''PERICOLOSA PER AMBIENTE E IN ZONA SISMICA'; MA SOCIETA' RIBATTE ''CONDUTTURE SICURE, MAI UN PROBLEMA, OPERA STRATEGICA PER PAESE''

IN MIGLIAIA AL CORTEO A SULMONA CONTRO CENTRALE E GASDOTTO DELLA SNAM

di Filippo Tronca

21 Aprile 2018 15:30

Regione - Cronaca

SULMONA – “Stop all'hub del gas”, “Fermiamo l'assalto al territorio”, “Non siamo in vendita”, “Con le nostre voci e i nostri corpi difendiamo la nostra terra”.

Sono solo alcuni degli slogan scritti sugli striscioni, che scandiscono la manifestazione che ha ieri pomeriggio attraversato Sulmona (L'Aquila), per dire “no” alla realizzazione del gasdotto Snam lungo l'Abruzzo appenninico e della centrale di compressione di Casa Pente nel capoluogo peligno.

Il corteo ha percorso le vie di Sulmona a partire da viale Togliatti con conclusione a piazza Garibaldi. Circa 10 mila i parecipanti, anche se altri numeri vengono quantificati (12 mila per gli organizzatori, 6 mila per la questura)

Sono state circa 400 le adesioni pervenute da tutta Italia, dalla Diocesi con in testa il vescovo ai comuni, con in testa quelli di Sulmona e L'Aquila, alle aree protette e ai rappresentanti istituzionali della Regione, che ha dato il diniego all'opera,  passando per tantissime organizzazioni, da 190 associazioni nazionali e locali di tantissime regioni a tutte le sigle sindacali, da quasi tutti i partiti a decine di realtà economiche operanti sul territorio. I negozianti della citta' a cominciare a cominciare da quelli che vendono i famosi confetti, hanno aderito in massa alla serrata.

Significative le presenze anche da fuori regione.

C'erano ad esempio una cinquantina di attivisti pugliesi che si battono contro la realizzazione del gasdotto Tap.
Serena Fiorentino, portavoce mamme No tap,  spiega che “il governo ha segmentato in progetti distinti un unico tubo che parte dall'Azerbaijan e arriva in Emilia Romagna. Noi con la lotta uniamo le popolazioni che si oppongono”. Simili gli argomenti tra NoTap e No Snam: altro gas non serve all'Italia, che sarà solo un passaggio di un infrastruttura che serve al nord Europa. Per di piu' in Abruzzo in aree a forte rischio sismico.

C'erano anche i comitati lombardi che si oppongono ai siti di stoccaggio di gas in provincia di Cremona, ritenuti pericolosi. E poi vari comitati no Triv, contrari alla realizzazione o presenza  di piattaforme petrolifere lungo la costa adriatica.

Ampia la presenza da L'Aquila. Ben due pulman dalla frazione di Paganica, interessata al passaggio del gasdotto.

Numerosi i sindaci in corteo a cominciare dal sindaco di Sulmona Annamaria Casini, che e' arrivata anche a rassegnare le dimissioni, poi ritirate, per protestare contro il via libera del Ministero al progetto della centrale.

“Oggi si sta dando vita ad una mobilitazione di piazza importante – ha spiegato ad Abruzzoweb –  con rappresentanze da tutta Italia. I prossimi governi non potranno far finta di nulla.
Questi territori sono contrari a opere così impattanti”.

Presente anche la Regione Abruzzo e ai massimi livelli.

“E' un progetto che incide su dieci regioni – ha affermato il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio,  e vedo oggi confermata una contrarieta' generalizzata. Questi progetti incidono su territori delicati.  Non da oggi la Regione ha avanzato ai governi centrali proposte di ripensamento e modifica del tracciato. Attendiamo che si formi un nuovo goveno con cui poter interloquire”.

Sulla stessa linea il vicepresidente di giunta Giovanni Lolli.

