PIANO PARCO GRAN SASSO, EPPUR SI MUOVE, VERSO INTESE CON COMUNI LAZIO E MARCHE

di Filippo Tronca

23 Giugno 2018 06:30

Regione - Politica

TERAMO – Un altro anno e mezzo, incrociando le dita, e il Parco nazionale Gran Sasso Monti della Laga avrà, evento epocale, il suo Piano, massimo strumento di pianificazione, tutela e sviluppo del territorio, atteso da un quarto di secolo.

La lieta novella viene data ad Abruzzoweb dal presidente del Parco Tommaso Navarra e dal neodirettore generale Alfonso Calzolaio, che il 25 maggio ha preso il posto di Domenico Nicoletti, che a novembre scorso è andato a fare il direttore del Parco nazionale dell’Alta Murgia.

I due illustrano l’iter in corso che dovrà portare all’intesa sul Piano del Parco anche con i comuni di Amatrice e Accumuli, nel Lazio, di Arquata del Tronto e Acquasanta Terme per le Marche. Non resterà poi che attendere l’approvazione dei rispettivi consigli regionali, e il via libera definitivo da parte del Ministero dell’Ambiente.

L’Abruzzo, “azionista” di gran lunga di maggioranza del Parco, la sua parte l’ha già fatta, riuscendo in un anno mezzo colmare due decenni di ritardo, e a sottoscrivere l’intesa con i 40 comuni dell’area protetta del versante abruzzese, a cui ha fatto seguito l’approvazione della relativa delibera di giunta nel consiglio nel luglio 2017.

Una partita non da poco: il Piano doveva essere approvato sei mesi dopo l’istituzione del Parco avvenuta del giugno 1995, ma da allora l’area protetta è rimasta assoggettata a clausole di salvaguardia, pensate provvisoriamente vigenti per quei soli sei mesi, e che impongono vincoli molto rigorosi su tutto il territorio, provocando forti ostilità da parte delle comunità locali.

Il Piano invece potrà modulare il territorio in quattro aree con vincoli ambientali decrescenti e più razionali: “a”, riserva integrale, “b”, riserva generale orientata, “c”, area di protezione, “d” zona di promozione economica e sociale. Con conseguente abbattimento della burocrazia, e molti più margini di manovra soprattutto nelle aree “c” e “d”. Il Piano del Parco contiene in sé anche il cosiddetto Piano d’area, cioè il programma di potenziamento degli impianti sciistici di Campo Imperatore e Prati di Tivo, anche in base al piano industriale redatto dall’agenzia nazionale Invitalia che prevede investimenti per 52 milioni di euro, di cui 40 pubblici, in quello di Campo Imperatore.





Resta però da compiere l’ultimo miglio, ovvero le intese con i comuni laziali e marchigiani, che ha voluto il destino sono stati devastati dal sisma dell’agosto e ottobre 2016 e del gennaio 2017.

“Attualmente – spiega dunque Navarra – ci stiamo concentrando sul settore laziale. Il più problematico, visto il durissimo terremoto che ha raso al suolo Amatrice e Accumoli. La Regione Lazio, all’indomani del sisma aveva posto infatti il divieto su nuove pianificazioni urbanistiche, cosa che ha complicato l’iter”.  

Da qui una serrata sequela di incontri operativi a Roma, presso la Regione Lazio, il 9 gennaio, il 13 aprile, il 17 maggio, 31 maggio, il 20 giugno e 22 settembre del 2017, e poi nel 2018 il 26 gennaio, il 23 marzo, il 19 aprile, il 9 maggio e il 28 maggio scorso.

“Con il settore ambiente della regione Lazio abbiamo chiuso la partita, con un’intesa di massima, ora stiamo facendo lo stesso con settore urbanistico. Messo a punto il testo dell’intesa, entro l’anno potrà essere sottoscritta dai due comuni, dal Parco e dalla Regione Lazio”, aggiunge Navarra.

Parallelamente si sta lavorando anche sul fronte marchigiano. Proprio lunedi 18 giugno, il Parco ha dato parere positivo alla variante di piano regolatore del Comune di Arquata del Tronto, e si sta intavolando l’iter con l’ente regionale.

Non resterà poi che sperare che Regione Lazio e Regione Lazio approvino prima in giunta e poi in consiglio queste intese. A quel punto mancherebbe l’ultimo passaggio: l’approvazione ministeriale e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.

Resta da chiedersi perché ci sia fino voluto tutto questo tempo, ad approvare un Piano che doveva essere approvato dopo soli sei mesi dall’istituzione del Parco.





A questa legittima domanda Navarra spiega che “al momento del mio insediamento, due anni fa, eravamo ancora a zero intese con i 40 Comuni, su un Piano che pure il Parco aveva adottato nel 2008. A ritardare l’iter, almeno negli ultimi anni, l’assenza di governance, durata anni, con l’ente commissariato e senza direttore”.

C’è poi il fatto che l’approvazione del Piano, “ha una sua estrema complessità strutturale, di fatto sostituisce tutti i piani regolatori dell’area protetta, e la nostra voglio ricordare copre il territorio di tre regioni, cinque province e ben 44 comuni, con una molteplicità di normative ed esigenze diversificate”.

Il Piano del Parco, questa la speranza della governance ma anche dei cittadini e operatori economici, potrà rappresentare un punto di svolta e rilancio, una risposta ai tanti che vedono nel parco solo divieti e dinieghi.

Alfonso Calzolaio, spiega a sua volta che “con il Piano saranno finalmente ‘liberati’ dai rigorosi vincoli delle clausole di salvaguardia, in particolare le porzioni del territorio più antropizzate, che diventeranno zona ‘d’, ovvero di promozione economica e sociale, con conseguente abbattimento della mole e delle tempistiche degli iter autorizzativi. Si avrà cioè l’auspicato maggior rispetto del territorio, e delle specifiche vocazioni”.

Questo vale anche per il territorio sottoposto oggi a forti vincoli degli impianti sciistici di Campo Imperatore, visto come un freno allo sviluppo dell’importante comprensorio turistico.

“Con il Piano del Parco – spiega Calzolaio – si potranno realizzare nuove infrastrutture, e non solo sostituire le esistenti, purché compatibili con il Piano, e che supereranno la valutazione di incidenza ambientale. E’ vero su quell’area insististono anche i vicoli del sito di interesse comunitario (Sic), ma ci saranno comunque, una volta approvato il Piano, margini di manovra. Anche per il Sic sono previste procedure che rendono possibili una programmazione progettuale compatibile, e poi i Sic possono essere rimodulati. L’importante ora è rimuovere i vincoli delle clausole di salvaguardia, che avevano un senso solo come fase transitoria, in attesa dell’approvazione del Piano, e che invece sono ancora vigenti”.

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