GRAN SASSO: CHIUSURA NON REVOCATA, SUMMIT IN PROCURA PER RIMUOVERE OSTACOLI

di Alessia Centi Pizzutilli

16 Maggio 2019 12:50

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Ad oggi sulla paventata revoca della chiusura del Traforo del Gran Sasso non c'è ufficialità e sono in corso verifiche da parte delle varie Istituzioni per cercare di risolvere la questione, scongiurando allo stesso tempo l'accusa di reiterazione del reato di inquinamento ambientale nel processo che vede imputati i vertici di Strada dei Parchi, della Ruzzo Spa e dei Laboratori nazionali dell'Istituto di fisica nucleare.

“Strada dei Parchi non ha revocato la decisione di chiusura del Traforo sull'A24, perché non è ancora risolto il nodo della responsabilità in ordine ai rischi di inquinamento dell'acquifero del Gran Sasso con le gallerie aperte al traffico. Non c'è ancora intesa su come si possa sollevare la società dal rischio di reiterazione del reato”, si legge in una nota di Sdp, concessionaria delle autostrade A24 e A25.

Intanto da quanto appreso, è in corso un summit in Procura a Teramo alla presenza, tra gli altri, del capo di gabinetto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, sulla questione della reiterazione del reato, alla luce del processo per presunto inquinamento dell'acquifero del Gran Sasso.

L'incontro è stato programmato affinché il Mit e la Regione indichino le modalità e le azioni tese a tenere aperto il traforo, senza però arrivare all'accusa di reiterazione del reato di inquinamento ambientale. 

E proprio sulla questione della paventata chiusura del Traforo, annunciata dalla concessionaria Strada dei Parchi Spa per la mezzanotte di sabato prossimo, si è discusso questa mattina nel corso del Consiglio comunale dell'Aquila, riunito in seduta straordinaria. 

Una ipotesi che sembra scongiurata anche se non si sono stati annunci ufficiali in tal senso né dal ministero per le infrastrutture e Trasporti né da Sdp, che oggi è assente dai lavori del Consiglio comunale.

Non ci sono indicazioni ufficiali neppure sui fondi di 172 milioni di euro per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran sasso e sui tempi per la nomina del commissario governativo incaricato di seguire progetti, lavori e gestione.





Per quanto riguarda le strategie da attuare, Biondi, nei giorni scorsi ha rimarcato: “Si attende solo l’ufficialità dell’impegno formale del Mit su tre azioni coordinate: il rafforzamento del monitoraggio ambientale e della risorsa idrica, una pianificazione puntuale di eventuali emergenze di protezione civile e nuove misure precauzionali per il transito in galleria. Resta la rabbia per una vicenda in cui i cittadini delle aree interne sono stati utilizzati, ancora una volta, come scudi umani nel braccio di ferro che da anni si consuma tra Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Strada dei Parchi”.

Una necessità ribadita anche dal Mit ieri sera durante il tavolo a cui hanno preso parte i rappresentanti del Dipartimento della Protezione civile, del ministero dell'Ambiente, del ministero dell'Istruzione, del Provveditorato alle Opere pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna, il presidente e il vice presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio ed Emanuele Imprudente, nonché esponenti delle due società degli acquedotti coinvolte nella vicenda, di Ispra, Arera, Iss, Ersi Abruzzo, Infn e dell'Autorità Distretto Appennino Centrale, oltre al sindaco Biondi e al sindaco di Teramo Gianguido D'Alberto. 

“L’Abruzzo non è alla berlina di nessuno”, ha spiegato in Aula il vice presidente della Giunta della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente (Lega).

Assente all’assemblea civica, riunita con l’obiettivo di individuare un'azione condivisa tra il Comune dell'Aquila, la Regione Abruzzo, i sindaci dei comuni interessati, per scongiurare quello che la Conferenza dei capigruppo, riunita nei giorni scorsi, ha definito “un'azione sconsiderata che penalizzerebbe non solo i cittadini ma l'economia di una regione intera”, anche il sindaco del capoluogo abruzzese Pierluigi Biondi, giustificato dal presidente del Consiglio, Roberto Tinari, perché impegnato in un altro incontro.

“Questo è il momento per cui si facciamo le opere necessarie per far stare sereni i cittadini abruzzesi, gli operatori e il mondo scientifico che lavora sotto il Gran Sasso”, ha aggiunto Imprudente. “Non si fa politica in questi momenti, ma è il momento in cui si risolvono i problemi”, ha aggiunto  il vice presidente della Regione.  

Presente in Aula anche la deputata del Pd Stefania Pezzopane, che nel suo intervento ha sottolineato: “al di là della questione dell’emergenza, che speriamo venga risolta oggi, nei diversi incontri che si stanno svolgendo, e che ci auguriamo termini con la firma di un accordo, bisogna capire il contesto di quello che sta accadendo”.

“Si urla alla revoca della concessione a Sdp, ma nel per c’è una proroga delle concessioni di altre 10 anni. Bene il sindaco Pierluigi Biondi in conferenza con il primo cittadino di Teramo, utile anche l’arma della diffida. Adesso la partita è che il traforo non si può e non si deve chiudere, è pura follia pensare di farlo – ha spiegato – Nel gran sasso abbiamo la scienza più elevata con la presenza dei laboratori, le gallerie, fondamentali per i collegamenti e l’acqua, questo sistema si può tenere in equilibrio. Bisogna mettere in sicurezza l’autostrada e i laboratori, nel decreto ‘cantieri’ è stato inserito un commissario, ma bisogna capire come permettergli di poter adempiere al proprio compito”.

Proprio sulla figura di un commissario la Pezzopane ha aggiunto: “Penso a un commissario che vigili sui lavori, perfetto, ma ci vogliono i soldi per fare questi lavori, i famosi 172 milioni. Servono tutti per fare un programma di interventi e iniziare ad affidare le gare e i lavori. Un commissario che non ha i fondi rischia di essere una persona che non riuscirà a fare i lavori necessari, non abbassiamo la guardia”.





“Il traforo non poteva chiudere”, ha concluso la deputata dem.

Il rettore del Gran Sasso Science Institute, Eugenio Coccia, ha precisato: “abbiamo mandato l’uomo sulla luna e non siamo in grado si mettere in sicurezza il sistema Gran Sasso”.

“Oggi siamo sotto assedio e sotto attacco, vorrei che da qui oggi uscisse un documento unitario”, ha detto nel suo intervento il consigliere comunale Roberto Junior Silveri (Gruppo misto)

“Sembra scongiurata l’ipotesi di una chiusura, ma i danni chi li paga? Nessuno. L’Abruzzo è utilizzato come campo di battaglia”, ha aggiunto.

Segue…

PREFETTURA: “SE INCIDENTE INFN RISCHI PER 700 MILA ABRUZZESI”

“In caso di incidente rilevante nel laboratorio dell'Infn, i contaminanti potrebbero disperdersi in falda, l'area di influenza da prendere in considerazione riguarda tutti i bacini idrografici al contorno, in contatto idraulico con l'acquifero profondo del Gran Sasso nelle province di Teramo, L'Aquila e Pescara”.

E quindi “l'acquifero carsico del Gran Sasso che si estende su tre province su una superficie di 970 chilometri quadrati, è da considerare quasi per intero a rischio contaminazione in quanto rientrante nell'area di influenza di un incidente rilevante che potrebbe accadere all'interno del laboratorio dell'Infn. L'inquinamento della falda, che viene utilizzata a scopo idropotabile da circa 700.000 persone, potrebbe pregiudicare il consumo umano sia per le acque captate direttamente dal traforo autostradale sia per quelle provenienti dalle sorgenti poste lungo il perimetro della citata idrostruttura”. 

È quanto si legge nel Piano di Emergenza esterno predisposto dalla Prefettura dell'Aquila che riguarda il rischio di incidente rilevante connesso alla presenza di 2.300 tonnellate di sostanze pericolose usate per alcuni degli esperimenti dei laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso e per questo sottoposti alla normativa della direttiva Seveso. Come rileva Augusto De Sanctis del Forum H20 “lo stoccaggio di queste sostanze non è conforme con la distanza dai punti di captazione prevista dalla legge che ne prevede anche l'allontanamento. Il cuore del problema sicurezza è questo”. 

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