LIBRI: LE LETTERE PRIVATE DI ”CARI FIGLI BENEDETTI” RACCONTANO LA GRANDE GUERRA AL FLA DI PESCARA

10 Novembre 2016 12:30

Pescara -

PESCARA – Tra gli eventi in programma nell’edizione 2016 del Festival della letteratura #FLA di Pescara, al via oggi alla presenza del presidente del consiglio Matteo Renzi, c'è un incontro letterario con Lucia Scoccia, autrice del libro Cari figli benedetti della casa editrice abruzzese Menabò.

Il Festival, che può contare sulla direzione artistica di personaggi come Luca Sofri, direttore del PostMassimiliano Panarari, giornalista di La7 e la StampaPaolo Di Paolo, scrittore finalista del premio Strega 2013 e Vincenzo D’Aquino, direttore di Mente Locale, porterà a Pescara una rassegna di libri, teatro, reading, fumetti e anche degustazioni, per un evento che richiama circa 20 mila visitatori ogni anno. 





Il Circolo Aternino di piazza Garibaldi a Pescara, ospiterà questo pomeriggio alle ore 16 la presentazione del volume di Lucia Scoccia, una raccolta di circa 200 lettere private della famiglia Mancinelli: una corrispondenza privata che racconta il periodo che va dall’inizio della Grande guerra alla conclusione dell’impresa di Fiume.

L’epistolario della famiglia Mancinelli, ritrovato dall’autrice per un fortunato caso, può fornire un chiaro esempio dei valori che spinsero i giovani del 1915 a partecipare con passione e impegno alle battaglie sul fronte austriaco e, dopo la vittoria e la cocente delusione che ne derivò, a seguire con “fede assoluta” Gabriele D’Annunzio a Fiume.

Attraverso le lettere affettuose che il vecchio padre dal paesino di Crecchio in Abruzzo inviava ai tre figli e quelle ricche di emozioni che i figli scrivevano a lui e alla sorella è possibile ripercorrere in maniera precisa le varie fasi che hanno caratterizzato gli avvenimenti militari e sociali dell’Italia dal 1915 al 1920.





Il libro è impreziosito dalle foto della stampa e delle cartoline di quel periodo storico che riportano agli stilemi grafici e artistici dell’epoca, alla propaganda governativa, alle graffianti ironie di cui si nutriva la lotta politica in quei giorni.

È possibile verificare direttamente l’uso, già nel 1920 con d’Annunzio, di alcuni motti di cui poi si impossessò Benito Mussolini: uno tra tutti “Eia Eia alalà”.

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