L'AQUILA: COMPLETATO RESTAURO DA 3 MILIONI DI EURO DEL GIOIELLO QUATTROCENTESCO DANNEGGIATO DAL SISMA

LA BELLEZZA RITROVATA: PORTE APERTE NELLA CHIESA DI SANTA MARIA DEL SOCCORSO

di Filippo Tronca

11 Maggio 2019 07:00

L'Aquila - Video

L'AQUILA – “Non si vede una cosa, finché non se ne vede la bellezza”. 

La riflessione di Oscar Wilde, ha lumeggiato nello sguardo di tanti aquilani, che giovedì corso hanno potuto finalmente ammirare l'austero splendore della chiesa quattrocententesca di Santa Maria del Soccorso, danneggiata gravemente dal sisma del 6 aprile 2009. Restaurata e consolidata con un intervento durato tre anni, e restituita alla città e al mondo. 

Per molti prima del sisma, era semplicemente la chiesa del cimitero, che tutt'al più allietava lo sguardo in virtù della facciata policroma, in pietre rosse e bianche. 

Hanno ora potuto scoprire, non pochi visitatori, quello che avevano davanti agli occhi da sempre: il tabernacolo color del cielo e dell'oro, attribuito ad Andrea dell'Aquila, che fa da cornice alla madonnina miracolosa con bambino, venerata per secoli. Il crocifisso ligneo policromo di Giovanni Teutonico, con un meccanismo segreto che faceva muovere la lingua di Cristo redentore, per lo stupore dei fedeli. Il mausoleo di pietra di Jacopo Notar Nanni da Civitarentenga, mercante di bestiame, seta e zafferano, tra i grandi filantropi della città, amico di Bernardino da Siena, tanto che costruì a sue spese il mausoleo dove ancora oggi riposa il santo nella basilica a lui dedicata.

I lavori sono stati promossi dal Segretariato regionale Mibac e dalla Soprintendenza Abap per L'Aquila e i comuni del cratere, realizzati dall'impresa aquilana Rosa edilizia, ad un costo di 3 milioni di euro circa, e hanno permesso di recuperare parte del convento degli Olivetani.

L'emozionante restituzione al Comune dell'Aquila, proprietario del complesso, è avvenuta con una cerimonia a cui hanno partecipato il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell'Aquila, il segretario regionale dei beni culturali, Stefano D'Amico, il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, il direttore della Soprintendenza unica del Cratere, Alessandra Vittorini, il direttore del Polo museale d'Abruzzo, Lucia Arbace, l'architetto Franco De Vitis e la storica dell'arte Biancamaria Colasacco, direttori dei lavori, il costruttore aquilano Walter Rosa, il responsabile unico del procedimento, Antonello Garofalo. E tanti cittadini. 

“E un recupero importante, – ha esordito il cardinale Petrocchi – per tutta la comunità aquilana e non solo. E' un architettura sobria compatta, e allo stesso tempo animata da una profonda spiritualità che aiuta alla concentrazione dell'anima e invita alla preghiera. Un evento devastante, come il sisma, anche qui stata l'occasione di una rinascita”.

Del resto Santa Maria del Soccorso è uno dei rari esempi di architettura religiosa aquilana tardo-quattrocentesca.





Gli aquilani del tempo avevano grande venerazione per un'immagine della Madonna dipinta sul muro di un'edicola votiva, situata sulla strada che portava a Sulmona, la “Madonna del soccorso”.

Il dipinto iniziò a richiamare i fedeli, tanto che fu riaperta anche Porta Leoni, che era stata chiusa un secolo prima. Il vescovo dell'Aquila, il cardinale Amico Agnifili, fece costruire una piccola cappella, e poi con il sostegno del ricco mercante aquilano Jacopo di Notar Nanni si realizzo' ls  chiesa. Arrivo' poi il convento dei frati benedettini Olivetani, circondato da vigne e orti, con cui si sfamavano i bisognosi. 

“Man mano ci riprendiamo pezzi di città – ha detto il sindaco Biondi – e con essi i simboli che essi rappresentano. Lo ammetto, sono passato qui davanti a questa chiesa migliaia di volte, ma non conoscevo la bellezza che essa racchiudeva, non ero mai entrato. La ricostruzione è anche l'occasione per prendere consapevolezza dei nostri tesori, e dunque di valorizzarli e raccontarli al mondo. Registriamo a tal proposito un incremento di un quinto delle presenze alberghiere in città, segno che il turismo sta finalmente decollando”.

Emozionato e soddisfatto anche Walter Rosa, amministratore unico di Rosa edilizia, che ha effettuato i lavori, con tempismo e qualità impeccabili.

“E' stato un intervento complesso – spiega Rosa – molte criticità sono emerse in corso d'opera, ma con grande impegno siamo riusciti a trovare ogni volta le soluzioni ottimali. Uno dei danni principali ha riguardato la volta d'ingresso, e la facciata, che è stata interessata da un principio di ribaltamento. Abbiamo così rimosso, pezzo per pezzo, la parte superiore, numerando le pietre, per poi ricollocarle al loro posto, a seguito dell'intervento di consolidamento, con tralicciato in acciaio, che ora collega in modo sicuro la facciata con il copro dell'edificio”.

“Questo come antri interventi nella ricostruzione post sismica – ha poi aggiunto – ci ha consentito di aumentare il know how e di prendere confidenza con le tecniche costruttive più avanzate”. E a tal proposito non va dimenticato che Rosa Edilizia ha realizzato anche il restauro del Palazzo dell'Emiciclo, che con i suoi dissuasori sismici, rappresenta un dei vanti della ricostruzione aquilana.

“E' stato un intervento complesso – ha confermato anche il direttore dei lavori De Vitis – ma il risultato è eccellente. Abbiamo lavorato con grande armonia, con le maestranze e il titolare dell'impresa Walter Rosa. Restauro significa del resto progettazione in corso d'opera. Ci solo stati crolli della volta e nella prima campata, le sollecitazioni avevano comportato un forte quadro fessurativo. Qualche secondo in più di scosse, e la chiesa sarebbe crollata”. 

Per la precisione, i lavori hanno riguardato il restauro e il consolidamento delle strutture murarie della navata centrale, il rinforzo delle volte con materiali in fibra, la realizzazione di nuove coperture in legno, l'inserimento di strutture metalliche e in pultruso, senza dimenticare gli adeguamenti impiantistici (riscaldamento, elettrico e illuminazione) e senza trascurare la realizzazione di una rampa per il superamento delle barriere architettoniche per l'accesso alla chiesa al convento.





E' stato poi ripristinato il campanile con riposizionamento degli elementi lapidei della muratura c'è stato poi il restauri delle superfici affrescate e scultoree, degli apparati decorativi e in particolare della preziosa facciata. Impegnativo si è rivelato il recupero dei locali del convento e di quel che resta dell'originaria corte con la rimozione di superfetazioni edilizie la riapertura dei fonici del porticato, la realizzazione di una pavimentazione lapidea bicromatica, che richiama gli stilemi della facciata.

Ora però bisogna far si che questo patrimonio non resti sconosciuto. 

“Questa è l'occasione per riscoprire quello che avevamo, e di cui non ne avevamo forse piena consapevolezza. Bisogna riscattare questa chiesa bellissima – ha detto a tal proposito la Soprintendente Vittorini – dall'essere solo la chiesa del cimitero, anche perché ha una storia molto più antica. Come la basilica di Collemaggio, faceva corpo unico con il convento, fuori dalla città, testimone della presenza degli Olivetani a suggellare il rapporto stretto della città con Siena, grazie a San Bernardino”.

Poche persone, oltre Colasacco, funzionario della Sovrintendenza, possono descrivere la storia e le peculiarità dei tesori conservati nella chiesa, restaurati sotto la sue direzione.

“Questa chiesa, nata dalla devozione per una madonnina miracolosa, è uno scrigno di preziosità, è un capolavoro disvelato, grazie ad un restauro di altissimo livello. Come non parlare della straordinaria facciata, una scultura vera e propria, in tutto il suo paramento, che per qualità materica richiama la facciata di Collemaggio. Come no citare il tabernacolo di Andrea dell'Aquila, o il sepolcro di Jacopo Notar Nanni, il più grande mecenate nella storia dell'Aquila, il monumento funebre del banchiere Luigi Petricca Pica, ed anche il crocifisso ligneo dell'artista Giovanni Teutonico, che nelle sue riproduzioni era solito inserire meccanismi di grosso effetto, come il sangue che fuoriuscire dal costato, o come in questo caso, per far muovere la lingua del Cristo. C'è poi il convento degli olivetani, un tempo circondato da vigneti ed orti che sostentavano i frati, ma anche i bisognosi. Ed è l'unico convento olivetano in Abruzzo, nato in un' epoca in cui L'Aquila era aperta a tutti gli ordini”.

Sul fronte della valorizzazione del bene, va sul concreto la direttrice del Polo museale Arbace. 

“Per me che sono un po' la decana dei dei dirigenti della Soprintendenza in Abruzzo, è una giornata meravigliosa. Questa chiesa l'avevo vista subito dopo il sisma, ed era in condizioni pietose. Ed e' un patrimonio in parte sconosciuto, e per questa ragione verranno qui giovani formati con il bando Città d'arte, che accoglieranno i visitatori. Un primo passo per la valorizzazione anche di questo bene”. 

Ha concluso D'Amico: “Nella ricostruzione post-sisma siamo a metà del cammino, stiamo riconsegnando, pezzo dopo pezzo, un patrimonio di bellezza straordinaria. Molto resta da fare, ma quello finora realizzato ritengo sia una delle pagine più interessati nella storia recente del nostro Paese, e vedo attenzione e stupore da parte di tante persone che vengono a visitare questa città”.

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