GRIDO DI DOLORE DEI VESCOVI: ”IN ABRUZZO CRESCONO POVERTA’ E DISOCCUPAZIONE”

19 Febbraio 2017 16:08

Regione -

MONTESILVANO  – “Non solo cattedrali. La Chiesa di oggi ha bisogno di essere presenza e sostegno nella vita quotidiana della gente”.

Con queste parole il segretario della Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana mons. Camillo Cibotti scandisce il nuovo imperativo dei credenti d'oggi, a coclusione del convegno 'Sognate anche voi questa Chiesa' che ha visto insieme gli undici vescovi dell'Abruzzo e del Molise e 300 delegati provenienti da tutte le realtà del territorio.

Centrale nella relazione conclusiva di monsignor Bruno Forte, vescovo metropolita di Chieti e Vasto, e dei sociologi Attilio Danese e Paola Di Nicola, gli allarmanti dati sulla crescente condizione di povertà in Abruzzo e Molise.





Nelle due regioni analizzate, considerando anche gli immigrati, è sotto la soglia di una condizione di vivibilità un quarto delle famiglie, pari a più di 80 mila persone, mentre in alcune aree la disoccupazione giovanile, ha quasi raggiunto il 60 per cento. Le famiglie con figli sono sempre più a rischio povertà ed esclusione sociale. Il tasso sale al 48,3 per cento per le coppie con tre o più figli rispetto al 39,4 per cento dell'anno scorso e raggiunge il 51,2 per cento se si tratta di minorenni.

In particolare per le persone che vivono in coppia con almeno tre figli l'impossibilità di far fronte a una spesa imprevista di almeno 800 euro è passata dal 48,1 per cento al 52.8 per cento, mentre la quota di chi è in arretrato con mutui, prestiti o bollette passa dal 21,7 per cento del 2014 al 30,4 per cento del 2016.

  “Evangelizzare, accompagnare e integrare – ha spiegato mons. Forte – sono i tre verbi chiave da tener presente e tradurre in realtà per sostenere la famiglia oggi. In una società dove vige la cultura del provvisorio, occorre proporre in tutte le forme e occasioni il messaggio che la famiglia rappresenta una risorsa e non un problema. È dunque necessario accompagnare i giovani che si preparano al matrimonio e nello stesso tempo accogliere le famiglie, anche quelle 'ferite”





“Ascoltare, provocare e coinvolgersi – ha proseguito mons. Forte – sono invece i verbi che vanno messi in atto con i giovani che chiedono di essere ascoltati, senza pregiudizi e senza paure”. “I giovani – ha sostenuto – non vogliono maestri che insegnino dall'alto di una cattedra, ma testimoni che li affianchino o li precedano in maniera convincente. I giovani, anche in Abruzzo e Molise, restano 'figli' sempre più a lungo: quattro giovani su dieci tra i 25 e 34 anni, vivono ancora nella famiglia d'origine; il 45% dichiara di restare in famiglia perché non ha un lavoro e/o non può mantenersi autonomamente; la disoccupazione giovanile e il precariato risultano essere il dramma più grande che oramai vivono tutte le famiglie”.

“La mancanza di lavoro è un problema reale, anzi, è 'il' problema in questo momento, che colpisce la maggior parte delle famiglie, sviluppando una nuova povertà. C'è una forte mobilità, un forte precariato, un lavoro nero o sottopagato, che genera un'instabilità psicologica e relazionale delle persone, rendendo più difficile il pensare a prospettive per il futuro, come formare una famiglia. Il paradigma del lavoro come 'impiego' si sta esaurendo con una progressiva perdita dei diritti lavorativi e sociali, in un contesto di perdurante crisi economica che coinvolge fasce sempre più ampie della popolazione”.

“Sono povertà fisiche e povertà spirituali, povertà materiali e povertà culturali. Ci sono poveri fra i giovani e gli adulti, fra i bambini e gli anziani. Occorre poi personalizzare, mettere al centro la persona, nella piena consapevolezza che il povero non è un oggetto né tanto meno un sacco da riempire, ma una persona umana, da rispettare, promuovere, amare. Condividere perché ogni intervento verso i poveri va inteso come una condivisione reciproca, uno scambio. Non c'è nessuno così povero che non abbia qualcosa da offrire all'altro”.

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