LA RABBIA DEGLI ALTRI CANDIDATI: ''LO FANNO SOLO PER AVERE UN MESE DI FERIE PAGATE, VA CAMBIATA LA LEGGE, COSI' SI UMILIA VALORE DEMOCRAZIA''

IL VOTO A BARREA E CIVITELLA ALFEDENA, STRANE LISTE DI POLIZIOTTI E SCONOSCIUTI

di Filippo Tronca

8 Giugno 2017 07:15

L'Aquila - Politica

AVEZZANO – Nel Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise c’è il tremendo sospetto che anche le elezioni amministrative siano l’occasione per godersi una bella vacanza.

Nei Comuni di Barrea e Civitella Alfedena, infatti, si sono presentate liste “aliene”, di persone che non vivono e nemmeno frequentano questi luoghi incantevoli. Liste infarcite di guardie penitenziarie e poliziotti.

L’ipotesi che circola in paese è che, come consente la legge, siano nate solo per potersi guadagnare un mese di ferie retribuite.

C'è infatti una norma, l'articolo 81 della legge 121 del 1981 (quella che riformò il comparto sicurezza), che recita: “Gli appartenenti alle forze di polizia candidati a elezioni politiche o amministrative sono posti in aspettativa speciale con assegni dal momento dell’accettazione della candidatura per la durata della campagna elettorale”.

Nei Comuni sotto i mille abitanti, come Civitella Alfedena e Barrea, non c’è poi l’obbligo di raccogliere le firme per presentare le liste, dunque il giochetto è burocraticamente molto facile.

Una cosa identica era accaduta Castelvecchio Calvisio, nel Parco nazionale Gran Sasso Monti della Laga, nelle amministrative del 2015, dove si presentò solo una lista composta unicamente da poliziotti, agenti e guardie penitenziarie. Tutti, neanche a dirlo, originari di fuori. Alla fine sono andati a votare in cinque, le elezioni sono risultate nulle ed è arrivato il commissario prefettizio per un anno.

Nel 2016 è toccato alla vicina Carapelle Calvisio, in cui con soli 67 elettori, sono state presentate 7 liste con 65 candidati di cui ben 17 appartenenti a forze di polizia che non vivevano in paese.

Ora le liste infacite di poliziotti, si sono spostate dal parco nazionale del Gran Sasso Monti della Laga, al Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.

Ad esprimere indignazione per quel che sta accadendo a Barrea è il candidato sindaco Andrea Scarnecchia, primo cittadino uscente che corre con la lista “Barrea democratica”, che dovrà vedersela, si fa per dire, con Progetto popolare del candidato sindaco Agostino Briganti, 48 anni, di Colleferro, nel Lazio. Persona che, assicura il sindaco uscente, e tutti i paesani in coro, a Barrea “nessuno lo conosce”, come sconosciuti sono anche i componenti della sua lista.

“Le candidature di questa strana compagine – spiega il sindaco – sono state validate al Comune di Colleferro nel Lazio, e chi le compone, a cominciare dal candidato sindaco, non ha alcun legame con il territorio. Nessuno li conosce, forse qui non ci sono mai venuti nemmeno in vacanza. Ci risulta però che alcune delle persone in lista sono guardie carcerarie, e anche poliziotti. E allora forse si spiega, visto che come prevede la legge hanno un mese di aspettativa retribuita…”.

Il mese di aspettativa pagata dal contribuente, per di più a tutori della legalità, non pare proprio che però sia stato finora utilizzato per fare davvero campagna elettorale.





“Noi di Barrea democratica, lista che è l’esito di larghe convergenze – conferma il sindaco – abbiamo presentato i candidati alla cittadinanza, abbiamo illustrato i programmi. Mentre i nostri presunti avversari qui non si sono mai visti nè sentiti. Insomma non ho avuto il piacere di conoscere i miei competitor, che evidentemente non hanno trovato il tempo di affacciarsi almeno un giorno nel Comune che pretendonio di amministrare nei prossimi cinque anni”.

Visitando il profilo Facebook di Briganti, accessibile  a tutti, si trova in realtà qualche traccia del suo impegno elettorale.

“Votate senza avere paura – si legge in un post – la paura non esiste è solo un impressione della mente umana, votate senza rancore perché ci sia amore e verità tra voi, votate per cambiare poltrona al vecchio sindaco, non bisogna far scaldare le poltrone sempre alle stesse persone, anzi la poltrona non ci deve essere più il sindaco deve stare in piedi 24 ore al giorno al servizio dei suoi cittadini. Votate Briganti Agostino Antonio candidato sindaco Barrea. Io sarò con voi fino alla fine, grazie”.

E ancora: “L'Italia deve ritornare al popolo e non ai politici, se volete che questo si avveri cominciate a votare a Barrea da lì conquisteremo il resto d'Italia”.

È on line anche il sito di Progetto popolare (http://progettopopolarebarrea.blogspot.it) su cui è pubblicato però solo l’elenco dei candidati. Non si può avere invece il piacere di leggere il programma elettorale, e soprattutto il curriculum dei componenti della lista.

Un commentatore del sito (l'unico), ha allora giustamente chiesto: “Buongiorno, per votarvi bisognerebbe almeno conoscere il vostro programma: chi siete? Perché vi candidate a Barrea?”.

Tutta da leggere la risposta: “Ogni cittadino è libero: sia di libertà di parola e di candidarsi in qualsiasi paese al mondo. Io mi sono candidato anche a Londra tanti anni fa come consigliere. Sono originario abruzzese e mi piace il mio paese. il paese Barrea è bellissimo, non ci sono mai stato purtroppo, per via di trasferimento all'estero, sono venuto per la prima volta domenica scorsa, e sono rimasto incantato per la bellezza. Non è il solo motivo per candidarsi in un paese che non si conosce ma cercare di fare del nostro meglio di far conoscere in tutto il mondo il nostro paese perché si può di fare di meglio e poter incrementare il turismo, riproporre la differenziata porta a porta, e altri progetti che porterebbero Barrea non dico al primo posto ma al massimo di quello che è adesso sempre rispettando l'ambiente rispettando quello che ci circonda cercare di aiutare i cittadini non solo 200 ma 718 …”, e così via, per una decina di righe.

Scenario analogo, anzi moltiplicato per tre, a Civitella Alfedena, altro splendido borgo del Parco, a pochi chilometri da Barrea.

A candidarsi, con la lista Civitella 3.0, è innanzitutto Giancarlo Massimi, funzionario della Regione Lazio, che si appresta a proseguire la saga familiare, visto che è stato già sindaco, poi sostituto dalla moglie Flora Viola. Anche qui sarà una corsa surreale e contro nessuno.

Suoi avversari, si dice in paese, anche in questo caso non hanno nessun legame con  il territorio, non sono residenti, forse qualcuno di loro ci  è venuto solo a fare una villeggiatura. Soprattutto non si sono fatti vedere nemmeno in occasione della campagna elettorale.

I candidati “stranieri” sono in questo caso Giuseppe Di Persio, 53 anni di Pescara, poliziotto, a capo della lista “Finalmente noi”.

C'è poi Alessandro Cruciani, 31 anni, di Sulmona, della lista “Futuro insieme”.





Infine, sorpresa delle sorprese, anche qui un candidato sindaco, Luca Tordella, di Progetto popolare, la stessa lista con cui corre Briganti a Barrea, anche lui poliziotto della penitenziaria. Si scopre anche che Tordella arriva anche lui da Colleferro, dove evidentemente si nutre un sentimento di spiccato amore per i piccoli comuni del Parco Nazionale d'Abruzzo.

Il figlio Marco Tordella, altra scoperta sorprendente,  sempre per Progetto popolare si è candidato a sindaco a Latera, piccolo comune della Tuscia laziale.

In tutti i casi, parte significativa dei candidati consiglieri della lista Progetto popolare, appartengono al corpo della polizia di Stato.

Esprime rabbia e sconcerto anche in questo caso il candidato sindaco Massimi, che invoca l’intervento del Prefetto dell'Aquila Giuseppe Linardi.

“Mi meraviglio che il prefetto nell’esercizio delle sue funzioni non si senta in dovere di richiamare al rispetto del diritto chi rappresenta lo stato. Perché è vero che la legge consente tutto ciò, ma qui secondo me c’è un chiaro abuso del diritto, che umilia la democrazia, e offende i cittadini”.

E incalza: “La cosa grave è che poi queste liste farlocche rischiano anche di eleggere qualcuno, nei piccoli Comuni sotto i mille abitanti sette consigliere vanno alla lista vincente, tre alle liste perdenti”.

E così emeriti sconosciuti rischiano di ritrovarsi pure consiglieri, e se sono poliziotti, come in molti casi, questo consente loro anche di riavvicinarsi alla loro regione di origine, ottenendo un trasferimento, magari dalle regioni del nord a quelle del centro Italia.

“Qui i candidati di queste tre liste – sbotta Massimi – nessuno li conosce, nessuno di loro risiede qui, sappiamo solo con certezza che molti di loro fanno parte del corpo della Polizia”.

Nessuno di loro ha fatto una campagna elettorale degna di questo nome, come sarebbe normale, per esporre le loro idee e progetti.

“Tordella – svela il candidato sindaco – è stato avvistato un paio di giorni fa in paese, prima nessuno lo aveva visto. Di Persio ha presentato un programma di sette righe, con l’unico obiettivo di volere unificare tutti i Comuni, non si capisce quali e come. Cruciani  non pervenuto in nessun modo. Due candidati, non ricordo di quale delle tre liste, di sicuro due poliziotti, ovviamente in borghese, si sono fatti un giro del paese per chiedere qualche voto, e poi sono spariti”.

Per dire basta a questo andazzo, il parlamentare abruzzese Gianni Melilla (Sel) aveva presentato, dopo il caso clamoroso di Carapelle Calvisio, una proposta di legge per modificare finalmente l'articolo 81 della legge 121 del 1981, al fine di cancellare, parole di Melilla, un intollerabile privilegio, che consente candidature di  massa delle forze di polizia che provoca “un danno per lo Stato e l'efficacia dei servizi di sicurezza con ricorso a straordinari a carico di chi deve sostituire chi si mette in aspettativa”.

La proposta di legge sta ancora lì a prendere polvere su qualche scaffale degli uffici del Parlamento.

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