INTERVISTA ALLA DOCENTE AUTRICE DI ''ARMI DI MIGRAZIONE DI MASSA''

IMMIGRAZIONE: GREENHILL, ”PUO’ ESSERE MEZZO INTIMIDATORIO CONFLITTI TRA STATI”

di Roberto Santilli

23 Giugno 2018 06:30

Regione - Cronaca

L’AQUILA – “L’immigrazione è intrinsecamente un'arma. Quella dello spostamento, della migrazione delle persone, è stata una caratteristica comune della vita e della civiltà da tempo immemorabile. Eppure, a determinate condizioni, la migrazione può essere ‘armata’, può essere cioè sfruttata per essere utilizzata come strumento di contrattazione intimidatoria non militare. Tali condizioni più comunemente, ma non sempre, comprendono situazioni in cui gli attori statali o non statali in uno o più Stati  minacciano di inondare un altro Stato o altri Stati con migranti, oppure con rifugiati o con entrambi”. 

Kelly M. Greenhill insegna Scienze politiche e Relazioni internazionali alla Tufs University ed è ricercatrice di Harvard alla Kennedy School of Government.

Otto anni fa, nel 2010, ha pubblicato uno studio dal titolo Armi di migrazione di massa, uscito in Italia solo l’anno scorso ma che in poco tempo ha riscosso più che un discreto successo in un periodo storico in cui il tema dell’immigrazione è di nuovo sulla bocca di tutti.

Il libro è la “prima ricerca sistematica secondo un metodo consolidato di comparative history che studia la teoria e la pratica di questo irrituale strumento di persuasione, una rassegna di più di cinquanta casi dal 1953 al recente passato, con particolari approfondimenti dedicati a vicende paradigmatiche, da Cuba al Kossovo, da Haiti alla Corea”.





“Si tratta – spiega l’autrice ad AbruzzoWeb – di uno strumento che è stato impiegato in media almeno una volta all'anno e nel tempo è stato utilizzato da dozzine di intimidatori contro dozzine di Stati in tutto il mondo. Alcuni recenti casi europei includono il regime del presidente turco Erdoğan, come intimidatore, nei confronti dell'Unione Europea come obiettivo; il dittatore libico Mu'ammar Gheddafi, come intimidatore, contro l’Italia e contro l’Unione Europea come obiettivi distinti; e, dopo la cacciata di Gheddafi, le fazioni libiche in competizione come intimidatori contro l’Unione Europea”.

Dunque, questa ‘arma’ non sarebbe qualcosa di nuovo. Possiamo quindi mettere nello stesso ‘cesto’, ad esempio, i casi di Libia, Kossovo e addirittura Haiti?

Sì e no. Questi tre casi sono distinti e gli obiettivi di ciascuno degli intimidatori erano molto diversi, ma, allo stesso tempo, minacce esplicite di inondare e sopraffare gli Stati con le persone, se non fossero rispettate le richieste degli intimidatori, sono state emesse in tutti e tre i casi. Si tratta di casi in cui la migrazione è impiegata come arma politica, quindi possono essere raggruppati insieme.

Cosa pensa di ciò che sta accadendo in questi giorni in Europa, con i casi della nave Aquarius, con la Francia e la Spagna contro l’Italia, con il ruolo dell’Unione Europea sullo sfondo?

Siamo tutti testimoni di una tragedia pluriennale che è, ahimé, ancora in atto, a volte in modo drammaticamente catturato dai media, come con l'Aquarius, talvolta molto meno visibilmente, ma ancora costoso e deplorevole nel sociale, in termini politici e umanitari, sia in Italia che oltre i suoi confini.





Le Ong, le Organizzazioni non governative: cosa sappiamo di loro? E cosa non sappiamo?

La missione della maggior parte delle Organizzazioni non governative identificabili che operano in questo settore è di salvare vite umane e fornire assistenza umanitaria.

I rischi per il futuro se la situazione non cambiasse?

In assenza di una cooperazione e di un coordinamento multilaterale concentrati e incentrati sul futuro, dovremmo aspettarci di vedere più politiche egoistiche e scaricabarile nei mesi e negli anni a venire. Ciò che tali sviluppi potrebbero far presagire per l'uso della migrazione come arma è una domanda aperta, dal momento che azioni specifiche intraprese e politiche attuate da uno Stato spesso hanno effetti a catena su e all'interno degli altri, a volte in modi che rendono questo strumento più ‘attraente’ per i potenziali intimidatori, altre in modi che lo rendono meno attraente.
 

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