MAXI OPERAZIONE INTERNAZIONALE DELLA DDA DI BARI: TRATTA, RIDUZIONE IN SCHIAVITÙ, ESTORSIONI, RAPINE, VIOLENZE SESSUALI E SFRUTTAMENTO PROSTITUZIONE, GIRO D'AFFATRI DA 70 MILIONI DI EURO IN UN ANNO, BASE OPERATIVA NEL CARA DEL CAPOLUOGO PUGLIESE

MAFIA NIGERIANA: 32 ARRESTI, ANCHE IN ABRUZZO, CONTRO CLAN VIKINGS E EIYE

3 Dicembre 2019 15:48

Regione - Cronaca

PESCARA – Avevano a Bari il loro quartier generale, due pericolose associazioni mafiose nigeriane con ramificazioni in tutta Italia. Con aderenti che abitavano e frequnetavano assiduamente anche l'Abruzzo.

“Supreme vikings confraternity – Arobaga” e “Supreme Eyie Confraternity”, questo il nome delle gang, ognuno con i propri capi, colonnelli e un esercito di soldati, che controllavano le varie attività criminali, dallo sfruttamento della prostituzione al traffico di droga.

Ad essere arrestate 32 persone, al termine di un'indagine della Direzione distrettuale antimafia, coordinata dalle pm Simona Filoni e Lidia Giorgio, con il procuratore Giuseppe Volpe e l'aggiunto Francesco Giannella

Gli indagati rispondono di associazione per delinquere, tratta, riduzione in schiavitù, estorsione, rapina, lesioni, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione. 

Le misure cautelari sono state eseguite oltre che a Bari, anche n altre città della Puglia, in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio Marche, Emilia Romagna, Veneto, in Abruzzo, e all'estero, in Germania, Francia, Olanda e Malta.

E' stato calcolato che, in un anno i sodalizi erano capaci di rimandare in Nigeria circa 74 milioni di euro.

Solo ieri in Abruzzo è stata sgominata un'associazione a delinquere, con base operativa nella provincia di Teramo, ma operante anche ad Ascoli Piceno, Fermo e Macerata nelle Marche, composta da cittadini nigeriani, 4 donne 5 uomini, dediti a trasportare ingenti somme di denaro nel loro Paese, la Nigeria, provenienti principlalmente dallo sfruttamento della prostituzione, in particolare sulla famigerata bonifica del Tronto, nel comune di Martinsicuro. 





Soldi occultati dentro tappeti, scarpe, doppi fondi di valige, fino a 7,5 milioni di euro, da gennaio, secondo un calcolo degli investigatori, di cui 400 mila effettivamente sequestrati nel corso dei controlli all'aeroporto di Fiumicino, scalo principale scelto per il traffico illecito. 

Le indagini della Procura di Bari sono iniziate dopo che il pastore della comunità religiosa presente nel I Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Bari ha inviato una lettera alla polizia, spiegando che il centro di accoglienza era il luogo in cui le gang avevano il loro centro operativo.

Gli investigatori hanno intuito che molte delle violenze commesse dagli ospiti nigeriani del Cara nei mesi successivi non erano casi isolati, ma si inserivano in un contesto di scontri tra le due principali gang criminali ivi presenti, quella dei “Vikings” e quella degli “Eyie”, la prima più numerosa e più violenta della seconda.

Entrambe reclutavano nuovi adepti attraverso cruenti riti di iniziazione consistenti in 'prove di coraggio', per tentare di prevalere l'una sull'altra e commettevano violenze, rappresaglie e punizioni fisiche.

I due gruppi hanno dimostrato di possedere una struttura rudimentale quanto ai mezzi adoperati, ma solidissima dal punto di vista della ideologia, della organizzazione e dei reati da perseguire, senza cercare in alcun modo aderenze con le mafie locali (dando prova, quanto allo sfruttamento della prostituzione, di supremazia anche nei confronti delle bande composte da albanesi e rumeni). 

Si sono registrati casi di inaudita violenza nei confronti di coloro che non accettavano di aderire alle confraternite o che non ne rispettavano le regole.

Le vittime hanno raccontato agli investigatori di veri e propri pestaggi, frustate, pugni, calci e bastonate con l'utilizzo di spranghe, mazze e cocci di bottiglia. Nei confronti delle donne nigeriane, in particolare, e' emersa anche la vessazione psicologica riservata ad un ceto ritenuto inferiore, buono solo a soddisfare le esigenze sessuali della comunità maschile e, soprattutto, a produrre denaro attraverso lo sfruttamento della prostituzione. 





Una delle principali attività illecite è stata proprio quella dello sfruttamento della prostituzione, arrivando ad occupare immobili a Bari adibiti al meretricio, nonché le strade sulle quali collocare le giovani da fare prostituire. 

Inoltre le due associazioni sfruttavano i giovani nigeriani che mendicano davanti ai supermercati ed altri esercizi commerciali di Bari e provincia.

ll confronto con i dati delle attività svolte dai poliziotti di altre città ha fatto emergere come la mafia nigeriana si era radicata in molte zone del territorio nazionale con numerosi insediamenti di cellule di ispirazione cultista, tutte votate a perseguire i medesimi obiettivi delinquenziali e tutte operanti secondo le classiche metodologie mafiose improntate alla violenza, all’assoggettamento e all’omertà.

l denaro ricavavato veniva inviato in Nigeria tramite corrieri o sistemi hawala o reinvestito nel traffico di droga (aspetto sul quale le indagini sono ancora in corso). L'inchiesta ha documentato, infatti, una crescita esponenziale dei flussi di denaro dall'Italia verso la Nigeria: nel 2018 – come rilevato da Banca d'Italia – 74,79 milioni di euro, il doppio del 2016 (6,2 milioni mensili di uscite di provenienza illecita).

Gli inquirenti hanno messo in correlazione tale aspetto con la presenza di popolazione nigeriana in Italia, pari a 105 mila al 30 giugno 2019 secondo i dati del Rapporto annuale del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, in prevalenza uomini, con il più basso tasso di occupazione (45,1% in confronto al 59,1% dei non comunitari) e il più alto tasso di disoccupazione (34,2% con il 14,9% dei non comunitari).

SEGUE

 

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