GUARDIE MEDICHE VERSO LA CHIUSURA, E’ RIVOLTA NEI PICCOLI COMUNI TERAMANI

di Marco Signori

19 Agosto 2016 08:20

Teramo -

CASTELLALTO – Castellalto, Colledara e Nereto dal primo ottobre e dal 5 marzo anche altri sette comuni della provincia di Teramo (Campli, Castellalto, Cermignano, Fano Adriano, Nereto, Torricella Sicura e Valle Castellana) non avranno più le guardie mediche, se si riuscirà a far tornare sui propri passi il direttore generale della Asl, Roberto Fagnano, che il 9 agosto ha firmato la delibera per la cessazione delle attività delle sedi di continuità assistenziale.

I sindaci si sono mobilitati, nonostante la decisione fosse nota da almeno tre anni, visto che quella del manager è solo l'attuazione di un decreto commissariale del lontano 2013, quando l'allora commissario alla Sanità Gianni Chiodi predispose un piano di razionalizzazione delle guardie mediche, individuandone una serie da chiudere.





Nei giorni scorsi in una lettera a Fagnano, Vincenzo Di Marco di Castellalto, Manuele Tiberii di Colledara e Giuliano Di Flavio di Nereto hanno chiesto la revoca in autotutela della delibera.

“I vertici della politica regionale riflettano”, dice Di Marco. Il capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale Sandro Mariani e l'assessore Dino Pepe hanno incontrato Fagnano, per ora “senza tuttavia ancora venire a capo del problema”, spiega ancora il sindaco di Castellalto.

Gli amministratori non escludono di chiamare a raccolta la cittadinanza con assemblee pubbliche e raccolte di firme, mentre i Comuni di Castellalto e Colledara hanno già dato mandato ai propri legali di impugnare la delibera.





La chiusura delle guardie mediche, “per le comunità dell'entroterra significherebbe un forte disagio – aggiunge Di Marco – solo nel fine settimana a Castellalto si registrano una trentina di interventi, contribuendo tra l'altro ad alleggerire l'attività del pronto soccorso”.

Su una scelta del genere pesano anche le caratteristiche orografiche del territorio. “Le strade dissestate ed il fatto che si tratta di servizi essenziali che non verrano mai più ripristinati ci preoccupa”, dice il sindaco, che rimprovera a Regione e Asl di compiere scelte senza prima condividerle.

Il decreto di Chiodi recepì un accordo collettivo nazionale dei medici di medicina generale in cui si stabiliva che dovesse esserci un medico ogni 5mila abitanti e nel quale venne data facoltà ad ogni Regione di indicare un rapporto differente, ma comunque con un limite massimo di variabilità posto al 30 per cento, quindi al massimo con un medico ogni 3.500 residenti. E l'Abruzzo scelse il rapporto di uno ogni 3.982.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: