GUETTI, ''ORAMAI MEGLIO TENERE VITELLI NELLE STALLE ANCHE IN ESTATE, MA COSI' PERDIAMO CERTIFICAZIONI IGP, E COSTI PIU' ALTI''

GRIDO DOLORE ALLEVATORI AQUILANI, ”LUPI IBRIDATI STANNO DECIMANDO NOSTRI ANIMALI”

di Filippo Tronca

7 Gennaio 2020 07:28

Regione - Cronaca

 L'AQUILA – Da animale in via d'estinzione, e simbolo delle aree potette d'Abruzzo, a minaccia per gli allevatori. 

E' il lupo, o meglio gli esemplari ibridi, nati da accoppiamento con cani randagi, ed anche, c'è chi ipotizza, con altre specie di lupi, più aggressivi e famelici, rispetto a quello appenninico, che prima non popolavano queste montagne.

Ad essere sempre più preoccupati, tra gli altri, gli allevatori del comitato spontaneo della Provincia dell’Aquila, che riunisce una cinquantina di imprenditori, già in forte difficoltà per il caro fieno, il caro gasolio, il prezzo ridicolo con cui riescono a vendere latte e anche la carne.

A confermarlo ad Abruzzoweb Gino Guetti, allevatore di Onna, frazione del capoluogo. 

“I lupi dell'Appennino – spiega – erano molto schivi e selvatici, era difficile vederli, avevano paura dell'uomo. Ora però, stiamo riscontrando la presenza sempre più numerosa di lupi ibridati, con cani, e secondo me anche con razze di lupi cecoslovacchi e canadesi, che sono di un'altra pasta, molto più forti e aggressivi. Quando ci sono gli accoppiamenti è chiaro che le femmine vengano prese tutte da queste specie nuove arrivate”. 

Non è un caso, così, che le uccisioni di pecore e vitelli si sono moltiplicate.





Un problema ben presente al Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Lega, che sta conducendo il progetto europeo Life Mirco Lupo, con operazioni per catturare ibridi lupo, per sterilizzarli.

Aree critiche sono nel territorio di Assergi, nel versante aquilano del Parco, l'altra è ricompresa tra i comuni di Villa Celiera e Carpineto della Nora, nel versante pescarese.

Qui, in particolare, le fototrappole installate dai tecnici di Mirco Lupo, hanno registrato l'anno scorso il passaggio di un branco di otto lupi, cinque dei quali hanno un mantello più scuro rispetto al fenotipo proprio della specie appenninica.

A marzo scorso nelle fototrappole è apparso un branco di nove animali: tre lupi e altri sei con caratteri riconducibili a cani di razza Alaskan Malamut.

I referenti scientifici di progetto ricordano la grave disparità numerica, in Italia, tra lupi (1.500-2mila) e cani vaganti (circa 700 mila). I dati raccolti dal progetto “Mirco Lupo” tramite monitoraggio radiotelemetrico indicano che i grandi predatori, come i cani, se trovano sul territorio disponibilità di cibo, scarti di macellazione o carcasse di animali abbandonate, tendono ad alimentarsene.  E in queste aree lupi e cani si incontrano e trovano occasioni di accoppiarsi. E’ indispensabile, sottolineano, combattere il randagismo, migliorando la custodia dei cani da lavoro e d’affezione.

“Questi predatori – conferma Guetti – si avvicinano all'uomo, non hanno paura. E sono sempre più numerosi. I danni che subiamo noi allevatori, che abbiamo le bestie sul Gran Sasso, sono enormi”.

Tanto è vero che in molti preferiscono non portare gli animali al pascolo in altura, nel periodo estivo, e di tenerli al sicuro nelle stalle. Ma inevitabilmente i costi lievitano, e non è l'unica controindicazione.





“I vitelli al pascolo erano quelli che facevano la carne certificata Igp, ed ora si rischia di perdere questa produzione di eccellenza”, ricorda Guetti.

Ma il problema in un certo senso, assedia gli allevatori anche a valle. 

“Abbiamo avvistato lupi anche nei dintorni delle nostre stalle, ad Onna e anche a Paganica, dove non si erano mai visti. Ma è ovvio, questi lupi ibridati non hanno paura dell'uomo, e quando in montagna c'è la neve e poche prede, scendono a valle. Pochi giorni fa, a Paganica, hanno sbranato un asino, dentro un recinto, nel retro di un'abitazione in paese. Lo stesso è avvenuto con tre pecore”.

 Guetti oltre che sollevare il problema, non è nelle condizioni di offrire soluzioni.

“Tengo a sottolineare non siamo contro i lupi, che tra l'altro è il predatore principale del cinghiale, notoriamente in sovrannumero, e che grandi danni fa all'agricoltura. Però ora bisogna porsi il problema del sovrannumero di questi lupi ibridi, e prima che ci scappi il morto, anche tra gli umani”.

 

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