DIRETTA WEB. DE BERNARDINIS DICEVA IN VIDEO: MAGNITUDO NON AUMENTA

GRANDI RISCHI: CHIESTA CONFERMA 6 ANNI, PG: ‘HANNO FATTO RESTARE GENTE A CASA’

di Alberto Orsini

10 Ottobre 2014 08:38

L'Aquila - Cronaca, Video

L’AQUILA – “La condotta degli imputati ha influenzato le decisioni di chi doveva scegliere se rimanere in casa o uscire dopo le scosse di terremoto”.

Così nella sua requisitoria l’avvocato generale Romolo Como ha confermato la bocciatura dell’operato della commissione Grandi rischi, chiedendo la conferma della pena di 6 anni di reclusione inflitta in primo grado ai 7 esperti per aver falsamente rassicurato gli aquilani alla vigilia del sisma del 6 aprile 2009, sottovalutando il rischio sismico nella riunione del 31 marzo.

Il giudice ha ricordato come “l’analisi approssimativa e superficiale” abbia portato a cambiare le abitudini degli aquilani che, rassicurati tra le altre cose da “un’analisi errata e inidonea del rischio”, non hanno attuato “le tradizionali misure di cautela”, come quella di uscire di casa dopo scosse forti.

Nella prima giornata è stata acquisita anche una prova nuova: l’intervista trasmessa dalla trasmissione Rai Presadiretta dell’allora vice capo della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, imputato in questo processo.

La frase emblematica è che, secondo De Bernardinis lo sciame in corso poteva “durare parecchio, ma non ci si aspetta una crescita della magnitudo rispetto agli eventi”. A chiedere l’acquisizione è stato l’avvocato di parte civile Attilio Cecchini.

L’atmosfera è stata abbastanza tranquilla anche se, da quanto si è appreso, qualche aquilano che voleva manifestare ha sbagliato ufficio giudiziario recandosi al tribunale ordinario che si trova a Bazzano invece che in Corte d’Appello.

A vivacizzare un po’ la giornata solo la presenza dell’inviato della tramissione Mediaset le Iene, Filippo Roma, che ha braccato in più momenti Mauro Dolce, condannato a 6 anni per la Grandi rischi, a 1 anno per l’inchiesta sugli isolatori nel progetto C.a.s.e. e ora chiamato in causa (ma non indagato) anche come responsabile della costruzione di quegli alloggi antisismici in relazione al crollo di balconi malcostruiti avvenuto nelle ultime settimane.

Infine, una scolaresca del liceo delle Scienze sociali, la III F, è stata portata dalla sua prof Anna Lucia Bonanni, attivista dei comitati nonché candidata alle scorse elezioni europee, ad assistere all’udienza e ospitata in un’altra aula.

IL CALENDARIO DEL GIUDICE FRANCABANDERA

“Vorrei andare in camera di consiglio il 31 ottobre”. Questo l'auspicio espresso dal presidente del collegio, Fabrizia Ida Francabandera.

Per ora le date ufficiali sono il prossimo 17 ottobre con le arringhe della partiti civili e poi con l'inizio di quelle delle difese che saranno completate il giorno seguente.

Il presidente ha ipotizzato il 24 e 25 ottobre per completare gli interventi delle difese e per l'eventuale replica del procuratore generale e le eventuali controrepliche delle difese.

Il 31 ottobre prossimo la Camera di Consiglio ma come ha spiegato il presidente “se servirà può anche slittare ad una successiva udienza”.

LA REQUISITORIA

Il processo d’Appello è cominciato dov’era finito quello di primo grado: dalla requisitoria dei pm Fabio Picuti e Roberta D’Avolio, 500 pagine, e dalle motivazioni del giudice Marco Billi, 900, riepilogate nella prima parte dell’udienza dalla presidente del collegio giudicante, Fabrizia Francabandera.

Un “fiume di parole”, come detto dal più stringato procuratore Como, che ha commentato sorridendo alla fine: “In primo grado si è lavorato bene, forse anche troppo”.

In effetti la sua requisitoria è durata circa 2 ore, evitando di passare in esame i singoli casi di morti per i quali la Cgr è stata condannata, “ci penseranno gli avvocati di parte civile” e di riepilogare numerosi dettagli tecnici delle accuse, “su queste carte ci abbiamo passato tutti l’estate”.

Nell’udienza blindata, o meglio a porte aperte ma con i cronisti confinati in un’aula e le telecamere tenute fuori dal perimetro della Corte d’Appello, è stato subito ribadito che non si è trattato e non si tratta di un processo alla scienza, come scritto più volte da organi d’informazione nazionale e detto da esponenti istituzionali.

“NON E’ PROCESSO ALLA SCIENZA”, BORDATE A GABRIELLI

“Ancora si parla di processo alla scienza, contestando il lavoro della procura e del giudice, giocando sull’equivoco dell’accusa e della condanna di non aver previsto il sisma – ha detto Como – Quasi gli scienziati siano persone indenni dal rispondere ai loro comportamenti che abbiano una rilevanza penale”.





