FURTI RAME: SGOMINATA MAXI GANG ITALO ROMENA A PESCARA, 25 ARRESTI

4 Febbraio 2016 09:18

Pescara - Cronaca

PESCARA -Una vasta operazione condotta dai carabinieri di Pescara ha sgominato un agguerrito gruppo autore di furti di rame.

I provvedimenti cautelari emessi dalla Procura di Pescara sono scaturiti a seguito di complesse indagini avviate nel mese di febbraio 2005 e condotte anche con intercettazioni telefoniche e video ambientali, che hanno permesso di individuare i responsabili dei furti commessi ai danni di aziende, di abitazioni e talvolta di infrastrutture con danni a volte ben oltre il valore di quanto asportato.

Le operazioni hanno riguardato Abruzzo, Puglia e Marche. Ricostruita l'intera filiera criminale: dalla consumazione del furto il rame veniva ricettato attraverso due società di smaltimento rifiuti che, dopo averlo trattato, lo reimmettevano in commercio. Insieme agli arresti, con 25 ordinanze cautelari, sono scattati anche i sequestri di beni: sigilli a capannoni e oltre 25 mezzi tra auto, rimorchi e autotreni.

Arrestate in flagranza di reato 18 persone, mentre asportavano vari quantitativi di rame e sono state sequestrate oltre 30 tonnellate di 'oro rosso'. I dettagli dell'operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa alle ore 11 presso il Comando provinciale dei carabinieri di Pescara.

Venticinque, in tutto, le misure di custodia cautelare, 23 delle quali in carcere, emesse nei confronti di soggetti italiani e romeni indagati per i reati di ricettazione ed associazione per delinquere. Quindici le persone rintracciate nell'ambito dell'operazione, denominata 'Red Coffee', mentre le altre dieci si sono allontanate; è stata richiesta l'internazionalizzazione del provvedimento.





Oltre cento i carabinieri impegnati, delle province di Pescara, Chieti, Teramo, Foggia, Ascoli Piceno e Pesaro. L'indagine ha preso il via a febbraio del 2015. Attraverso una complessa attività, anche con l'ausilio di intercettazioni telefoniche e video-ambientali, i Carabinieri della Compagnia di Pescara hanno accertato l'esistenza di una ramificata struttura criminale costituita da cinque diverse 'batterie' di ladri, tutti romeni, autori di furti in aziende ed abitazioni, in numerosi comuni di Abruzzo, Marche e Molise.

Alcune decine gli episodi ricostruiti. Il materiale rubato – come hanno spiegato in conferenza stampa il comandante provinciale dei Carabinieri di Pescara, colonnello Paolo Piccinelli, il capitano della locale Compagnia, Claudio Scarponi, ed il tenente Antonio Di Dalmazi – veniva poi trattato da un gruppo di italiani, punto di collegamento tra le diverse bande, che si occupavano della ricettazione, della trasformazione e del riciclaggio, attraverso due società di smaltimento di rifiuti, nel Chietino, che, per mezzo di un 'mulino', polverizzavano il metallo e lo reimmettevano illecitamente sul mercato. Prima di finire nelle due ditte la merce veniva stoccata in un capannone, sempre nel Chietino.

A giugno l'intervento dei Carabinieri nelle ditte, nell'ambito di un blitz condotto insieme ai militari del Noe. Più di 30, nel complesso, le tonnellate di rame recuperato durante l'indagine, per un valore di circa 200mila euro, oltre ai danni commessi ad aziende e infrastrutture, spesso ben superiori al valore della refurtiva. In un caso, ad esempio, sono stati rubati cinque chilometri di cavi dell'alta tensione, vicino Casoli (Chieti), e in un altro sono state portate via le grondaie del cimitero, ad Ortona dei Marsi (L'Aquila).

Nel corso delle indagini 18 persone sono state arrestate in flagranza di reato, riducendo drasticamente i furti di rame sul territorio, tanto che il capo dell'organizzazione ha incitato i 'superstiti' a commettere nuovi reati, aumentando il prezzo di acquisto. Contestualmente agli arresti il gip del Tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, su richiesta del pm Andrea Papalia, ha emesso anche un decreto di sequestro dei capannoni e di 27 mezzi tra automobili, camion e rimorchi intestati alle due società, per un valore totale di circa ottocentomila euro.

ANCHE UN CAPORAL MAGGIORE DELL'ESERCITO TRA GLI ARRESTATI

C'è anche un caporal maggiore dell'Esercito Italiano, di origini abruzzesi e in servizio a Pesaro, tra gli arrestati nell'ambito dell'operazione 'Red Coffee' dei Carabinieri di Pescara, che hanno sgominato una banda dedita al furto di rame. Il militare è finito ai domiciliari. Era suo il deposito del Chietino in cui i ladri stoccavano la merce dopo i colpi.

Grazie all'installazione di una telecamera proprio nei pressi della struttura, i Carabinieri hanno potuto riprendere l'intenso traffico ed accertare che, con cadenza quasi quotidiana, al mattino, due o tre furgoni scaricavano quintali di rame rubato di notte.





Il 'deus ex machina' dell'organizzazione, invece, è Giuseppe Salvatore, di 41 anni, nato a Pescara e residente a Francavilla al Mare (Chieti), finito in carcere. Gli altri arrestati sono Rocco Sanvitale (38), originario di Guardiagrele e residente a Torrevecchia Teatina (Chieti), Vasile Mustafa (41), Cristian Gherman (30), Ionut Sorin Pipi (24), Mihaita Hristu (34), Marian Hristu (27), Catalin Groza (26), Anghel Niculae (42), Iancu-Gabi Laktos (25), Cristi Vaduva (32), Claudiu Bojin (36) e Cristian Memet (39).

Una quindicesima persona è stata sottoposta ad obbligo di dimora. Tra gli arrestati c'è anche un soggetto già conosciuto dalle forze dell'ordine, Cristian Memet, che ricettava tutta la merce diversa dal rame. Nella zona in cui abitava, nell'area di via Tiburtina a Pescara, è in corso da parte dei Carabinieri, insieme ai militari del Noe, la bonifica ed il sequestro del terreno utilizzato come discarica, ampio circa 200 metri quadrati.

Il nome dell'operazione, 'Red Coffee', prende spunto dal modus operandi dell'organizzazione: i ladri, una volta terminato il 'lavoro notturno', alle prime luci dell'alba contattavano telefonicamente Giuseppe Salvatore, chiedendogli di prendere un caffè; una frase in codice con cui lo informavano di essere pronti alla consegna della refurtiva. Un secondo “caffè” serviva a fissare l'appuntamento, in locali o bar, per il pagamento di quanto dovuto: i prezzisi aggiravano sui 3 o 4 euro al chilo, a seconda della qualità del rame.

“Ci auguriamo di aver inferto un duro colpo al fenomeno dei furti di rame – ha affermato il comandante provinciale dei Carabinieri di Pescara, il colonnello Paolo Piccinelli – Abbiamo perseguito non una, ma ben cinque 'batterie' dedite al furto sicuramente del rame, ma anche a colpi nelle abitazioni, nei garage e nei negozi”.

“Abbiamo ricostruito l'intera filiera – hanno sottolineato il comandante dei Carabinieri della Compagnia di Pescara, Claudio Scarponi, e il tenente Antonio Di Dalmazi – e azzerato l'organizzazione. Le bande rubavano tutto ciò che trovavano, dai semplici cavi per computer, fino alle merendine contenute nei distributori automatici, per arrivare al rame presente nelle grandi infrastrutture”.

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