”NOMINE ‘FAI DA TE’ PIENAMENTE LEGITTIME”, D’ALFONSO ”DESIGNA” E GIUNTA RATIFICA

2 Maggio 2016 08:30

Regione - Politica

L'AQUILA – “Nessun accentramento di potere da parte del presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, nessuno stravolgimento della legge regionale con un decreto, visto che le nomine dei capi dipartimento e dei dirigenti restano di competenza della Giunta: si chiarisce solo che la designazione, come consente la legge, non fa parte della delega dei singoli assessori, ma spetta al presidente”.

Questa la posizione fatta trapelare ad AbruzzoWeb dallo staff del governatore, in risposta alla levata di scudi dell’opposizione di centrodestra contro il decreto del governatore dell’8 aprile scorso, in cui si scrive che “il presidente della Giunta regionale esercita direttamente, oltre le funzioni che gli sono proprie”, anche “tutte quelle non espressamente conferite al vice presidente e agli assessori, ivi compresa qualsiasi proposta e/o designazione riguardante ogni incarico dirigenziale della Giunta regionale”.

Prerogative del presidente, anche “la proposta e/o la designazione dei rappresentanti degli organi amministrativi e di vertice – collegiali, individuali, ordinari e straordinari – di enti, aziende, agenzie, società, consorzi e organismi comunque denominati che siano controllati, partecipati o vigilati dalla Regione”.





Secondo l'opposizione, un inaccettabile accentramento di potere da parte di D’Alfonso, che potrà di fatto “scegliersi le figure di vertice a lui gradite umiliando una Giunta sottomessa”, e anche il Consiglio regionale, in quanto si modifica per decreto la legge 77 del 2009 che dice che gli incarichi di vertice sono “conferiti dalla Giunta regionale su proposta del componente la Giunta competente in materia”, quando invece dovrebbe essere il Consiglio a modificare una legge.

La minoranza ha subito chiesto un parere al Collegio delle garanzie statutarie, ma per gli stretti collaboratori del presidente, che hanno lavorato al confezionamento del decreto, le cose non stanno affatto così.

Si sostiene infatti che l’opposizione ha confuso strumentalmente la “designazione” con la “nomina”. Quest’ultima, e non potrebbe essere diversamente, come stabilisce la legge 77, resta di competenza della Giunta, ovvero degli assessori che decidono collegialmente. Il decreto chiarisce che la facoltà di designazione delle figure dirigenziali, di amministrazione e di vertice non è stata affidata dal presidente assieme alla delega ai singoli assessori.

Insomma, la scelta del nome o della rosa dei nomi, presi dai vincitori dei bandi, o dagli elenchi degli idonei, spetta solo ed esclusivamente al presidente. Il decreto dunque non contraddice in nessun modo la legge 77, secondo i dalfonsiani.





La motivazione politica di questa precisazione la si legge tra le righe nella premessa del decreto del 9 aprile.

“Le figure giuridiche di amministrazione e di vertice a qualsiasi titolo impegnano risorse economiche e strumentali con ricadute verso l’esterno” e devono dunque “rispondere a una logica di coordinamento della finanza pubblica, poiché il vasto insieme di centri di intervento costituisce indubbiamente un fattore di incremento dei costi a fronte di una sempre più stringente limitatezza di risorse disponibili”.

Tradotto: è preferibile che sia il presidente a designare le figure giuridiche di amministrazione e di vertice, per un “miglior coordinamento”, ovvero per evitare sul nascere possibili conflitti interni alla Giunta sulle designazioni. Ci sono del resto ambiti di competenze, come i lavori pubblici, le materie ambientali, che sono distribuite su più assessorati.

Si fa osservare, infine, che i componenti di Giunta, almeno pubblicamente, non hanno fiatato su questa decisione, e sarebbero dunque d’accordo con questa modalità più snella e meno conflittuale nel designare i papabili, la cui nomina resta comunque facoltà della Giunta. Filippo Tronca

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