.

La sentenza di primo grado era stata emessa il 27 dicembre 2012 quando Bearzi fu condannato a 4 anni mentre Mazzotta venne assolto.

Le accuse, per entrambi, erano di concorso in omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.





Nel terremoto del 6 aprile 2009 al Convitto rimasero uccisi tre minorenni, Luigi Cellini, 15 anni, di Trasacco (L'Aquila) e due giovani della Repubblica Ceca, Ondreiy Nouzovsky, (17) e Marta Zelena (16), mentre altri due rimasero feriti.

Il sostituto procuratore generale Ettore Picardi aveva chiesto la conferma della sentenza nei confronti di Bearzi e la condanna per il dirigente della Provincia a 2 anni e 8 mesi.

Nel processo di fronte al giudice monocratico Giuseppe Grieco, i pm Fabio Picuti e Roberta D'Avolio avevano chiesto la condanna a 4 anni di reclusione per entrambi gli imputati.

I giudici d'appello hanno inoltre condannato i responsabili civili del Convitto e il ministero dell'Istruzione al risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede.

Bearzi era stato condannato anche all'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici oltre al pagamento di una provvisionale di 200 mila euro.

Stando all'accusa, il preside non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura ai restauri.

Inoltre non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza.





Tra le accuse al preside la mancata evacuazione dell'edificio realizzato oltre un secolo fa.

L'AVVOCATO DI BEARZI: “ANDREMO IN CASSAZIONE”

“Le sentenze non si commentano, si impugnano, e si ricorre, come avverrà in questo caso, in Cassazione”.

Così ad AbruzzoWeb l’avvocato Paolo Guidobaldi, che assiste l’ex preside del Convitto nazionale dell’Aquila, Livio Bearzi, annuncia il ricorso al giudizio di legittimità dopo la sentenza di Appello che conferma, per il suo assistito, la condanna a 4 anni di reclusione per omicidio colposo e disastro colposo.

“La valutazione tecnica è stata fatta dai magistrati a cui va il nostro rispetto e ringraziamento – dice Guidobaldi – Non conosco le motivazioni, le attendiamo per ricorrere in Cassazione. Il Collegio si è preso fino al prossimo 15 luglio per il deposito. Da quel momento sapremo”.

Guidobaldi insiste sull’innocenza del suo assistito, “nutro fiducia nella giustizia, ritengo che il dirigente scolastico abbia fatto a suo tempo tutto quello che era conforme a legge, la sua posizione verrà chiarita”.

Il legale non si esprime, invece, sulla condanna a 2 anni e 6 mesi dell’altro imputato, il dirigente provinciale Vincenzo Mazzotta, in riforma dell’assoluzione in primo grado. “Mi astengo perché invaderei la sfera giuridica del collega”, taglia corto.

Quanto a Bearzi, Guidobaldi spiega di averlo sentito brevemente, “gli ho accennato la sentenza ma nella concitazione si è manifestata solo l’idea del ricorso in Cassazione. Aspettiamo le motivazioni, lo dovrò incontrare e valuteremo una serie di aspetti”, conclude. (alb.or.)

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