OLIMPIADI: IL DIARIO/8, IL ‘LONDINESE’ CAPRARICA ”HA VINTO LO SPORT. GRANDE BOLT, MALE SCHWAZER”

di Roberto Santilli

13 Agosto 2012 12:52

Regione -

LONDRA – Lo incontriamo in una Londra ormai sbracata per gli ultimi battiti olimpici.

Una Londra che ha vissuto in lungo e in largo, raccontandola per la Rai prima di rientrare in Italia dopo anni da giramondo nei luoghi più difficili della Terra.

L’ha raccontata ancora, la sua Londra. Olimpiadi, London 2012. Fiaccole, feste, polemiche, quartieri rinnovati, nevrosi, missili sui palazzi per ragioni di anti-terrorismo. Londra. Tutta d’un fiato, dolce o amara a seconda del palato.

Antonio Caprarica ha indossato di nuovo i panni dell’italiano esperto di questioni british. Venti giorni insieme a Carlo Paris in un programma, “Fuori dai Giochi”, buono per mostrare le mille facce di questa Olimpiadi al di fuori delle manifestazioni ufficiali.

AbruzzoWeb lo ha intervistato nel piccolo, stupendo studiolo Rai al quarto piano del Queen Elizabeth II, Westminster. Universo dei media italiani qui, sulle rive di un sempre più sporco river Thames.

Caprarica, Londra ha accolto le Olimpiadi in modi diversi. Qualcuno ha parlato di ‘grigia’ atmosfera olimpica.





Forse nei primi giorni dei giochi, sì. All’inizio, come sempre accade in queste manifestazioni, si impiega un po’ a carburare. Poi, invece, sono arrivate le medaglie, i record, i personaggi famosi. Siamo arrivati al termine di due settimane di sport. E di umanità.

Chi, fra gli atleti, l’ha stupita di più? E chi l’ha delusa?

Beh… Non lo dico, ma si può intuire. Sono rimasto deluso da qualcuno che ci tocca da vicino. Mi ha molto deluso Schwazer, ovviamente. Molto amaro in bocca dal nuoto, purtroppo. Mi ha entusiasmato la Idem, grandissima atleta, grandissima donna, grandissimo essere umano. E poi, sono un patito di Usain Bolt. Un presuntuoso, come tutti quelli che stravincono. Uno sbruffone, come Mohammed Ali. I 100 e i 200 di Bolt sono stati entusiasmanti, davvero entusiasmanti. Stessa cosa per Pistorius. Straordinaria, poi, la corsa dei 10 mila di Mohamed Farah, un somalo arrivato in Inghilterra conoscendo due sole espressioni in inglese: “Where are the toilets” e “Come on”. Ora è riuscito a dire “Come on” al resto del mondo.

Non sono mancate le polemiche, tra i residenti delle aree olimpiche inferociti per gli ultimi anni di rumori e di lavori infiniti e albergatori che non hanno incassato quanto speravano.

I residenti londinesi se ne sono andati, si parla di circa 2 milioni e mezzo di persone che si sono allontanate da Londra, anche a causa di qualche errore da parte dell’amministrazione londinese e del governo inglese. “Sarà terribile”, continuava a ripetere il sindaco di Londra, Boris Johnson. Alla fine, molti cittadini hanno preso sul serio la sua preoccupazione e se ne sono andati altrove, in un periodo in cui da Londra difficilmente ci si allontana. Nello stesso tempo, sono arrivate tante altre persone e tutto è andato per il meglio.

I trasporti hanno retto, il rischio terrorismo è stato scongiurato. Il caos annunciato da Johnson non si è visto. Albergatori e ristoratori hanno avuto meno clientela rispetto alle attese, ma complessivamente Londra ha reagito benissimo. Investire su queste Olimpiadi porterà benefici anche a lunga scadenza, secondo me. Lascia un’eredità importante in uno dei quartieri, Stratford, tra i peggiori in assoluto per vivibilità, ma lascia anche strutture sportive eccellenti. Oltre, a mio avviso, a un messaggio morale molto, molto profondo: avviare i giovani allo sport. Sì, credo che il grande vincitore di queste olimpiadi sia proprio lo sport.





Gli atleti inglesi sono già sul piede di guerra per Rio 2016. Se mancano gli investimenti, dicono, le medaglie non arrivano. Se si tagliano i fondi allo sport, per capirci.

Le Olimpiadi sono l’espressione massima del professionismo a livello planetario. Nate in modo e con intenti del tutto diversi, con il trionfo del dilettantismo a guidare lo spirito olimpico, oggi sono legate indissolubilmente al denaro. Se non ci sono i soldi, è impossibile formare un atleta. Dunque, o si ripensano le Olimpiadi, oppure bisognerà rassegnarsi all’idea che gli stati mettano un po’ di soldi in bilancio per finanziare proprio medagliere olimpico. Come hanno fatto gli inglesi.

Non crede che l’aver riqualificato, spendendo molte sterline, zone fatiscenti, rischi di lasciar fuori dal giro le classi meno facoltose?

In una economia di mercato, quando si migliorano certe condizioni, i costi salgono. L’alternativa era quella del diavolo: rinunciare allo sviluppo e restare nella povertà. Non credo che gli abitanti di Stratford volessero questo.

In Italia, l’austerity applicata al movimento sportivo ha fatto la differenza in queste olimpiadi?

Penso di no. Prenda la rinuncia alla candidatura olimpica di Roma per il 2020: l’aver rinunciato a una grande opportunità è frutto della sfiducia degli italiani nei confronti delle istituzioni che avrebbero dovuto occuparsene. I mondiali di nuoto hanno provocato solo inchieste, ritardi e via discorrendo. Per Roma 2020, i denari li avremmo trovati, ma gli italiani speravano di poter trovare anche persone oneste, corrette, alle quali affidare il compito di sviluppare un programma senza che i soliti noti ci ficcassero le mani per far soldi. Il nostro Paese ha bisogno di aggiustare il deficit di moralità, prima di pensare a quello del bilancio.

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