GLI SFOLLATI DI MONTEREALE, ”TENIAMO DURO, AIUTATECI A FAR RIPARTIRE ECONOMIA”

di Filippo Tronca

20 Gennaio 2017 21:14

L'Aquila - Video

L'AQUILA – “Cosa ti hanno detto alla Regione? Che ci mandano il braccio destro? Rispondigli che ci serve una turbina, non un braccio destro, e se proprio il braccio destro deve venire si portasse almeno una pala!”

E' un passaggio connotato da tipico humor montanaro di una concitata telefonata alle Istituzioni di uno sfollato fuori il palazzetto dello sport di Montereale.

Nelle ore in cui nel paese dell'alta valle dell'Aterno all'epicentro delle violente scosse di mercoledi scorso, intere frazioni erano isolate da tre metri di neve, e non c'erano mezzi né uomini in divisa per intervenire.

A Montereale, già colpito duramente dal sisma del 2009,  la terra trema da mesi. Il terremoto è diventato la normalità, la terra ferma e tranquilla l'agognata eccezione.





E il paese è in forte difficoltà perché a risentirne è la sua economia basata sul turismo e sui paesani di ritorno.
Nel palazzetto trovano ospitalità ora 200 sfollati. Anche chi è rimasto bloccato dalla neve dentro casa, anche due giorni, mentre le violente scosse li facevano ballare, e le crepe si aprivano sulle pareti.

“E che dovevo fare – confida un anziano – l'unica cosa era stare vicino la stufa, così almeno morivi al caldo”.
Ora qui nel palazzetto a ristorare e proteggere non sono le spesse travi di acciaio, e i rassicuranti teloni della tensostruttura che non possono crollare. E' soprattutto il ritrovarsi tutti insieme, il tornare paese, nel nobile significato del termine, ovvero di grande famiglia che si aiuta, almeno nei momenti delle emergenze collettive.

A proposito di memoria storica, il signor Mario Pantaleo spiega che io ricordo anche il terremoto del settembre del 1950,  quando non c'erano i Map e i progetti C.a.s.e. “La mia casa ebbe danni, mio padre costruì delle piccole capanne di legno, dove andammo vivere, per stare tutti insieme. Io ora cerco di essere forte e rimanere calmo ma dire di non avere paura del terremoto è da persone stupide e incoscienti, è impossibile non aver paura. Ci dobbiamo far forza uno col l'altro, che facciamo, ci mettiamo a piangere, e poi che risolvi?”

In paese sono arrivati gli inviati speciali delle tv nazionali. Uno di loro fuma la pipa guardandosi intorno in cerca di ispirazione per il collegamento, mentre i paesani spalano la neve al più non posso.

Maria e Gianna Ruggeri,  madre e figlia hanno riaperto la saracinesca del loro tabaccaio, sulla principale del paese





“E' successo tutto così in fretta e tutto insieme, la neve e il terremoto, non era facile far arrivare i soccorsi. Le scosse le abbiamo prese tutte in casa, siamo miracolati”, dice Maria.

A Montereale la ricostruzione del terremoto del 2009 è iniziata sono il piccola parte, poi è arrivato il terremoto del 24 agosto 2016 che ha  devastato la vicina Amatrice.
Gianna mostra la loro casa, proprio sopra la tabaccheria.

“I lavori non partono, andrebbe consolidata, messa davvero in sicurezza, ma non accade nulla e nessuno ci spiega il perché, a che punto è la pratica”.

Poco lontano c'è il negozio del giacomo di Tommaso, che vendono un po' di tutto, in particolare oggetti per la casa.
Le scosse hanno fatto cadere vasi e lampade. Mentre raccoglie i cocci si sfoga Giacomo si sfoga,  “Qui in paese non c'è più nessuno, con la paura del terremoto i turisti ne vengono sempre meno,  non ci sono più clienti, se va avanti così dobbiamo chiudere. Ci dovrebbero aiutare, noi stringiamo i denti, per tenere in piedi la baracca, ma ci devono aiutare, ad esempio abbassare le tasse”

 

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