“Dalla regione si aspettano atti, piu' che manifestazioni di piazza,  e gli atti  fatti da noi sono stati tutti contrari a questo progetto”.





Per opporsi al gasdotto, spiega Lolli, “useremo I'arma del tracciato  sul passaggio in terreni di uso civico, non legittimo. E allora non avrebbe senso fare nemneno la centrale di Sulmona”.

Al fianco del sindaco Casini il sottosegretario con delega all'ambiente Mario Mazzocca.

“Qualcuno prima di noi era stato latitante e dal 2014 abbiamo dovuto recuperare non solo il tempo perso, ma anche delle posizioni. E lo abbiamo fatto con atti deliberativi, con prese di posizioni, con risoluzioni, con atti politici arrivando alle vie di fatto con i ricorsi giudiziari in tutte le sedi opportune fino all'ultima conferenza dei servizi dove abbiamo manifestato quelle che sono le ragioni di un territorio. Ragioni che non vogliono vedere un territorio italiano e abruzzese in particolare come un crocevia di infrastrutture che servono e sono utili solo ad altri Paesi che non sono l'Italia”, spiega Mazzocca
 “È falso infatti quando si sostiene che questo metanodotto serva all'economia italiana. Quest'opera non serve né alle famiglie né alle imprese italiane, serve solo a veicolare questa struttura. Questo territorio ha già troppe criticità e non vogliamo aggiungerne altre. Di sicuro non è un'opportunità e per questo non arretreremo di un millimetro”.

in corteo anche i consiglieri Mauro Febbo di  Forza italia, Leandro Bracco di Sinistra italiana,  Lorenzo Berardinetti di Regione facile.
In corteo, nello spezzone istituzionale i parlamentari  Stefania Pezzopane del Pd, Nazario  Pagano e Gianfranco Rotondi di Fi.
Tra i tanti  sindaci quello di Chieti  Umberto Di Primio, per L'Aquila a rappresentare l'amministrazione c'e' l'assessore Emanuele Imprudente. Presente il presidente della Provincia Angelo Caruso. Tra le bandiere di partito quelle del Movimento 5 stelle e di Potere al popolo.

Al termine del corteo, in piazza Garibaldi, il sindaco Casini sul palco ha affermato che “nonostante tutto il governo  Gentiloni, 
le procedure le sta portando avanti, e questo e' vergognoso, in una fase di vacatio, mi appello ai parlamentari qui presenti di impedirlo in tutti i modi”.
Giovanna Margadonna,  coordinatrice del coordinamento No hub del gas, ha ribadito che
“l'Abruzzo e la valle Peligna non saranno mai terra di conquista delle multinazionali, e non siamo monetizzabili, continueremo a dire no a tutti i progetti che vogliono trasformarci in una piattaforma di passaggio e  smistamento del gas, che servono solo a garantire profitti delle multinazionali”
Applausi per l'attivista ambientalista di Sulmona Mario Pizzolla, assente per motivi di salute alla manifestazione.

Discreta la presenza delle forze dell'ordine. Non si sono verificati episodi di tensione, ad eccezione di un breve tafferuglio scoppiato,  a manifestazione pero' oramai conclusa in piazza Garibaldi, tra forze dell'ordine e alcuni manifestanti, esplosa a seguito della richiesta di esibire i documenti ad un attivista.

L'OPERA CONTESTATA

L'obiettivo della manifestazione è  quello di bloccare in ogni modo la realizzazione della centrale di compressione da realizzare a Case Pente, ritenuta inquinante e troppo impattante per la valle Peligna, e il gasdotto che dovrà essere collocato ad una profondità di 3 metri, e avra un diametro di 1,5 metri. La centrale,  ha avuto già le autorizzazioni governative, e i lavori dovrebbero cominciare a gennaio 2020, se non dovessero andare a buon fine i vari ricorsi presentati.

