NERVI TESI AL COMUNE DI CANISTRO: CHIESTE DIMISSIONI AL SINDACO DI PAOLO, LUI DICE NO

di Filippo Tronca

8 Dicembre 2017 08:11

L'Aquila - Politica

AVEZZANO – Acque agitate al Comune di Canistro, e il riferimento non è solo questa volta a quelle delle sorgenti inutilizzate da 2 anni, ma alla situazione politica.

Le opposizioni attaccano, infatti, a testa bassa il sindaco, Angelo Di Paolo, chiedendone le dimissioni, subito rispedite al mittente, per la vicenda della casa di riposo sequestrata alla moglie Amanda Coco, ma anche e sopratutto per le incertezze che incombono sul piano industriale della Norda spa, società dei fratelli Pessina, proprietari dell’Unità e anche dei marchi Gaudianello e Sangemini, che ha avuto in concessione provvisoria a marzo le sorgenti Sant’Antonio Sponga, dopo la revoca della concessione alla Santa Croce di Camillo Colella, che da quel momento ha scatenato una battaglia legale senza quartiere.

La maggioranza nel consiglio comunale di venerdi scorso ha fatto comunque quadrato intorno a Di Paolo.

Ad AbruzzoWeb il vice sindaco, Ugo Buffone, conferma che si è trattata solo di una “sortita senza nessuna possibilità di successo” e invita piuttosto l’opposizione a impegnarsi affianco dell’amministrazione per accelerare l’iter da cui dipende la realizzazione del nuovo stabilimento della Norda e il futuro economico dell'intero territorio.

Intanto il tempo passa e la situazioni in Comune e in paese, dopo un anno e mezzo di vita della nuova amministrazione comincia a farsi incandescente, come dimostra lo scontro che si è consumato venerdi scorso.





L’opposizione ha evidenziato che, da quando è stata revocata la concessione della sorgente Sant’Antonio Sponga alla Santa Croce di Camillo Collella, su ricorso dello stesso Comune, l’acqua va finire nel fiume Liri, i 75 lavoratori licenziati restano disoccupati, e stenta a decollare il nuovo progetto industriale della Norda.

E a complicare le cose ci si mette il fatto che l’ex concessionario Santa Croce sta ingaggiando un durissimo contenzioso contro Comune, la Regione e anche contro la Norda, contestando la legittimità del bando e l’assegnazione della concessione.

L’opposizione, anche per questo motivo, ha chiesto le dimissioni del sindaco. L’altra ragione della richiesta di dimissioni è la vicenda della casa di riposo diretta dalla moglie di Di Paolo, Amanda Coco, chiusa a seguito di un'ispezione compiuta dai carabinieri del Nas di Pescara che avrebbe accertato l'assenza delle necessarie autorizzazioni.

Ha rappresentato indubbiamente una tegola sulla maggioranza il coinvolgimento dell’ex consigliere ed ex vice sindaco, Paolo Di Pietro, nell'ambito dell'inchiesta “Master list” della procura della Repubblica di Avezzano su presunti appalti pilotati in diversi enti d'Abruzzo.

Piccata è stata, comunque, la replica in aula del sindaco, che ovviamente ha respinto al mittente le richieste di dimissioni.





“La Santa Croce è arrivata a questo punto a causa dell'atteggiamento di un imprenditore, non certo dell'amministrazione”, ha detto Di Paolo in un’intervista al Centro.

“L’opposizione invece di lavorare nell'interesse del paese cerca solo di scompaginare tutto, ha aggiunto il sindaco – Mentre l'economia del paese è morta e dobbiamo fare in modo di farla ripartire. Stiamo lavorando con la Regione per risolvere i vari problemi che si stanno presentando e arrivare alla costruzione del nuovo stabilimento. Non è semplice perché le procedure sono lunghe e farraginose”.

Ad appoggiare il sindaco  anche gli ex dipendenti della Santa Croce, che invitano “la maggioranza a non arrendersi e andare avanti per far partire il nuovo stabilimento che sicuramente porterà beneficio a tutto il paese”.

“Gentile minoranza – scrivono poi in una nota al vetriolo – se avete questo nome lo avete meritato, in quanto la maggior parte dei cittadini non vi ha votato e non è difficile capirne il motivo. È vergognoso che una situazione grave come quella della Santa Croce sia da voi trasformata in una battaglia politica”.

I lavoratori accusano, insomma, l’opposizione di strumentalizzarli e ribadiscono per l’ennesima volta di non voler per nessuna ragione tornare a lavorare loro con Camillo Colella, ritenuto “ del tutto inaffidabile verso i lavoratori e il Comune”.

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