“Lo ha detto perfino un ministro della Repubblica dell’allora governo tecnico”, in riferimento a Corrado Clini, che aveva la delega all’Ambiente e difese l’operato della Cgr.

Bordate dall’accusa anche all’ex prefetto dell’Aquila e attuale capo dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, che si è scagliato contro la sentenza del 2012.

“Ha parlato di sentenza che crea problemi e messaggio devastante, non si sa perché – è sbottato Como – Non è un equivoco, è disinformazione: la colpa non attiene al mancato allarme per l’imminente scossa, ma all’errata e superficiale analisi e alla carente e fuorviante informazione”.

“DOPO LA RIUNIONE NON SI USCIVA PIU’ DI CASA”

Quindi l’ingresso nel “cuore” del processo: “All’Aquila c’è paura del terremoto come tale, quando c’è una scossa percepibile, la gente scappa”, ha ricordato aggiungendo che l’arrivo della Cgr riunita in città “ha creato aspettativa, erano i massimi esperti, non Giuliani o un dirigente di Protezione civile regionale o ancora un tecnico comunale”.

“Se fosse stato detto davanti a tutti che lo scarico di energia era una boiata pazzesca, nessuno si sarebbe rassicurato e si sarebbe capito che il rischio di terremoto era alto – ha aggiunto ancora – Tanti prima uscivano di casa alle scosse, poi non lo hanno più fatto: in mezzo c’è stata proprio questa riunione e il messaggio rassicurante che ne è uscito”.

A ribadire l’accusa, anche una metafora. “È in corso una campagna antifumo con messaggi terrificanti. Uno resta libero di fumare, ma il messaggio del rischio è stato posto in modo corretto. Se fosse stato dato un messaggio corretto sulle ipotesi di rischio terremoto, non staremmo a fare questo processo”, ha concluso.

Di qui le richieste, la conferma della pena di 6 anni di reclusione ciascuno e l’accoglimento anche dell’appello del pubblico ministero con la condanna per la morte di una donna anziana per la quale, in primo grado, gli imputati erano stati assolti.

IL RUOLO DI BERTOLASO

Non compreso tra gli imputati di questo processo, indagato comunque in un procedimento connesso per una telefonata intercettata alla vigilia della riunione in cui sostanzialmente ne anticipava i contenuti, l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso è stato il “convitato di pietra” di questa prima udienza.

A Como, tra l’altro, è affidata anche l’indagine avocata dalla procura generale dopo le due richieste di archiviazione rigettate dal gip da parte della procura della Repubblica, e ha potuto citare alcuni aspetti e passaggi di quell’indagine in questo dibattimento.

Tanto da far sbottare l’avvocato di De Bernardinis qui e di Bertolaso lì, Filippo Dinacci: “Il pg è innamorato di Bertolaso, ma lui non è imputato di questo processo”.

“Bertolaso non dice che lui sa che lo scarico di energia con tante piccole scosse è positivo, ma che i massimi esperti diranno che tante piccole scosse scaricano energia – ha sottolineato il procuratore –

LA “LANCIA” PER GIULIANI

Como ha anche spezzato una lancia in favore di Giampaolo Giuliani, tecnico di laboratorio che asserisce di poter prevedere i terremoti in base alle variazioni delle misurazioni del gas radon nel sottosuolo.

“I vertici della Protezione civile hanno fatto un’analisi socio politica, era importante che non si creasse panico, bisognava mettere a tacere a imbecilli e contrastare voci di rischio e allarme”, ha detto il pg, in riferimento alla telefonata intercettata tra l’allora assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati e lo stesso Bertolaso, che dava dell’“imbecille” a Giuliani.

Di qui, secondo Como, il motivo di riunire ufficialmente all’Aquila la Cgr, riunione che “doveva servire proprio a tranquillizzare le gente con discorsi generici”.

“Non è che Giuliani fosse proprio un ciarlatano o un qualsiasi imbecille come dice Bertolaso, è un tecnico ricercatore che faceva degli studi anche a livello internazionale”.

LE PARTI CIVILI

IADECOLA: “CGR AL CENTRO DELL’OPERAZIONE MEDIATICA”





Dopo la relazione del procuratore, a inaugurare gli interventi delle parti civili è stato l’avvocato Gianfranco Iadecola, che assiste Maurizio Cora, legale aquilano che nel crollo della sua abitazione in via XX settembre 79 ha perso la moglie Patrizia e le figlie Alessandra e Antonella.

Come emerse nella testimonianza al processo di primo grado, la famiglia Cora si era fidata a tal punto dei pareri della Cgr tanto da aver fatto ritornare Antonella da Napoli, dove si stava preparando all’esame da notaio.

Iadecola ha parlato di una “decisiva deviazione dall'indicazione di legge che non prevedrebbe obblighi di informazione alla Cgr: la commissione – ha sottolineato – era al centro dell’operazione mediatica della protezione civile”, anche qui in riferimento alle parole della telefonata intercettata di Bertolaso.

“La finalità assegnata da Bertolaso alla riunione Cgr era di placare le preoccupazioni degli aquilani – ha attaccato il legale di parte civile – Le stesse parole di Bertolaso si ritrovano nelle parole del suo alter ergo De Bernardinis rilasciate prima della riunione, a conferma della deriva ridimensionatrice, ma nessuno poi nella riunione ha smentito De Bernardinis con la veemenza che l’infondatezza di quella tesi avrebbe richiesto”.

LE REAZIONI

CINQUE: “FORTE DOLORE, LA GENTE SI FIDO’ CIECAMENTE”

“Sono eventi che riacutizzano un dolore forte, la ferita è sempre viva e non si rimarginerà mai. Ma queste cose vanno fatte perché le future generazioni abbiano un contesto in cui si rispettino le regole”.

Così Massimo Cinque, presidente dell’associazione 309 Martiri, che si è costituito come parte civile, sull’apertura del processo di Appello, all’Aquila, ai componenti della commissione Grandi rischi all’epoca del sisma del 6 aprile 2009 in Abruzzo.

“Dobbiamo essere noi tutti insieme a cambiare un Paese in cui regna il lassismo e il menefreghismo perché si pensa che tanto i problemi capiteranno ad altri, poi quando capita sono dolori – ha continuato Cinque – Anche nella sanità, dove lavoro, ognuno cura il proprio orticello, invece bisogna rispettare le regole e fare il proprio dovere”.

Sui lavori della prima udienza, Cinque ha sottolineato che “l’acquisizione da parte della Corte del video trasmesso da Presadiretta con la dichiarazione dell’allora vice capo della Protezione civile nazionale, Bernardo De Bernardinis, secondo cui ‘non ci si aspetta una crescita della magnitudo rispetto agli eventi’, è un ulteriore tassello dell’impianto accusatorio”.

“L’intervista di De Bernardinis – ha aggiunto Cinque – conferma che gli esperti della Grandi rischi hanno fornito false rassicurazioni e che la gente si fidò ciecamente”.

IL PROCESSO

L'organo consultivo della presidenza del Consiglio è stato condannato nella sua composizione del 2009 per aver compiuto analisi superficiali e aver dato false rassicurazioni agli aquilani prima del 6 aprile 2009, causando la morte di 29 persone.

I condannati in primo grado a 6 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni personali colpose sono Franco Barberi, all'epoca presidente vicario della commissione Grandi rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all'epoca presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all'Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile.

Originata dall'esposto di un avvocato aquilano, Antonio Valentini, per conto di alcuni familiari delle vittime del sisma, l'inchiesta è divenuta di pubblico dominio il 3 giugno 2010 con l'emissione di sette avvisi di garanzia.

Il 10 dicembre 2010 l'esordio in aula per l'udienza preliminare, conclusa con il rinvio a giudizio per tutti; il 20 settembre 2011 la prima udienza dibattimentale, con il giudice Billi che ha imposto un ritmo veloce, spesso un appuntamento a settimana.

Ecco perché dopo un anno e un mese, un tempo considerato record per un dibattimento così delicato, il 22 ottobre 2012 è arrivata la sentenza di primo grado, esplicitata dal magistrato in 950 pagine di motivazioni il 18 gennaio 2013 (mentre 500 erano le pagine della requisitoria scritta dei pubblici ministeri Fabio Picuti e Roberta D'Avolio).

Definito spesso “processo alla scienza” (erroneamente secondo l'accusa e il giudice), questo dibattimento ha avuto una rilevanza internazionale, seguito dai media di tutto il mondo e anche da riviste scientifiche estere.

Nelle udienze davanti al giudice Marco Billi sono sfilati quasi 300 testimoni tra quelli dell'accusa, chiamati dai pm Fabio Picuti e Roberta D'Avolio, e quelli di parte civile e delle difese. Nelle deposizioni i familiari e amici di vittime del sisma hanno sottolineato che i loro congiunti, spaventati dalle scosse fino al 31 marzo di due anni fa, hanno poi cambiato atteggiamento dopo i tranquillizzanti messaggi diffusi dalla Grandi rischi dopo la riunione del 31 marzo 2009.

Una tesi rifiutata dalle difese, che annoverano principi del foro come gli avvocati Alfredo Biondi, ex ministro della Giustizia, o Marcello Melandri, già impegnato in processi come Fastweb e Gea.

I PROTAGONISTI DELL'APPELLO
I GIUDICI
Fabrizia Ida Francabandera | Carla De Matteis | Marco Flamini
L'ACCUSA
Avvocato generale
Romolo Como
LA DIFESA
Imputato Avvocato
Franco Barberi Francesco Petrelli
Bernardo De Bernardinis Filippo Dinacci
Enzo Boschi Marcello Melandri
Giulio Selvaggi Franco Coppi
Gian Michele Calvi Enzo Musco
Claudio Eva Alfredo Biondi e Alessandra Stefano
Mauro Dolce Filippo Dinacci
I DOCUMENTI
Il verbale | Il castello accusatorio | Requisitoria 1° grado
LA SENTENZA INTEGRALE di 1° grado

Processo Grandi Rischi, la sentenza by Alberto Orsini

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