Il niet della Regione Abruzzo blocca per ora invece l'iter di realizzazione del gasdotto, che dovrebbe attraversare per 170 chilometri la provincia aquilana da Sulmona a Montereale, passando per i comuni Collepietro, Navelli, Caporciano, San Pio delle Camere, Prata d’Ansidonia, San Demetrio Ne' Vestini, Poggio Picenze, Barisciano, L’Aquila, Pizzoli, Barete, Cagnano Amiterno, e Montereale, per poi proseguire fino a Foligno.

L’impianto di compressione di Sulmona è funzionale al trasporto sulle dorsali della rete nazionale – e alla successiva distribuzione nelle reti regionali – dei quantitativi di gas previsti dai punti di entrata a sud (25 milioni di metri cubi standard al giorno) e dei quantitativi giornalieri aggiuntivi previsti per il campo di stoccaggio di Cupello (Chieti), che per volumi di stoccaggio e capacità di punta è il primo in Italia. L’area interessata dall’impianto di Sulmona sarà circa di 12 ettari, di cui 4 ettari con impianti fuori terra, mentre i rimanenti 8 saranno destinati a verde. L’area è stata acquistata da Snam tramite accordi bonari con i proprietari.

Il tratto Sulmona-Foligno è solo un tratto della Rete Adriatica che dovrà far arrivare in europa il gas dei ricchi giacimenti dell'Azerbaijan. Gli altri tratti sono a sud quelli pugliesi di Massafra-Biccari, 195 chilometri di lunghezza,  in esercizio dal 2012, Biccari-Campochiaro, 73 chilometri, in esercizio dal 2016.  A nord Foligno-Sestino, 114 chilometri, il cui iter autorizzativo è in corso e infine Sestino-Minerbio, in provincia di Bologna, 141 chilometri,  dove i lavori sono stati avviati nel 2017. Il nuovo tratto Sulmona-Foligno dovrebbe collegarsi con il metanodotto gia esistente  e proveniente da Campochiaro in Molise, e che corre lungo il Parco nazionale della Majella.

LE RAGIONI DEL NO

Molteplici le ragioni della contrarietà da parte dell rete No hub del gas,  che vanno da quelle che insistono sull'impatto ambientale della centrale ma anche del gasdotto, e sul rischio rappresentato dai terremoti, ed arrivano a valutazioni geopolitiche di sviluppo economico più generale.

Il gasdotto sarà realizzato lungo la dorsale appenninica, si osserva innanzitutto, cioè in territori che presentano elevatissima criticità sotto l’aspetto sismico e idrogeologico.  Mentre dal punto di vista ambientale il progetto della Snam “devasterebbe aree che sono caratterizzate da una diffusa presenza di Parchi naturali, oasi e siti di importanza comunitaria, foreste, fiumi e uso civico”. 

Le popolazioni dei territori attraversati dal metanodotto saranno dunque “esposte al rischio di gravi incidenti, in aperta violazione del principio di precauzione sancito dalla legislazione nazionale ed europea”.

Ancora maggiori, argomenta inl fronte del no,  l'impatto e la pericolosità della centrale di spinta di Sulmona, sia per l’elevata sismicità del territorio – rischio sismico uno, e vicinanza alla faglia attiva di Monte Morrone –  che per il valore paesaggistico, ambientale e archeologico dell’area individuata per l’impianto. Il sito della centrale, infatti, è in un corridoio faunistico all’ingresso del Parco nazionale della Majella e nei pressi di Pacentro, uno dei borghi più belli d’Italia. Inoltre le emissioni nocive della centrale, all’interno di una valle chiusa da alte montagne qual è la Valle Peligna, peggiorerebbero la qualità della vita mettendo a rischio la salute dei cittadini.

Proprio sulla questione della qualità è intervenuta l'associazione Medici Cattolici che ha chiaramente parlato di possibili danni alla salute causati proprio dalla Centrale di compressione. Nel particolato fine e ultra fine e cioè in tutte quelle sostanze sospese in aria (pm 10, pm 2.5 e pm 0.1) è stata individuata la maggiore minaccia”.





La centrale e il metanodotto, si argomenta poi, “non solo non porteranno posti di lavoro ma danneggeranno sensibilmente l'economia già in crisi del territorio peligno, non essendo compatibili con la vocazione agricola di qualità che negli ultimi sta crescendo nella conca peligna, come pure con il settore del turismo. A tutto ciò va aggiunta la perdita di valore degli immobili situati in vicinanza degli impianti”.

A livello più generale si sostiene che la  centrale e il metanodotto non servono né all’Abruzzo né all’Italia. La rete No hub del gas Abruzzo sostiene “all'idea che l'Abruzzo, come anche l'Italia, diventi semplicemente una dorsale di attraversamento del gas, che verrebbe dall'Azerbaijan, e che sarebbe venduto alle nazioni dell'Europa centrale e settentrionale, senza alcuna ricaduta né economica, né in termini energetici, per le popolazioni, mentre tutti i costi e i rischi verrebbero scaricati sui cittadini delle dieci Regioni attraversate dalla “Rete Adriatica” e dal “TAP”. Importando gas dall’ Azerbaijan l’Italia favorisce il regime dispotico che governa quel Paese, ove vengono violati sistematicamente i diritti umani, le libertà di espressione  e diritti personali.

“Il consumo di gas in Italia – si sostiene poi  – ha avuto il picco nel 2005 e la rete esistente è sovra-dimensionata. A marzo in Portogallo tutta l'energia elettrica consumata è stata prodotta da rinnovabili e hanno pure esportato. Per la mobilità il mercato in 2-3 anni sarà inondato da modelli totalmente elettrici e in Giappone le colonnine di ricarica elettrica superano già oggi i distributori di carburante in vista di questa rivoluzione che in realtà è già in corso in molti paesi”.

LE RAGIONI DEL SI

Diametralmente opposte le argomentazioni a favore dell'intervento da parte della Snam, la società che dovrà realizzare l'intervento, illustrate con una lunga nota tecnica inviata alla stampa nella giornata di ieri.

L’Italia, osserva innazitutto la Snam, è il Paese europeo con il maggiore utilizzo di gas naturale. Nel 2015 il metano ha rappresentato circa il 35 per cento dei consumi energetici primari e il 40 per cento della produzione lorda di energia elettrica. Non è vero dunque che i consumi di gas sono in calo: sono in crescita ininterrotta da tre anni. Nel 2017 la domanda di gas è aumentata del 6 per cento rispetto al 2016 e dell’11 per cento rispetto al 2015. Del gas non se ne potrà fare a meno per lungo tempo ancora, “visto che nel 2030 l'energia rinnovabile, in primis fotovoltaico ed eolico, non supererà comunque il 30 per cento del totale”.

Si  fa dunque notare che l'Italia dipende per oltre il 90 per cento della propria domanda di gas dalle importazioni (rispetto a una media europea del 70 per cento) e la produzione interna è in declino. Più del 40 per cento delle importazioni proviene dalla Russia. “Realizzare nuove infrastrutture è perciò importante per diversificare le nostre forniture di gas e ricevere approvvigionamenti stabili e sicuri, oltre che per ridurre i prezzi e rendere il Paese più competitivo”

Si fa poi notare che in Abruzzo sono già in esercizio oltre 1.000 chilometri di rete nazionale dei gasdotti, e in Italia oltre 34.000 chilometri, “progettati secondo norme internazionalmente riconosciute, la cui realizzazione, in alcuni casi, risale ad alcuni decenni fa”.

A Sulmona arrivano già due gasdotti  della stessa dimensione di quello in progetto, realizzati negli anni scorsi da Snam, alla cui conclusione è stato effettuato un recupero ambientale che interessa il Parco Nazionale della Maiella. Il tratto Sulmona-Foligno  non è altro che la prosecuzione verso nord di uno dei due gasdotti esistenti, l’altro, il Transmed, prosegue verso ovest.

