CURE PER AUTISMO: LE ASL NON APPLICANO LEGGE 135, ARRIVA VALANGA DI CAUSE CIVILI

15 Giugno 2017 07:00

Regione -

L’AQUILA – Essere costretti ad andare per le vie legali per costringere le Asl ad applicare una legge dello Stato, e godere di un diritto.

È quello che incredibilmente stanno facendo sempre più famiglie abruzzesi per ottenere le cure e l’assistenza per i loro figli autistici, come previsto dalla legge 35 del 2015, del governo di Matteo Renzi, con cui finalmente la patologia è stata inserita nei cosiddetti Lea, i livelli essenziali di assistenza, imponendo con ciò a Regioni e Asl di garantire prestazioni sanitarie gratis e cure personalizzate.

Ma visto che la Regione Abruzzo come del resto quasi tutte le altre Regioni non si sono attrezzate a ottemperare a questo obbligo, due famiglie, su iniziativa di Autismo Abruzzo onlus, di cui è presidente Dario Verzulli, si sono rivolte al giudice civile, vincendo già due cause al tribunale di Teramo il 13 aprile e al tribunale di Chieti il 25 maggio. I giudici con un’ordinanza urgente hanno imposto alle Asl competenti di assicurare l’integrale copertura economica per le terapie riabilitative a domicilio.

Sono ora in arrivo altre cinque cause civili, al tribunale di Vasto e a quello di Pescara.





Sarà solo l’inizio di una valanga: le persone autistiche sono circa 2 mila in Abruzzo, ma solo un quarto di esse hanno la possibilità di fruire della terapia riabilitativa, garantita appunto dalla legge 135, nei pochi centri di riabilitazione delle Asl, quelle dell’Aquila, Pratola Peligna, Teramo e Vasto.

“In effetti – commenta Verzulli ad Abruzzoweb – la situazione ha del paradossale. In un paese normale familiari che già vivono una situazione di disagio e fatica, non dovrebbero essere costretti pure ad andare dal giudici per obbligare la loro Asl ad applicare una legge dello Stato”.

Strada paradossale ma obbligata, viste le difficoltà della Regione e delle Asl nel recepire e applicare la legge 135.

“La Regione ci appare davvero un ente pachidermico, la legge 135 è entrata in vigore a settembre 2015. È trascorso oltre un anno e mezzo, e da allora sta ancora approfondendo la questione, sta studiano le modalità di applicazione. Quando tutto sommato era tutto molto semplice: bastava raddoppiare i centri di riabilitazione intensiva. Ma su questo fronte si registra un surreale immobilismo. Ad esempio il sindaco di Chieti Umberto Di Primio aveva chiesto alla Asl di utilizzare un edificio della Regione per aprire un centro di cui Chieti come del resto la popolosa Pescara è ancora sfornito. Incredibilmente non è arrivata nessuna risposta”.





Eppure aprire almeno altri cinque centri, per le casse regionali, rappresenterebbe una spesa modesta.

“Il centro di riabilitazione aquilano per fare un esempio ha un costo di 400 mila euro l’anno, con 20 utenti e 12 addetti a tempo indeterminato. Altri 5 centri analoghi avrebbero dunque un costo complessivo di 2 milioni di euro l’anno. Ma nello stesso tempo si può risparmiare un cifra pressoché identica, tagliando le provvigioni ai centri di riabilitazione privati, che a parità di costo coprono molte meno utenze”.

Oppure si può potenziare il servizio domiciliare, che, sottolinea Verzulli, “è anch’essa una buona soluzione, perché operatore sanitario insegna anche a come muoversi e a gire ai genitori che troppo spesso sono impreparati a far fronte ad una patologia complessa e diversificato da caso a caso come l’autismo”.

Una cosa è certa: grazie alla rivoluzionaria legge 134 le Asl dovranno garantire con le buone e le cattive, il diritto di cura e assistenza alle persone autistiche. La loro lentezza e inefficienza non farà che aumentare i costi di spese legali, per cause civili perse già in partenza.

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