GLOBULI ROSSI, ''PER SINDACO BIONDI PRIMA I MILITARI E I VENEZUELANI.'' IL PD, ''SU BANDO SOSPESO CLASS ACTION E RICORSO AL TAR''

MAMMA DISPERATA OCCUPA PROGETTO C.A.S.E.: AQUILANI SI INTERROGANO SU ”BANDO SOSPESO”

di Alessia Centi Pizzutilli

23 Maggio 2018 14:12

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – La vicenda della “mamma disperata”, Nausjca Melaragno, che ieri pomeriggio ha occupato abusivamente un appartamento del Progetto C.a.s.e. di Sassa, autodenunciandosi ai Vigili urbani, riaccende i riflettori sul bando per l’assegnazione degli alloggi della vecchia amministrazione, sospeso prima e annullato poi, dalla nuova Giunta aquilana per “ridefinirne i criteri”.

Il “bando della discordia” é stato pubblicato a dicembre del 2016 dalla Giunta guidata dall’allora sindaco Massimo Cialente e dall’assessore con delega all’assistenza alla popolazione,  Fabio Pelini, e dopo qualche mese venne generata anche una graduatoria per l’assegnazione degli appartamenti vuoti, ma la nuova Giunta ritenendo i criteri  utilizzati in questo bando discriminanti nei confronti degli aquilani, ha deciso di sospenderlo.

Poche settimane fa, la nuova amministrazione di centrodestra ha deciso di annullate il bando e la conseguente graduatoria, con apposita delibera, con l’intenzione di pubblicare ex novo un bando con criteri differenti.

Immediata la reazione dei cittadini sul web: frasi di solidarietà e vicinanza, ma anche tanti commenti di aquilani furiosi proprio per lo stallo del bando. È stata aperta, questa mattina, anche la pagina Facebook Le voci delle donne aquilane: “dopo l’ultimo disperato gesto di una mamma, ho deciso di dare voce a chi ne ha bisogno”, ha scritto Anna, amministratrice del gruppo. 

Ma a correre in rete sono anche molti commenti ironici sullo slogan elettorale dell’attuale sindaco Pierluigi Biondi “Prima gli aquilani”: molti utenti social hanno sottolineato come in quel bando fermo al palo ci siano “moltissimi nomi di aquilani, in attesa di una risposta da parte dell’amministrazione”.

Intanto non si è fermata la macchina della solidarietà.





“È stato commovente vedere la straordinaria vicinanza da parte degli aquilani. Il mio gesto è da condannare, lo so, ma tutti hanno capito le motivazioni che mi hanno spinto a farlo: le mie figlie prima di ogni cosa”, ha detto la Melaragno.

Una storia, la sua, di difficoltà e disperazione, che l’hanno portata a una scelta forte, a una presa di posizione per le sue due bambine di 11 e 6 anni, costrette, fino a ieri, a dormire in auto.

“Ho tutto adesso – ha raccontato ad AbruzzoWeb la 34enne – tantissimi concittadini, dopo aver letto la mia storia, hanno deciso di aiutarmi. questa mattina mi hanno portato zeppole, caffè, latte caldo per le mie figlie, è stato davvero molto commovente e devo ringraziare davvero tutti”.

La Melaragno, però, ha ricevuto, questa mattina, la visita degli assistenti sociali: “Mi hanno detto che potrei avere problemi, perché quello che ho fatto non fa bene alle mie bimbe e che dovranno denunciarmi alla Procura della Repubblica – dichiara l’aquilana – Lo so che fanno il loro lavoro, ma spero sia un semplice atto obbligato, dovevo continuare a far dormire le mie bimbe in auto? Spero che il Comune abbia capito la mia disperazione e mi consegni presto le chiavi, io non mi muovo”, conclude con fermezza.

Va giù dura l'opposizione del Partito democratico, che annuncia una class action che porti  all’impugnazione davanti al Tar della delibera di revoca del bando assunta dalla giunta.

“Si possono vincere le elezioni al grido 'prima gli aquilani', ma non si può pensare di governare con gli slogan, perché poi, come sta accadendo, i primi a pagarne le conseguenze sono proprio gli aquilani”, esordiscono in una nota.

“La revoca di questo bando era una promessa elettorale populista ed ideologica, successivamente rinforzata da una serie di comunicati stampa dell’assessore Bignotti ed altri esponenti di maggioranza. Dalla nota del Sindaco con cui si ufficializzava tale indirizzo politico, nel giro di  sei mesi si sono susseguiti nell’ordine, una richiesta di parere all’avvocatura comunale, una commissione di garanzia, interrogazioni e  interpellanze consiliari, indirizzi di giunta, una relazione tecnica del dirigente per arrivare, dopo ben 18 mesi dalla pubblicazione del bando, ad una delibera di ritiro in cui le tanto sbandierate ragioni ideologiche sono state pavidamente celate sotto ragioni di legittimità e di merito. Ragioni che però, stranamente, valgono per il bando dell’housing sociale ma non evidentemente per l’assegnazione degli alloggi alla comunità venezuelana o ai militari a cui, con gli stessi criteri, si assegnano invece tranquillamente gli alloggi. E gli interessi delle 1.200 persone che  avevano risposto al bando? E le loro esigenze abitative? Secondo la Giunta valgono evidentemente meno degli interessi pubblici”





Il Partito democratico ribadisce poi che la revoca del bando, cofigura “danni erariali causati dai mancati introiti che questa lunga impasse ha provocato finora alle casse comunali e che  continuerà a produrre in attesa dell’espletamento di un nuovo bando che, tra pubblicazione, istruttoria delle domande pervenute e assegnazione, richiederà ancora tanti mesi, con circa 600 alloggi già liberi che continueranno nel frattempo ad aumentare”.

“In secondo luogo  non si comprende su quali criteri potranno essere impostati i nuovi bandi, visti i limiti e i vincoli in cui si è  stretta l’amministrazione con questa folle delibera pur di giustificare l’annullamento del bando;   in ultimo per il fatto che a rispondere ad un eventuale nuovo bando saranno, verosimilmente, le stesse persone che hanno già partecipato al bando ritirato. E in quel caso che si farà? Si revocheranno bandi ad oltranza finché non parteciperanno 'persone di gradimento' dell’amministrazione?

La verità è che con questa decisione si stanno danneggiando gli interessi diretti dei cittadini che hanno presentato domanda per avere un  alloggio ma contemporaneamente anche quelli di tutta la comunità a causa degli effetti prodotti sulle casse del Comune. Sono considerazioni  oggettive che dovrebbero convincere qualsiasi amministratore dotato di buon senso a tornare sui propri passi nell’esclusivo interesse della  comunità. 

Interviene con durezza anche l'associazione Globuli rossi, con una nota a firma dell'ex consilgiere comunale di Rifondazione, Enrico Perilli

“L'amministrazione Biondi ha deciso che hanno diritto ad un appartamento del progetto Case o Map i militari in servizio in città. Ma allora bisognerebbe stipulare convenzioni anche con i docenti universitari, i lavoratori della ricostruzione e tutti quei lavoratori che sono impegnati in città pur non essendo residenti. Ma non tutti hanno un consigliere in maggioranza”

E ancora: “Hanno diritto e i venezuelani, tutti presunti perseguitati dal cattivissimo socialista bolivariano Maduro, in realtà in molti casi sono venezuelani di seconda o terza generazione che il Venezuela lo hanno visto solo in cartolina. Ma del resto anche loro hanno un consigliere in maggioranza”. 

“Non c'è posto però per i cittadini aquilani e non solo, – conclude Perilli – che vivono un'emergenza sanitaria, sociale, economica.  Bisogna aspettare che qualcuno in maggioranza si ricordi di loro! Il motto rimane sempre e comunque “prima gli aquilani” , consiglieri di maggioranza permettendo”. 

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI:


    Abruzzo Web