La costruzione del gasnodotto, informa la Snam, interessa una fascia di terreno della larghezza di soli 28 metri in aree agricole e una di 18 metri nelle aree boscate, che verranno ripristinate e restituite alla coltivazione e sulle quali potrà riprendere l’attività di coltivazione, anche ad alto fusto, senza vincolo alcuno. Lungo i tracciati dei metanodotti saranno eseguiti rimboschimenti per complessivi 47 ettari circa in corrispondenza di tutte le aree boscate e di vegetazione.

Per quanto riguarda il rischio sismico: la  Snam fa notare che in occasione dei terremoti degli ultimi quarant’anni (Friuli 1976, Irpinia 1980, Umbria-Marche 1997-1998, Abruzzo 2009, Emilia 2012, Marche/Lazio/Umbria 2016) non si sono verificati danni alle condotte nelle zone interessate dagli eventi, né ci sono state interruzioni alle forniture, a differenza di quanto avvenuto per altri sistemi di trasporto di energia. “Questo è dovuto all'ottima resistenza delle condotte saldate agli scuotimenti sismici e alla grande flessibilità dei metanodotti”,  e la tecnologioa oggi e ancora più affidabile e sicura.

“Da maggio a ottobre del 1976, – si legge ancora nella scheda – il Friuli fu colpito da un’intensa sequenza sismica culminante in due scosse di elevata intensità, fino a una magnitudo 6,4. Il gasdotto Sergnano-Tarvisio attraversa l’area epicentrale e ha quindi subito lo scuotimento sismico massimo, senza tuttavia riportare alcun danno, come testimoniato dal fatto che il flusso del gas non fu interrotto, né subì perdite. In concomitanza della sequenza sismica del territorio aquilano (l’evento più forte è del 6 Aprile 2009, con magnitudo valutata 6,3) non è stato rilevato alcun tipo di danno né interruzione nelle forniture né perdite di gas dai metanodotti di Snam, tra i quali il Vasto-Rieti che attraversa le aree più colpite dal terremoto”.

Oltre alla casistica italiana, Snam ricorda che “anche il recente terremoto che ha colpito il nord est del Giappone, con una scossa di terremoto di magnitudo 7,1, non ha causato alcun inconveniente alle infrastrutture di trasporto gas”, e che “le condotte Snam sono in ogni caso periodicamente controllate dall'interno con apparecchiature automatiche che rilevano qualsiasi variazione di spessore dell'acciaio e i fenomeni corrosivi eventualmente in atto”.

La Snam assicura poi che “in nessuno degli 11 impianti di compressione esistenti in Italia, analoghi a quello in progetto a Sulmona e perfettamente inseriti nel contesto territoriale si è mai verificato un problema di emissioni in atmosfera nonostante i rigorosi controlli periodici e dunque non è mai emerso nessun rischio per la salute degli abitanti. I principali enti e istituti di ricerca ambientale nazionali e internazionali considerano le emissioni di polveri degli impianti di compressione del gas naturale pari a zero o comunque talmente trascurabili da essere considerate nulle”.

“Le turbine a gas – assicura la Snam – dell’impianto sono dotate di bruciatori a basse emissioni del tipo Dry low Nox (Dln), in linea con la migliore tecnologia attualmente disponibile sul mercato internazionale. A tale tipologia di turbine sono associati livelli di qualità dell’aria con concentrazioni al suolo 25 volte inferiori per  ossidi di azoto, e 100 volte inferiori di monossido di carbonio) rispetto ai valori limite prescritti dalla norma vigente, tenendo in considerazione sia la conformazione del territorio sia le caratteristiche meteoclimatiche dell’area (compresi i ristagni dell’aria)”.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: