LA RESISTENZA A TERAMO NEL LIBRO DI SANDRO MELARANGELO

7 Settembre 2015 15:57

Teramo -

TERAMO – “Che cosa è stata la rivolta partigiana nella provincia di Teramo e il suo contributo di martiri ed eroi donato alla nazione?” A questo interrogativo posto da Piero Chiarini, (Presidente Associazione Teramo Nostra) nella prefazione del volume “La Resistenza a Teramo” di Sandro Melarangelo,  daranno risposta, offrendo ulteriori stimoli di riflessione, il Sen. Antonio Franchi, Presidente ANPI provincia di Teramo, e l’autore, nel corso della presentazione del volume – edizioni Menabò – che si terrà martedì 8 settembre alle ore 17,30 presso la Fondazione Pescarabruzzo a Pescara alla presenza di Nicola Mattoscio, Presidente della medesima Fondazione e della Fondazione Brigata Majella.





Il libro, curato da Sandro Melarangelo è una ricostruzione completa degli avvenimenti che portarono alla cacciata dei nazifascisti da Teramo e dalla sua provincia, e promosso dall’Associazione Teramo Nostra nel costante impegno di conservazione della memoria storica.

Come spiega Riccardo Cerulli nel contributo inziale del libro “mentre altrove è – in specie nel mezzogiorno continentale, la iniziale opposizione al nazifascismo – oppressore politico – militare ad un tempo, fu, nel suo spontaneismo, il principio della lotta (peraltro di breve, o brevissima durata, nel più dei casi, e per fattori bellici), da noi le giornate di settembre 1943 furono la continuazione armata di un antifascismo proveniente dal primo dopoguerra.





E' stato giustamente affermato che l'antifascismo manifestato tra il 1919 e il 1922 e nel ventennio deve essere riguardato non solo come la matrice della Resistenza, ben anche come un tutto unico con essa. E – di fatti – non si possono negare o scindere i rapporti di interdipendenza tra gli scioperi agrari, attuati nella fascia costiera teramana, con particolare intensità nel 1920, e la risoluta partecipazione del ceto contadino alla vita, ai combattimenti e alle speranze dei partigiani; elementi, aspetti, fasi dell'identica ispirazione sociale e politica: questo carattere che mi pare essenziale si può dire che non sfuggì a Roberto Battaglia, allorché fermò la sua attenzione sullo schieramento di Bosco Martese e ravvisò nella maggioranza di quei guerriglieri l'antico emigrante abruzzese, costretto a lasciare 'ogni cosa diletta più caramente', spinto o commosso all'ardimento partigiano da una nuova incipiente visione della realtà e delle possibilità di mutarle in meglio, con il definitivo abbandono della rassegnazione rinunciataria”. 

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