ELEZIONI: ”IO CITTADINA COSTRETTA A NON VOTARE”, I DUBBI DI UNA LETTRICE

10 Febbraio 2018 16:01

L'Aquila - Politica

L’AQUILA – “Ci sono troppi interessi privati e privilegi per pochi, senza trascurare i tanti conflitti d’interesse. Come faccio ad andare a votare?”. 

La domanda, con molta probabilità nella mente di molti degli aventi diritto al voto che il 4 marzo prossimo saranno chiamati a esprimere la loro preferenza alle urne, è rivolta da una privata cittadina residente in una frazione dell’Aquila, a se stessa ma anche al pubblico.

L’ha affidata infatti alle pagine di AbruzzoWeb con una lettera, insieme ad altre riflessioni sulla politica e sulle tante sfaccettature e complicazioni della società odierna che la politica stessa avrebbe dovuto, nel corso degli anni, e dovrebbe cercare, in futuro, di risolvere.

“Come un pettirosso che in inverno ha fede e saltella in cerca di cibo, così piena di entusiasmo mantengo la mia fermezza nel credere di poter amministrare in modo diverso il mio Paese” è il pensiero espresso dalla signora Maria Scarsella che si definisce “una cittadina costretta a non votare” , in una fredda giornata dell’inverno aquilano, mentre al mattino si appresta a iniziare la giornata accompagnata da mille dibattiti e tribune politici, di cui i programmi televisivi in questo periodo pre elettorale sono pieni.





LA LETTERA COMPLETA

Apro la finestra. Il gelo è pungente. Uno spettacolo stupefacente, però, si svela ai miei occhi. Un pettirosso saltella e becca l’erba gelata del mio giardino. Fa fatica; insiste e i fili d’erba finalmente cedono e lo ristorano con qualche briciola. Appagata dalla bella visione mattutina preparo la colazione e accendo la televisione. C’è un dibattito politico. Ascolto e l’incanto di poco prima finisce in un attimo e il mio cuore comincia a palpitare, fortemente. 

Le parole degli aspiranti mi offendono e mi danno un gran dolore. Promesse, solo promesse e un reciproco parlarsi addosso! C’è chi toglierebbe quello, chi darebbe quell’altro, chi non sa cosa inventare per conquistarsi il primo posto nel palcoscenico delle lusinghe. Ascolto perché vorrei ritrovare la fiducia nella politica ed esprimere il mio voto con serenità.

Immagino di essere al loro posto. Sono piena d’entusiasmo e penso al pettirosso: ha fede, tanto che va in cerca di cibo saltellando. Non è facile andare controcorrente ma la mia tempra è montanara, abituata alle difficoltà. Mantengo il mio entusiasmo, la mia fermezza nel credere di poter amministrare in un modo diverso il mio Paese. Mi sento promotrice di nuove idee perché oggi la politica è fortemente in crisi. 

Non voglio ingannare gli elettori ma incoraggiarli a concorrere alla formazione di una diversa classe politica fatta di donne e uomini  pieni del senso dello Stato; non più voltagabbana pronti a mutare le idee per esclusivo vantaggio personale. Voglio ridare la sacralità al mio Paese, oggi amministrato con logica aziendale. Voglio stupire, accendere ancora gli entusiasmi, sentirmi italiana inserita, però, in un contesto europeo ed internazionale.





Inizio così a elencare tutte le situazioni da affrontare per allontanare l’Italia dal precipizio ormai prossimo: il diritto al lavoro; evitare le calamità naturali; risanare l’ambiente; prevenzione su tutti i luoghi di lavoro; sicurezza sulle strade; attenzione agli anziani, ai disabili, agli immigrati, ai senza tetto, ai carcerati. Far riemergere l’economia sommersa che vale 208 mila miliardi; arrestare il traffico degli stupefacenti, della prostituzione, del gioco d’azzardo; fare la lotta alle mafie.

Dare spazi vitali ai giovani per allontanarli dalla droga, dal bullismo, dall’anoressia e da tutte le altre patologie. Diritto allo studio. Non costringere le persone a trovare lavoro all’estero. Combattere l’evasione fiscale. Ripensare le retribuzioni e i privilegi dei parlamentari perché la Carta Costituzionale non fa alcun riferimento al trattamento economico e pensionistico dei politici e, all’epoca essere chiamati “Onorevoli” aveva un significato ben preciso. Avere attenzione per tutti i lavoratori che operano in situazioni di gran difficoltà. L’acqua come bene essenziale e non merce. La sanità non più come azienda. Concorrere ad evitare i conflitti nel mondo. Non costruire e vendere armi per le ostilità.

Accorciare le troppe differenze tra le retribuzioni dei top manager, dei sindacalisti, dei politici da   quelle dei salari di gente comune. Non avere la possibilità di migrare in altre fazioni politiche senza decadenza dal mandato precedente. La presidenza e la direzione in posti strategici devono essere affidate per competenza e non per spartizioni partitiche.

Ci sono troppi interessi privati e privilegi per pochi, senza trascurare i tanti conflitti d’interesse. Come faccio ad andare a votare? Mi chiedo: dove è finito il nostro gran patrimonio culturale? Perché si saccheggia continuamente la bellezza della nostra terra? Non ricordiamo mai i nostri martiri che hanno dato la loro vita per salvarci dalle mafie e dalle tante barbarie che dissolvono continuamente la nostra democrazia impoverendo il nostro Paese.

Utopia? No! È solo desiderio di vivere pienamente, felice di poterlo fare in un posto d’incanto: l’Italia!

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: