PRESIDENTE REGIONE LAZIO SCRIVE A D'ALFONSO CHE HA IMPUGNATO AL TAR ASSEGNAZIONE A FRASCATI, ''COSI' SI RISCHIA DI BLOCCARE TUTTO PER ANNI''

ESPERIMENTO ”DTT” ENEA, LAZIO E ABRUZZO AI FERRI CORTI: ZINGARETTI, ”RITIRATE RICORSO!”

4 Luglio 2018 20:00

Regione - Politica

PESCARA – Esplode lo scontro tra il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e quello abruzzese Luciano D’Alfonso, intorno alla localizzazione contesa del dove sio dovrà realizzare l'esperimento Dtt (Divertor tokamak test), sulla fusione nucleare,  da parte dell'agenzia nazioale Enea.

Zingaretti  al suo collega del Partito democratico alla guida dell'Abruzzo, come pure al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, chiede infatti con toni molto duri di ritirare il ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro l’assegnazione da parte dell’Enea dell'esperimento Dtt al centro di ricerche di Frascati, nel Lazio.

La Regione Abruzzo aveva proposto  infatti la candidatura dell'interporto di Manoppello (Pescara), classificato al terzo posto nella graduatoria finale con 208 punti, a fronte dei 213 ottenuti dal sito vincitore di Frascati.

“La posta in gioco è altissima: avviando questa trafila ci carichiamo il serio rischio di consegnare a un'altra nazione l'Hub dell'energia buona. L'Europa non attende che si concludano le nostre schermaglie”, ha tuonato in una lettera dai toni molto perentorio Zingaretti.





La Giunta regionale abruzzese aveva dato mandato all'Avvocatura regionale di proporre ricorso nell’aprile di questo anno. Ricorso legato al mancato computo del punteggio relativo alla disponibilità in loco di una rete in fibra ottica, presente invece a circa 300 metri dall'interporto di Manoppello, che da solo avrebbe comportato l'attribuzione di 10 punti, sufficienti a ribaltare la graduatoria.

Ad aprile il presidente D'Alfonso, si era già rivolto all'Enea per chiedere un riesame della graduatoria, ottenendo però il diniego dell'agenzia di ricerca che, pur avendo autonomia statutaria, è un ente di diritto pubblico vigilato dal ministero dello Sviluppo economico. Di qui la decisione di proporre ricorso davanti alla magistratura amministrativa, “in considerazione – ha spiegato D'Alfonso – della evidente rilevanza strategica della candidatura del sito di Manoppello”. Scelta analoga, quella del ricroso al Tar ha fatto la Regione Puglia dopo che è stata esclusa come sede dell'esperimento la Cittadella della Ricerca di Brindisi.

Per Zingaretti questo attivismo giuridico può avere però effetti devastanti per tutte le parti in causa, visto che i tempi della giustizia rischiano di congelare l’esperimento per anni, con il rischio che venga realizzato altrove in Europa.

Il governo italiano ha chiesto infatti di inserire il progetto nel Piano Junker nel 2014 e, poiché è occorso tempo per definire il cofinanziamento nazionale, si sono accumulati già tre anni di ritardo per la sua partenza.





“La questione che ci riguarda – scrive Zingaretti – ha un significato più ampio di quello meramente giuridico, dato che mette alla prova la capacità delle nostre istituzioni di fare sistema intorno a una preziosa opportunità per diventare leader internazionali nella scienza e nello sviluppo. Pur essendo libera di scegliere, Enea ha ritenuto di rivolgere un avviso tra le Regioni per verificare se esistessero altri laboratori con caratteristiche e standard superiori a quelli assicurati da Frascati che, infine, a giudizio dell'ente, è risultato quello maggiormente vantaggioso per la realizzazione del progetto”.

“Il progetto potrebbe dunque avviarsi domani – incalza Zingaretti – Ma siamo di fronte a un grande classico italiano: il ricorso al Tar con richiesta di sospensiva. Non entro nella disputa giuridica. Mi rivolgo a voi piuttosto come leader politici. L'avvio di un contenzioso sulla base di cavilli porterà infatti a un'interruzione del processo e, infine, a un unico risultato certo: perdere l'investimento europeo. Quindi, perdere tutti”.

“È un film visto troppe volte: voi ricorrete, noi ci difendiamo, –  prosegue Zingaretti – in una trafila che tutti conosciamo e che tutti soffriamo. Qui però la posta in gioco è altissima: avviando questa trafila ci carichiamo il serio rischio di consegnare a un'altra nazione l'Hub dell'energia buona. L'Europa non attende che si concludano le nostre schermaglie, e non aspetta certo i tempi della giustizia italiana. Non ci aspetteranno oltre, perché anche solo poche settimane di slittamento minerebbero la nostra credibilità di condurre in porto la proposta”.

“Non mi sfuggono i benefici diretti per il territorio ospitante, ma quando ho presentato la candidatura del Lazio la motivazione principale era un'altra: il potenziale enormemente più ampio di un progetto che, di qui a venti anni, rivoluzionerà la produzione e i consumi energetici, incidendo sulla possibilità di fare ovunque sviluppo e impresa a impatti ambientali ridotti. Di questo cambiamento l'Italia sarà capofila e i benefici travalicheranno i nostri confini, perché il programma sull'energia pulita ha per sua naturale vocazione una progettualità interregionale e internazionale. Una pur legittima disputa tra Regioni vale quanto il rischio di sacrificare tutto ciò”, conclude il presidente della Regione Lazio.

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