LIBRI: ”GLI INNAMORAMENTI”, ENRICO MACIOCI RACCONTA IL SUO JAVIER MARIAS

7 Gennaio 2013 15:35

L'Aquila -

L’AQUILA – Arriva un’altra chicca firmata dal romanziere aquilano Enrico Macioci, una certezza del mondo della letteratura abruzzese.

Dopo la recensione di Questo bacio vada al mondo intero di Colum McCann, la penna di Macioci si diletta nel giudicare il romanzo dello scrittore spagnolo Javier Marías Gli Innamoramenti (Einaudi 2012, pp. 306) per il nostro giornale.

L’INNAMORAMENTO SECONDO JAVIER MARIAS





Marìa Dolz osserva ogni mattina in un bar Luisa e Miguel fare colazione. Non è innamorata di lui ma di loro. Le sembrano la coppia perfetta, le sembra che abitino  la felicità. Marìa non ha un compagno e non è contenta, e giunge a pensare che l’unico elemento interessante della propria esistenza consista nell’osservare Luisa e Miguel, un giorno dopo l’altro (“Auguravo loro tutto il bene del mondo, come ai personaggi di un romanzo o di un film dei quali si prendono le parti sin dall’inizio”). I due però d’un tratto spariscono. Marìa s’informa: lui è stato uccisoinspiegabilmente, a furia di coltellate, da un parcheggiatore delirante.

La fatalità irrompe nel quotidiano, lo stravolge. Marìa conosce Luisa e il migliore amico del defunto, Javier, col quale intreccia una relazione.

Ma Javier, scopre Marìa, è innamorato di Luisa,e sta aspettandoche elabori il lutto per unirsi a lei. Una notte Marìa è svegliata nel letto di Javier da due voci, origlia; Javier discute con un losco individuo, Marìa realizza che l’assassinio di Miguel non è stato casuale, che il parcheggiatore è stato aizzato; fu dunque un complotto per lasciare, pensa Marìa, a Javier campo aperto con Luisa. Ma non è neppure questa la verità, seppur ne esiste una; Javier capisce che Marìa ha capito e le spiega come stanno realmente le cose…

“Gli Innamoramenti” di Javier Marìas  benché animato da un’energia occulta che spinge a voltare pagina, non è un vero e proprio romanzo; si pone a mezzo fra saggio filosofico e trattato psichiatrico, un referto della carne e dello spirito.





I temi sono pochi ma buoni: per primo il tempo dopo la morte. Ci appartiene quel tempo? Possiamo vivere nel ricordo e nel rimpianto altrui, o di noi non resta che un’ombra vaga, presto risucchiata dall’oblio? Poi l’amore: cos’è davvero? Esiste o è una chimera, un’invenzione per vivere meglio? Può durare oltre lo spazio dell’attimo in cui comprende sé medesimo? Può abitare l’estensioneche la società e i costumi gl’impongono, o ne viene irrimediabilmente rovinato? Cosa significa innamorarsi, se non fraintendere l’altro in nome del nostro desiderio? Il nostro desiderio può divenire amore? O magari lo è già? Forse tutto potrebbe riassumersi nella lapidaria affermazione: “L’innamoramento è insignificante, la sua attesa invece è sostanziale”.

L’ultimo grande tema del libro è la menzogna (intesa come bugia ma anche come sostanziale inafferrabilità della vita), una presenza ossessiva, una qualità atmosferica che pervade ogni riga, ogni virgola: “E’ ridicolo che dopo tanti secoli di pratica, e di incredibili progressi e invenzioni, ancora non vi sia modo di sapere quando qualcuno mente.” In unaconstatazione del genere c’è tutta la pragmatica angoscia dell’opera.

Le frasi lunghe, ritmate da sapienti accelerazioni e decelerazioni, da movimenti quasi musicali, sono frutto d’una tecnica eccelsa che non soffoca il sentimento e non sconfina nel sentimentalismo. Javier Marìas (guarda caso, iscritti dentronome e cognome dell’autore ecco i nomi degl’innamorati) è analitico, realista, spietato, ma la luce della pietas bagnaanche le pagine più buie, i crepacci dell’animo umano che con tanta acutezza egli riesce a indagare.

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