L'AQUILA: LA PERDONANZA, QUESTA SCONOSCIUTA; LA DAMA PROTESTA, CIALENTE PROMETTE: ORA FATTI
Pubblicazione: 29 agosto 2012 alle ore 22:46
L’AQUILA - “Quasi nessuno conosce L’Aquila in Italia sulla cartina geografica, figuriamoci se conoscono la Perdonanza!”.
Bella, un po’ imbronciata, molto a suo agio nei panni di Dama della Bolla del giubileo aquilano che si è appena concluso, Sandra Console ai microfoni di AbruzzoWeb mette il dito sulla piaga.
Chiudendo un occhio su qualche pastrocchio logistico, sull’antipatico bando-flash per le associazioni culturali, sulla figuraccia-Cocciante, su una catena organizzativa che ogni tanto si spezza, si può essere anche d’accordo con il sindaco del capoluogo, Massimo Cialente, quando afferma che “non è più una sagra paesana e il messaggio di Celestino V è tornato al centro”.
Va bene, benissimo, ma resta altrettanto incontrovertibile quanto denunciato dalla Dama poco prima di imboccare il corteo di rientro: questo grande evento religioso, del tutto simile al giubileo vaticano tranne che per la periodicità molto più rapida, ogni anno contro ogni quarto di secolo, non è sfruttato dall’Aquila come dovrebbe, non è conosciuto fuori dai confini regionali e perfino provinciali come sarebbe giusto e necessario.
Il dibattito su questo argomento è vecchio come il cucco. Qualcuno ha sempre pensato che la Perdonanza dovesse restare un evento solo locale, qualcun altro, al contrario, si è giocato una salatissima belle époque, quella di Zucchero e Antonacci per intenderci, che lasciato buffi a volontà e non ha risolto il problema.
Fu proprio il sindaco che c’è oggi a lanciare nel 2007 un inedito piano di comunicazione nazionale, giustamente presentato come un fiore all’occhiello dall’allora assessore alla Cultura Anna Maria Ximenes; è rimasto un esperimento secco che, non alimentato, ovviamente non ha portato frutti.
Di mezzo ci si è messo anche il terremoto ma la Perdonanza non si è mai fermata, neanche a pochi mesi dalle 309 morti. Quella numero 718 che va oggi in archivio è stata la prima in un certo senso “normale” e si spera si possa andare a migliorare: nel 2015, si annuncia, la Porta Santa potrebbe aprirsi su una basilica ristrutturata.
Magari. Nel frattempo, però, sarà il caso di mettersi a lavorare davvero. Nell’intervista di bilancio alla fine dell’edizione 2010, Cialente aveva detto a questo giornale “bisogna far conoscere in giro questo piccolo giubileo”; l’anno scorso la replica, “può essere un dono che facciamo all’Italia”.
Quest’anno la terza promessa: perché mancano il merchandising della Perdonanza, la promozione turistica della Perdonanza, la promozione culturale della Perdonanza, la comunicazione ad alti livelli della Perdonanza? “Non la conoscono in Italia perché non ci si è lavorato, ora cominceremo”, insiste Cialente.
Speriamo che sia la volta buona, la Dama e gli aquilani lo reclamano.
Anche perché l’industria della ricostruzione è tutt’altro che solida al momento, tra anticipi non saldati e lavori in centro alla moviola le imprese boccheggiano, mentre sull’industria tradizionale è inutile illudersi, continuerà a soffrire e a chiudere.
L’Aquila deve puntare su turismo e cultura, un mantra vecchio pure questo. Ma tant’è. La città ha tutto, certo, le 99 chiese-piazze-fontane, pure malconce. Ma soprattutto, ogni 12 mesi il giubileo di una Chiesa, quella cattolica, che ha un miliardo di fedeli.
È chiedere troppo fare in modo di portarne qualche migliaio per una manciata di giorni d’agosto a respirare storia, arte e spiritualità?
Ovviamente per fare questo la Perdonanza bisogna alimentarla tutto l’anno, non solo ricordarsene a giugno. Paragone irriverente, ma Miss Italia dura in carica da un’edizione all’altra, perché allora non spedire da settembre a luglio la suddetta Dama, il Giovin Signore e la Dama della Croce a far conoscere in tutta Italia l’evento!
La Porta Santa apre solo da un tramonto all’altro, ma Collemaggio è aperta 365 giorni.
E così via. È una strategia difficile e dispendiosa, ma alla lunga potrebbe pagare. Una sfida intricata ed emozionante quasi quanto quella della ricostruzione. Chi la raccoglie?
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