OBBLIGO FATTURAZIONE ELETTRONICA TRA PRIVATI, ”PERICOLO DA DISINNESCARE”

6 Dicembre 2018 06:30

Italia -

L’AQUILA – “Non avrò pace, fino a che la legge di bilancio non verrà approvata, di fare moral suasion nei confronti del governo Conte per l’abrogazione dell’obbligatorietà della fattura elettronica tra privati”.

Va giù duro sulla fatturazione elettronica Giuseppe Palma, avvocato e scrittore, autore, tra gli altri, del libro, scritto insieme a Paolo Becchi, Dalla Seconda alla Terza Repubblica. Come nasce il governo Lega-M5S con prefazione del vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, Matteo Salvini.





“Anche perché – scrive Palma sul sito ScenariEconomici.it – il contratto di governo M5S-Lega, che vale quale documento programmatico sul quale l’esecutivo ha ottenuto il voto di fiducia del Parlamento, prevede ‘l’abolizione dell’inversione dell’onere della prova, da porre sempre a carico dell’amministrazione finanziaria, con l’esclusione del ricorso a strumenti presuntivi di determinazione del reddito […]’, oltre che l’abolizione dello spesometro e del redditometro, strumenti anacronistici e vessatori di rilevazione del reddito’”.

“Obiettivi – continua Palma – che condivido pienamente e che fanno a cazzotti con l’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria tra privati, la quale costituisce senza ombra di dubbio uno strumento vessatorio di rilevazione del reddito, quindi, stando alla lettera del contratto, da abolire. Anche perché parere negativo alla sua introduzione è stato espresso da più parti, dal garante sulla privacy alle diverse associazioni di imprenditori e professionisti”.

“È pur vero – aggiunge – che sulle partite Iva che rientrano nei regimi fiscali dei minimi, cioè per redditi fino a 30 mila euro l’anno, e forfettario, la cui soglia verrà innalzata entro il limite dei 65 mila euro annui, non incomberà l’obbligo di emissione della fattura elettronica, ma è altrettanto vero che anche queste dovranno dotarsi di una strumentazione presso i propri ragionieri-commercialisti idonea a ricevere le fatture elettroniche da altre partite Iva che invece rientrano nel regime fiscale ordinario. Una spesa in più per le piccole imprese e i professionisti a titolo di costi aggiuntivi da pagare ai ragionieri-commercialisti per tenere la contabilità della fatturazione elettronica in entrata”.





“Senza contare l’esborso ben maggiore che dovranno supportare le partite Iva in regime fiscale ordinario, calcolato in circa mille euro in più ogni anno. Insomma, una follia. L’ennesimo strumento invasivo da parte del fisco che rende il nostro Paese uno Stato di polizia tributaria, nell’ottica giacobina delle politiche di consolidamento fiscale attuate dal Governo Monti in avanti”, dice ancora il giurista.

“A dire il vero questa patata bollente della fatturazione elettronica obbligatoria tra privati non è un’invenzione del governo Conte, che ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma dei precedenti governi targati Partito democratico, i quali l’avevano introdotta in passato ma più volte rinviata. Ora però, a fronte del fatto che la sua introduzione comporterebbe maggiori entrate per l’erario stimati in circa 2 miliardi di euro l’anno, diventa davvero difficile per il governo gialloverde trovare la copertura per impedirne l’introduzione. Anche se una soluzione c’è ed è quella di mettere i 2 miliardi necessari per disinnescare la fattura elettronica a deficit, fregandosene dei diktat di Bruxelles. ‘Prima gli italiani’ significa anche questo”, conclude.

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