CONFCOMMERCIO L'AQUILA CONTRO LE MANIFESTAZIONI SENZA PRODOTTI TIPICI

GUERRA APERTA ALLE SAGRE ”TAROCCHE”, ”VIOLANO REGOLE FISCALI E SANITARIE”

di Elisa Marulli

29 Maggio 2014 08:33

Regione -

L’AQUILA – La sagra del pesce fatta nell’entroterra marsicano a molti chilometri dal mare o quella della birra artigianale sì, ma prodotta totalmente in Germania.

Saranno pure la gioia degli amanti della tavola e del buon bere, ma le sagre sembrano essere diventate una maledizione per i ristoratori.

Ecco perché, a loro tutela, interviene la Confcommercio dell’Aquila che chiede regole più ferree sulle sagre “taroccate”, con un maggior rispetto della tipicità dei prodotti e più controlli.

Il direttore regionale, Celso Cioni, punta il dito contro questi eventi, che molto spesso si avvicinano più a feste di paese che a sagre, basate su prodotti che poco hanno a che vedere con le peculiarità gastronomiche del luogo e che spesso hanno come unico risultato quello di fare una spietata concorrenza alla ristorazione locale.





I dati nazionali parlano di circa 21 mila sagre alimentari (su 42 mila totali) legate al cibo locale. Tutte le altre sarebbero improvvisate. A oggi sono circa mille, secondo le stime di Confcommercio, le sagre che ogni anno, da aprile fino a ottobre, si tengono in tutta la regione.

Proprio da questi dati è partita l’azione di protesta della Confcommercio dell’Aquila, che ha già inviato a tutti i sindaci della provincia dell’Aquila, al prefetto, Francesco Alecci, ai comandi delle forze dell’ordine e alle Asl una nota in cui chiede maggiore attenzione su questi eventi.

In primis, più controlli. “Sono eventi che avvengono molto spesso fuori dalle regole non solo della fiscalità, ma anche da un punto di vista igienico sanitario – fa notare Cioni – Si parla di centinaia di pasti somministrati a ogni evento che, se gestiti male, possono mettere a rischio la salute dei consumatori”.

Per il direttore Confcommercio, spesso queste sagre sarebbero messe in piedi solo per fare cassa, tralasciando del tutto il discorso della valorizzazione del prodotto locale.





“Tutto quello che non ha attinenza con le sagre vere è di fatto una forma abusiva di attività ristorativa. Si tratta di fatto di una scorretta concorrenza rispetto alle attività di ristorazione che si attengono a determinate regole e seguono precisi adempimenti”, sbotta.

Da qui, la proposta di una legge ad hoc che regolarizzi queste realtà. “Abbiamo elaborato un'ipotesi di progetto di legge sulla regolamentazione di queste occasioni di valorizzazione di prodotti tipici, che poi creano una vera economia sul territorio”.

Tra le altre proposte anche quella “di istituire un vero e proprio albo delle sagre autentiche, per valorizzare al meglio determinati prodotti e vietare quelle che non hanno ragion d’essere”.

“Ci auguriamo che ci sia da parte delle autorità e delle forze dell’Ordine un segnale di attenzione e che il nuovo Consiglio regionale prenda in considerazione le nostre proposte – conclude Cioni – Se si continua sulla strada seguita finora, involontariamente si valorizzano le illegalità e i si mette in pericolo la salute pubblica”.

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