L'ASSESSORE, 'LO CHIEDE LA CORTE DEI CONTI', DI MATTEO PLAUDE AI DISSIDENTI

GUARDIE MEDICHE: MAGGIORANZA VOTA RISOLUZIONE FEBBO; PAOLUCCI, ‘DEMAGOGIA’

19 Settembre 2017 17:15

Regione - Politica

L'AQUILA – “Una risoluzione, quella sulle guardie mediche, che da sola non può produrre alcun effetto e che rappresenta solo un documento elettoralistico privo di qualunque valore a fini pratici, perché non può andare a modificare decisioni assunte in altre sedi”.

Punta i piedi l'assessore regionale alla sanità Silvio Paolucci, commentando l'approvazione all’unanimità, avvenuta questa mattina in Commissione Sanità al Consiglio regionale, di una risoluzion  che  chiede di sospendere gli effetti della delibera di giunta di agosto che ha bloccato l'erogazione dell'indennità aggiuntiva ai medici di continuità assistenziale, le cosiddette guardie mediche, considerate illegittime dalla Corte dei Conti, che chiede che vengano anche restituti gli arretrati dal 2006. Una risoluzione si badi bene, presentata da Mauro Febbo di Forza Italia, e votata anche dai componnti di commissione della maggioranza, che dunque prendono una posizione opposta rispetto alla loro giunta, creando nun caso politico.

A loro va per di più il convinto plauso dell’assessore regionale Donato Di Matteo, oramai in rotta con il presidente Luciano D’Alfonso e la sua maggioranza, e che in una nota ribadisce la sua “posizione critica e di condanna all’operato dell’assessore Paolucci e agli altri colleghi di giunta che hanno deliberato”.

Con l’eliminazione dell’indennità, lo stipendio delle guardie mediche, fornisce i numeri lo stesso Di Matteo, che di professiiooe è tra l’altro medico, scenderebbe a circa 1.500 euro al mese. Il medico dovrebbe poi rimborsare circa 500 euro al mese in 10 anni per un importo di circa 60.000 euro, andando a lavorare quindi con tutti i rischi e le responsabilità della professione per 1.000 euro al mese.

Se Febbo gongolante parla di “atto di sfiducia all'operato dell’assessore Paolucci e di questo esecutivo regionale che continua a fare solo pasticci”, il diretto interessato, Paolucci, reagisce con veemenza, e accusa i consglieri tutti, compresi quelli della sua parte politica, di “demagogia”, ricordando che la Regione è stata costretta ad agire in questa direzione solo perché la la Corte dei Conti ha aperto una procedura per grave danno erariale, ritenendo del tutto illegittima l’indennità aggiuntiva di 4 euro all’ora concessa alle guardie mediche  da un accordo integrativo regionale tra medici e Sistema sanitario Nazionale approvato dalla giunta di Ottaviano Del Turco ad agosto del 2006.





Un'indennità erogata per 11 anni, e dunque da recuperare interamente, arretrati compresi, perché in contrasto con l’accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici che prevede un onorario omnicomprensivo che ingloba tutte le voci di costo.

“Il Consiglio regionale è il massimo organo della Regione ed è sovrano – spiega Paolucci – ma se davvero l'Assemblea vuole determinarsi diversamente rispetto alla decisione assunta dalla giunta, sulla base di un decreto della Corte dei Conti, deve presentare non una risoluzione, ma un provvedimento amministrativo, seguendo tutto l'iter previsto dalle norme e dai regolamenti, oltre al rilascio dei necessari pareri delle strutture regionali. Solo così l'atto è idoneo a produrre effetti, con tanto di responsabilità amministrativa e contabile in capo a coloro che ne votano l'approvazione”.

“E' troppo semplice – incalza Paolucci – licenziare invece una semplice risoluzione, che non implica alcuna responsabilità patrimoniale per i consiglieri regionali, lasciando la stessa solo in capo alla giunta regionale e in particolare all'assessore alla sanità.

“ Il documento approvato oggi – conclude l’assessore – serve solo a generare caos e false aspettative nei medici e nell'opinione pubblica al fine di accrescere il proprio consenso personale. Voglio infine ringraziare le organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale, che insieme alle Asl e all'assessorato alla Sanità, stanno individuando le forme legittime per restituire un'indennità aggiuntiva dietro specifici obiettivi. Quanto al passato è di tutta evidenza che saranno i giudici, dunque né giunta né consiglieri a definire la questione. E naturalmente, se i magistrati dovessero ritenere legittima quella indennità definita nel 2006, siamo pronti a prenderne positivamente atto”.

Di ben altro tenore le dichiarazioni di Di Matteo.





“Già nei giorni scorsi avevo inviato una lettera precisando il mio disappunto e la mia vicinanza per la, purtroppo, inopportuna ed antipatica vicenda. La cosa mi ha colto di sorpresa a causa delle problematiche politiche che, ponendomi in una posizione di dissenso con la mia stessa maggioranza per i contenuti e le modalità di condividere le questioni regionali, e la vicenda della continuità assistenziale lo conferma, mi hanno visto non partecipare ad alcune sedute di giunta”.

“In particolare – si giustifica ulteriormente Di Matteo – quella che ha deliberato il provvedimento che riguarda i medici in questione è stata convocata in seduta straordinaria e di conseguenza senza l’ordine del giorno, cosa che mi avrebbe consentito di prendere contezza di essa e che, sicuramente, per quell’occasione mi avrebbe visto presente a portare di persona il mio forte dissenso e la mia opposizione fattiva”.

“In questi giorni ho espresso con determinazione e forza la mia posizione critica e di condanna all’operato dell’assessore Paolucci e agli altri che hanno deliberato. In particolare, ho stigmatizzato l’eccessiva e inopportuna fretta, la mancanza di concertazione politica con tutta la giunta e con le rappresentanze sindacali dei medici di guardia. Ho sostenuto, condividendole, tutte le loro sacrosante e giuste osservazioni. L’assessore Paolucci mi ha assicurato che si sarebbe impegnato a rivalutare tutta la vicenda con l’intento di trovare la soluzione più favorevole e rapida del problema”, conclude l’assessore ribelle.

Febbo a sua volta replica a Paolucci accusandolo di non aver compreso “che altre Regioni, in attesa della pronuncia della Corte dei Conti, hanno si sospeso l'indennità, ma senza richiedere il rimborso degli arretrati ai medici professionisti che svolgono il loro lavoro. Indennità, peraltro, che secondo recenti decisioni  sono in realtà legittime, perché sono a “sostituzione” del rischio tutto a carico del medico. Credo che quello accaduto proprio oggi alla dottoressa violentata, in provincia di Catania, sia proprio da esempio”.

 

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